Cari camerati,
è con dolore che vi annunzio una bella cifretta di errori che io, “delfino” di Almirante, non dovevo commettere, e me ne accorgo solo ora. È triste ammettere che un raffinato politico di professione come me sia stato incapace di valutare l’indole accentratrice e dittatoriale del fondatore del Pdl, malgrado fosse noto da molti anni il “cursus honorum” del personaggio, nato economicamente e politicamente dell’intreccio tra affari e politica, miracolato da Craxi, che con un vero colpo di stato, creò il monopolista mediatico a disposizione del partito socialista.
E malgrado questi natali fossero già sufficienti per emettere una sentenza definitiva, dal 1994 in poi non si è fatto altro che adattare le leggi dello Stato alla estinzione degli innumerevoli reati commessi da B. e la sua cricca, e per me, custode della tradizione della destra per la legalità, è stato un continuo far finta di non capire e turarmi occhi, bocca, naso.
Da segretario di Alleanza Nazionale ho fatto votare ai miei parlamentari tutte le leggi “ad personam”, compresa la legge elettorale, meglio conosciuta come “porcata”. Non mi sono nemmeno accorto che il partito, che ho contribuito a fondare due anni fa, era il cassonetto dei rifiuti della prima Repubblica, una accozzaglia di ex socialisti, ex democristiani, piduisti, affaristi, ex fascisti, personaggi collaterali a mafia e camorra (Dell’Utri, Casentino), confluiti festosi nel Pdl per continuare a saccheggiare il bene pubblico, senza altra strategia che non fosse la continuità di 40 anni di potere democristiano e socialista.
Certo dovevo essere proprio accecato dalla contiguità con il potere e forse mi ha salvato il fatto di aver assunto la terza carica dello Stato che mi ha costretto a praticare l’imparzialità e la correttezza e ho cominciato a svegliarmi e a non tollerare più i diktat del sultano. Certo ho toppato anche nella scelta della mia vita privata, mettendo su famiglia con una tipetta che aveva fregato un ladro (Gaucci), e che ha continuato a spingere per avere favori e vantaggi per i propri parenti, mettendomi in una situazione eticamente insostenibile.
Sono andato a Mirabello per rilegittimarmi come capo di un nuovo partito di destra, con l’ambizione di indebolire Berlusconi e costringerlo a trattare se vuole terminare la legislatura. Ma anche questa mossa non mi sembra molto brillante. L’apparato mediatico in mano al Cavaliere, che gli ha consentito di farmi passare per ladro (da che pulpito!), in qualche mese di campagna elettorale è in grado di ridurre il mio peso e il mio nuovo partito nei pressi della soglia di sbarramento, che significherebbe la scomparsa politica della destra storica.
Peggio di me sta solo Rutelli, che aveva trionfalmente annunciato la nascita del “terzo polo”, che altro non sarebbe che un altro cassonetto dei rifiuti democristiani, ma della corrente di “sinistra”. Stiamo messi male, la sinistra è scomparsa, e se scompare anche la destra, la dittatura della TV e dei soldi diventa regime.
Sempre vostro affezionato,
Gianfranco
Paolo De Gregorio, nato a Roma, ha lasciato l'attività professionale e la grande città: oggi abita in Sardegna, dove ha realizzato un orto biologico. Partecipa alla vita politica e sociale pubblicando on line riflessioni e proposte.