Concittadini all’estero finalmente liberati: adesso non ci vergogniamo più
17-11-2011
di
Daniela Miotto
Mosca – Finalmente non mi vergogno confessare che sono italiana. Vivere all’estero è difficile: grandi opportunità, molte difficoltà. Integrarsi a Mosca è complicato, quindi si finisce per fare amicizia – comunella – con altri nostalgici stranieri per una cena, una serata, due chiacchiere. Ognuno parla del proprio paese, si scambiano esperienze, opinioni. Negli ultimi tempi la domanda era sempre la stessa: “Ma come fate a sopportare Berlusconi?” E sogghignando ripetevano “Bunga-Bunga”. Che volgarità, che vergogna, ogni volta costretta a spiegare che non lo avevo votato ma è stato eletto: scomodità della democrazia, bellezze. Insomma imbarazzo e rabbia. Quando vivi all’estero ti senti responsabile di ciò che accade nel tuo paese, come se tutto ruotasse attorno alla tua responsabilità, nel bene e nel male. Vai a spiegare agli amici inglesi, americani che un premier può fare tutto ciò che ha fatto il nostro senza sentire la necessità di dimissioni. Loro non capiscono: inaudito. In realtà non capivo nemmeno io, sdegnata quanto loro ma le domande continuavano: e le opposizioni? e la stampa? e la tv? Come mai non vi ribellate?
Negli ultimi tempi domande pressanti, toni ormai cupi: la vostra economia sta sprofondando, come mai vi affidate sempre agli stessi politici? I giornali dicono che a Roma non stanno prendendo decisioni, confusione sovrana, pressapochismo, di un Berlusconi solo preoccupato dei suoi processi: non potete andare avanti così. Dentro pensavo hanno ragione: l’uomo non indispensabile pensava solo alle sue aziende e agli affari personali. Mi arrabbiavo per i sottosegretari siliconati, mi arrabbiavo per i ministri imposti da calcoli clientelari e mafiosi.
Finalmente posso rispondere. Posso raccontare degli “Alleluja di Händel” cantati per festeggiare l’uscita di scena dell’attore principale ( anche se qualche giornale li ha considerati inopportuni). Potrò dire che Mario Monti avrà strada in salita, dovrà scansare i trabocchetti seminati dai partiti che non vogliono metterci la faccia per calcoli elettorali. Insomma, strada difficile ma senza nani e ballerine. È vero l’Italia è nelle mano dei “bocconiani” ma c’è altra alternativa? Le elezioni? Non penso sia il tempo, servono risposte veloci e serie. Per lo meno potrò dire agli amici stranieri dai sorrisi ironici che adesso il paese è presidiato dei “professori” e fuori dalle mani di una cricca in malafede. Avrei voluto essere anch’io a Roma per l’urlo liberatorio, ma qui sono in carica ancora gli “amici”: di festeggiare la fine dell’amato despota non è venuto in mente. Vedo di incontrarli alla prossima cena per fare due chiacchiere come si deve.
Daniela Miotto insegna a Torino, dove vive quando suo marito non la trascina in giro per il mondo. Attualmente abita a Mosca senza conoscere una parola di russo. Sbircia il mondo a volte senza capirlo, ma è convinta che curiosare sia una delle attività più stimolanti e divertenti che si possano fare