In tutte le città italiane da anni si vede un rimescolio nella popolazione. Milano, che conosco, città di industrie, di commerci e, proprio per questo, di rilievo europeo, può servire da esempio. I cittadini non sono praticamente più milanesi, sono di altre regioni e, anzi, in gran parte sono di altre nazioni e altri continenti. I mendicanti sui marciapiedi sono quasi tutti stranieri, europei dell’est e extracomunitari di tutto il mondo. Nelle strade, anche le più centrali, in piazza Duomo, nei viali di maggior traffico, nei supermercati, sui tram, i singoli e le coppie (con giovani incinte, bambini per mano, in braccio o nella carrozzina) fanno parte del panorama umano della metropoli ormai da un decennio.
E, come è ovvio, aumentano. Ho scoperto che molti italiani che non si sposano hanno una compagna straniera: mi par di capire, spesso asiatica o dell’altra Europa (non faccio statistiche, guardo e vedo per sapere in che mondo mi trovo). Le coppie, insomma non sono soltanto della stessa nazionalità, ma sono miste. Vedo bambini (maschi e femmine) decisamente neri che chiamano: «Nonna» la signora che li accompagna e che porta per loro la cartella scolastica troppo pesante, esattamente come fanno le altre mamme e nonne decisamente bianche che accompagnano a scuola i figli e i nipoti. Poiché sono arrivato a Milano nel 1945, quando la città era distrutta dalla guerra (davanti al mio liceo c’era il distributore di benzina con i nomi dei gerarchi fascisti che vi erano stati appesi all’insù alla fine di aprile), ho seguito da allora tutti i cambiamenti. Io stesso, del resto, non sono milanese.
Alle prime ondate lombarde e venete (portinerie, mercati, lavori pesanti e sudici), sono seguite quelle meridionali, che si sono distribuite ovunque, direi soprattutto negli enti pubblici: scuole, poste, caserme, aziende municipali, là dove c’era immediato bisogno di mano d’opera. Naturalmente, le ondate hanno invaso anche il campo della criminalità, spostandosi di volta in volta verso le periferie più povere e meno frequentate – diciamo così – dai rappresentanti della legge. Molti avevano paura: c’erano sempre coltelli e pistole dappertutto. Carabinieri e poliziotti non potevano fare di più.
Oggi nei mercati pubblici settimanali o bisettimanali si vedono nordafricani e asiatici: sono, per noi, indistinguibili gli egiziani dai tunisini, gli indiani. dai pachistani, e così via. Le bancarelle sono in grande percentuale nelle loro mani: dagli alimentari ai tessuti, dall’abbigliamento ai casalinghi. In questo senso Milano è un grande suk. Tra le badanti, categoria sorta quasi per incanto, quasi non si distinguono le filippine dalle sudamericane. Non si riconoscono nemmeno gli slavi, se non quando li senti parlare tra loro: le donne, stando attenti, si riconoscono da qualche capo d’abbigliamento, che ai nostri occhi appare datato. Non parlo dei cinesi, che hanno un loro quartiere e gestiscono, in libera concorrenza, decine di bar, pizzerie, trattorie, ristoranti, negozi di rammendi, di parrucchiere e di computer. La popolazione italiana in gestazione è questa.
Il ceto medio-basso nascituro, più ignorante dell’attuale (meno istr!uito, se vogliamo usare un eufemismo) è gemello di questa nuova popolazione, nel senso che nasce contemporaneamente, a causa del basso livello di istruzione scolastica non soltanto dei nuovi arrivati, ma anche degli italiani figli di italiani. È sufficiente guardare la tv per sentire, ogni giorno, decine di volgarità ed errori; seguire nei quiz le scelte dei concorrenti e le loro risposte. Esempio: dovendo scegliere tra argomenti di letteratura e curiosità, i concorrenti scelgono in genere «curiosità» (come se non avessero mai frequentato una qualsiasi scuola: eppure molti si presentano come universitari e addirittura laureati, maschi e femmine). Tra religione e fantasia scelgono «fantasia»: non sanno, e quindi sperano di incocciare nella domanda di cui, per caso, conoscono la risposta.
Se non vi basta osservare i concorrenti, seguite attentamente le domande, che dovrebbero essere scelte da esperti. Sotto i temi, letteratura, storia, geografia, religione, scienza si nascondono domande assurde che, molto spesso, non hanno quasi alcuna parentela con l’argomento proposto. Sono quindi ignoranti – o stupidamente astuti per ingannare i concorrenti – anche quegli esperti che ricevono un compenso per allestire il programma. Non parlo di Televideo, una mostruosità; né della scuola, che non conosco; né, per carità dei patria, dei giornali, che conosco
Questa è solo una breve nota, di uno che gira per la città come se fosse al museo. Il nuovo ceto medio-basso italiano, visto da Milano, si forma oggi sulla strada, sui giornali di gossip e sulla tv, ben più che sulla scuola. Si diffonde e straripa, fin che tra un po’, come si dice, verrà anche lui definitivamente alla luce. Se l’Italia morirà di parto oppure, a poco a poco, come del resto è accaduto alla Grecia e a Roma, lo sapranno i nipoti.
Mario Pancera, giornalista e scrittore. Tra i suoi libri, una testimonianza diretta e affascinante su Don Mazzolari, parroco dalla parte dei contadini diseredati: “Primo Mazzolari e Adesso: 1959- 1961” ('Adesso' era il giornale che Mazzolari pubblicava). Ultimo lavoro di Pancera “Le donne di Marx”, edizioni Rubettino