In un articolo del 28.1.2010 dal titolo L’Italia degli onorevoli: affari, cachemire e soldi apparso su queste pagine (e scusate l’autocitazione), ricordavo quanto questa nostra Italietta non fosse altro che l’eredità del fascismo, della sua rozzezza, della sua volgarità, del suo celodurismo ante litteram (‘boia chi molla’, ‘me ne frego’ e scemenze di questo tipo).
E ancora una volta in questi ultimi giorni abbiamo assistito a fulgidi esempi di questo “passato che non passa”, di questo mondo ricostruito sui furbetti, sugli intrecci mafiosi (a Nord come a Sud), sulle tette finte, sull’incapacità di parlare in italiano, sulle barzellette sporche, sui rutti e le scoregge per far ridere.
Ma questa volta non vorrei parlare del Governo-Bagaglino.
Ormai è come sparare sulla Croce Rossa: dalla volgarità violenta e inarrivabile della Santanchè, all’impresentabilità di Scilipoti, dall’infimo bullismo borgataro di La Russa alle indimenticabili imprese della Stella Internazionale del Circo Italia, lo Strepitoso Trio Berlusconi-Fede-Mora.
E via dicendo.
Ma quello che fa male è assistere a esibizioni non molto differenti da parte della cosiddetta Opposizione (centro, centrosinistra, sinistra, tutti assieme appassionatamente). Quando, ad esempio, questi deputati ottengono la maggioranza in una qualsiasi votazione e riescono a mettere sotto il Governo, assistiamo al medesimo scatenarsi di cori da stadio, urla, schiamazzi, gestacci, il dito medio levato… e di conseguenza la dignità, la compostezza, aggiungo, la credibilità, vanno a farsi benedire.
All’estero non accade così. È ben difficile che in Germania o in Francia o in Spagna o negli Stati Uniti possa accadere qualcosa di simile (questo per non lamentarci poi dei commenti che leggiamo giornalmente sulla stampa estera).
In questo momento essere “alternativi”, essere “credibili” vuol anche dire – credo – essere “diversi”. Far vedere agli italiani che ci si può e ci si deve comportare in modo civile, appropriato al mandato dei cittadini. “Rifondando” non un comunismo fallito e disumano, ma un essere “civili” all’interno di una società “civile”.
Ma se al Senato e alla Camera, oppure nei vari e inconcludenti dibattiti televisivi il comportamento degli uomini al Governo e all’Opposizione risulta uniformemente – o quasi uniformemente – cafone, volgare, maleducato; se si crede che ha ragione solo chi strilla più forte o chi riesce a raccontare più balle; se lo spettacolo che viene offerto è quella triste sceneggiata cui ci hanno abituati da anni; e se noi stessi che li critichiamo finiamo per comportarci come loro… Ebbene, poi non è proprio il caso di lamentarsi e, soprattutto, di far finta di indignarsi.
Paolo Collo (Torino, 1950) ha lavorato per oltre trentacinque anni in Einaudi, di cui è tuttora consulente. Ha collaborato con “Tuttolibri” , “L’Indice” e “Repubblica”. Ogni settimana ha una rubrica di recensioni su "Il Fatto Quotidiano". Curatore scientifico di diverse manifestazioni culturali a Torino, Milano, Cuneo, Ivrea, Trieste, Catanzaro. Ha tradotto e curato testi di molti autori, tra cui Borges, Soriano, Rulfo, Amado, Saramago, Pessoa.