Questa è una storia brasiliana, ma tutto il mondo è paese quando c’è di mezzo la corruzione, soprattutto se il potere politico corrompe per interessi personali.
La scoperta che il senato brasiliano è un antro dove trionfano nepotismo, corruzione, raccomandazioni ed un potere che impone piccoli e grandi meschinità – malgrado esistano senatori e funzionari per bene -; questa scoperta pone un problema più profondo: sta esaurendosi un’era politica nella quale le istituzioni si mantenevano al di sopra di ogni sospetto. Ma ormai l’immunità parlamentare è diventata sorella gemella dell’impunità, cittadini diversi dagli altri, persone che non rispettano né regole morali, né leggi. Essendo l’attuale sistema democratico basato sulla delega da parte dei cittadini al candidato eletto, alcuni di questi eletti sprovvisti di valori morali si avvolgono nel labirinto dei poteri pubblici per cercare, nel nome del popolo, il proprio tornaconto mettendo mano a leggi ambigue dove nascondono provvedimenti che ingrassano il loro egoismo. Leggi omnibus che nei labirinti di tornaconti personali sostengono interessi così privati da lasciare sgomenti. Nella società capitalistica esistono relazioni disuguali di potere. Nei parlamenti eletti da piccole borghesie voraci, si legifera nell’obbedienza di interessi particolari, soprattutto quando si parla di salari, ammortizzatori sociali, trasporti pubblici, sanità. ” Niente è più pericoloso degli interessi privati nell’amministrazione pubblica”, lo scriveva Jean Jacques Rousseau duecentocinquanta anni fa ne “Il contratto sociale” che ispirerà la rivoluzione francese. Il tempo non si è fermato: ha solo trapiantato nei nostri giorni egoismi e privilegi.
Chi viene eletto senatore o deputato esercita spesso un esercizio di vanità lontano da ogni impegno di servizio al servizio della gente. Le elezioni possono diventare una specie di lotteria. Chi vince si trincea in una sfera blindata avvolta nell’autorità che il ruolo attribuisce. Blindatura che preserva i privilegiati dai normali controlli consueti alla democrazia trasparente. Mai un castigo, solo fanfare ed elogi per virtù tante volte inesistenti. Solo i pari del senatore infedele sono chiamati a giudicare l’infedeltà e ad emettere un verdetto. Si tratta di protagonisti marchiati dagli stessi vizi, quindi decisi a tenerli nascosti con la compiacenza della convivenza. Il tramonto della democrazia liberale dipende dall’appannarsi del controllo sociale che vigila sul potere pubblico. Ma gli abusi possono venire alla luce attraverso altre strade: inchieste di un’informazione libera e indipendente, denunce di sindacati e associazioni come le Ong. Ricerche che pretendono chiarezza nei conti pubblici. Comincia la strategia del controllo dell’informazione da parte dei vati poteri. Si apre un nuovo capitolo della democrazia, il capitolo dell’autorità che non desidera essere controllata da chi dialoga con la gente fuori dagli spazi istituzionali. Non è gradita la curiosità di cittadini informati che mettono il naso nelle macchine dello stato. Curiosità asfissiata da complicità e minacce velate o esplicite da parte di uomini di fiducia dei potenti insediati nei nodi strategici dell’organizzazione pubblica.
Diversa la prospettiva nella democrazie partecipate. Chi governa nel nome dei cittadini è un politico che ha l’obbligo di spiegare in modo chiaro cosa sta facendo e la ragione di certe decisioni. Governa non solo nel nome del popolo, ma per il popolo e assieme al popolo. Attraverso i meccanismi di controllo esercitati da poteri indipendenti fra loro, chiamati a vigilare e decidere, è possibile penetrare meandri sconosciuti e portare alla luce corruzioni delle quali fino al momento della rivelazione dei misfatti nessuno si era vergognato. Insomma, la democrazia partecipata dà la possibilità di tutelare i soldi del contribuente. Ma dove il potere politico influenza ed imbriglia la democrazia dei controlli, di quale democrazia parliamo? Tutti sappiamo che il re è nudo, ma per non farlo sapere ecco le mani sui media e la sottomissione di partiti e protagonisti populisti, e la corruzione nelle reti di consenso ispirata agli interessi delle corporazioni: lobbies economiche, familiari o funzionari di partito privilegiati, quindi fedeli nel silenzio per proteggere i benefattori. E’ in questo mondo che si sta rifondando lo stato moderno. Nei Carabi, in America Latina, dopo la primavera delle democrazie che condannavano la violenza e i colpi di stato, torna la politica dei golpe e delle restaurazioni. Si riaffacciano vecchie oligarchie che suscitavano e suscitano l’ orrore dei politici normali impegnati a risolvere i problemi della gente normale. Nel periodo di transizione della democrazia liberale verso la democrazia partecipata, si mescolano luci e ombre. Insolite alleanze elettorali tra conservatori e progressisti. I tornaconti elettorali dimenticano i valori etici. L’uso delle risorse pubbliche si nasconde nelle carte di credito mentre diventano sempre meno chiari i destini degli accumuli pensionistici, sacrifici di vite di lavoro. (NdR – il liberismo anni Ottanta ha cancellato in America Latina pensioni e assistenza sociale di stato. I fondi pensione sono accumulazioni volontarie che crisi e speculazioni stanno divorando ). Come in Europa e in ogni altra parte, le grandi imprese finanziano le campagne elettorali di politici mandati in parlamento per difendere gli interessi di chi ha pagato “il salario del disonore”.
Per dare forza alla democrazia e a un corretto sistema economico, sociale, familiare; per non fare distinzioni fra origini etniche diverse; per riaffermare piena tolleranza sessuale e religiosa, è necessario dare irrobustire l’istruzione per tutti, obbligo di ogni governo e di ogni stato. Altrimenti la democrazia partecipata resta un sogno in Brasile e in ogni altro posto delle Americhe e d’Europa.
È una delle voci libere della Teologia della Liberazione. Frate domenicano, giovanissimo, è stato imprigionato e torturato dalla dittatura militare brasiliana. L'impegno umano, inevitabilmente politico, verso i milioni di diseredati che circondano le città e vivono nelle campagne del suo paese, lo ha reso pericoloso agli occhi dei generali che governavano il Brasile.
Ha scritto 53 libri. La sua prosa diretta e affascinante analizza l'economia e la politica, la vita della gente con una razionalità considerata " sovversiva " dai governi forti dell'America Latina, e non solo. Non se ne preoccupa. L'ammirazione dei giovani di ogni continente lo compensa dalla diffidenza dei potenti. Venticinque anni fa ha incontrato e intervistato Fidel Castro, libro che ha fatto il giro del mondo. Lula, presidente del Brasile, lo ha voluto consigliere del programma Fame Zero. Frei Betto è oggi consigliere di varie comunità ecclesiastiche di base e del movimento Sem Terra.
Ha vinto vari premi. L'Unione degli Scrittori Brasiliani lo ha nominato Intellettuale dell'anno. Il suo libro " Battesimo di Sangue ", tradotto in Italia, è diventato un film.