COOPERAZIONE È PARTECIPAZIONE –
Le ultime sezioni del questionario, dedicate alla partecipazione e alla cooperazione, sono state analizzate da Riccardo Lenzi che si è soffermato in particolar modo sul significato del “fare parte” di una cooperativa e sulle modalità del “prendere parte”, intese in senso più ampio; problematizzando, nel contempo, i significati intrinsecamente complessi che evocano termini come cooperazione e partecipazione. In prima istanza si è riscontrato che oltre un giovane su quattro è iscritto ad almeno una cooperativa, e che la distribuzione territoriale dei giovani cooperatori rispecchia il radicamento storico del movimento cooperativo: particolarmente presente nella Zona Rossa, pressoché marginale nelle aree del Mezzogiorno.
Essere socio di una cooperativa non è riducibile a mero utilitarismo – leggendo, semmai, nell’esigenza di ottenere vantaggi economici e/o nella necessità di poter lavorare, almeno in parte, una formulazione moderna del mutualismo originario –, ma esprime anche la volontà di sostenere una realtà radicata sul territorio e, in subordine, di far parte di un ambito socioeconomico “altro”, nonché sentirsi in sintonia con i propri ideali. Emerge, dunque, al di là della centralità del contesto familiare e delle identità fortemente circoscritte che in esso si strutturano, l’esigenza di un “fare-in-comune” che trova nella cooperazione un ambito concretamente sperimentabile. D’altronde l’impresa cooperativa è percepita come particolarmente attenta alle finalità sociali, ambientali ed alla stessa qualità del lavoro erogato. In tal senso le stesse agevolazioni fiscali riconosciute dallo Stato sono ritenute eque.
Le modalità di partecipazione più diffuse evidenziano una crisi delle organizzazioni politiche (e sindacali), seppure più rilevante tra gli adulti, a vantaggio di canali più informali e radicati sui territori come le organizzazioni culturali-sportive-ricreative o di volontariato e impegno civile. Ciò è ulteriormente confermato dall’individuazione negli enti locali (comune e provincia) delle istituzioni più attente alle problematiche giovanili e dal forte peso assunto, sia da chi non si colloca nel continuum destra-sinistra (il 28% dei rispondenti), sia da chi, a vario titolo, non esprime alcuna intenzione di voto (il 35% degli intervistati).
I giovani soci di Coop Adriatica: tra realismo, concretezza e idealità –
L’indagine svolta a livello nazionale è stata affiancata da una rilevazione sui giovani soci di Coop Adriatica. Il metodo utilizzato – l’auto-compilazione on-line del questionario proposto su scala nazionale – e la forte auto-selezione del campione non consente tuttavia un confronto “automatico” con i risultati emersi dalla rilevazione sui giovani italiani. E’ inoltre diversa la composizione anagrafica: giovani 18-35enni, con una forte concentrazione nelle classi più “adulte” (25-29 e 30-35 anni).
Alice Podeschi nel suo elaborato ha tentato di tratteggiare il profilo del giovane socio di Coop Adriatica, o, più precisamente, potremmo dire del giovane che partecipa più attivamente alle iniziative della cooperativa. E’ emerso il profilo di un giovane più attento agli aspetti concreti della vita quotidiana – più realista nell’individuazione delle preferenze lavorative, degli aspetti importanti del lavoro o per farsi strada nella vita, che rimandano, in misura significativamente elevata, alla scelta di attività dipendenti presso enti pubblici, a preferenze accordate alla garanzia del posto fisso e alla certezza di un reddito/stipendio, alla ricerca di una tutela familiare come elemento essenziale di mobilità sociale. Tuttavia, una qualche controtendenza la si può leggere nella rilevanza accordata a lavori coerenti con i propri interessi/studi e, conseguentemente, alla maggiore disponibilità ad intraprendere esperienze di lavoro e studio all’estero.
Rispetto alla fiducia accordata ad organizzazioni ed associazioni, se si escludono, nell’ordine, la Coop, la cooperazione, le associazioni dei consumatori e la magistratura, si nota una generale flessione di consensi, a cui corrisponde una richiesta più elevata di meritocrazia ed una sfiducia maggiore nella classe politica. Le partecipazione stessa, con la sola eccezione della mobilitazione per la difesa dell’ambiente, è generalmente più bassa di quanto si è rilevato in ambito nazionale. Ciò significa forse che i giovani soci di Coop Adriatica siano apatici e indifferenti rispetto al mondo circostante? E’ una conclusione inesatta. Smentita dalla diffusione delle pratiche di consumo consapevole, dalla fruizione dei nuovi media – con scarti positivi di venti punti percentuali per l’utilizzo di computer e internet rispetto ai giovani in ambito nazionale -, e, non ultima, dal modo in cui è percepita e vissuta l’attività delle cooperative (e di Coop Adriatica nello specifico), dal livello d’identificazione tra soci e movimento cooperativo. L’attenzione che le cooperative dovrebbero riservare ai temi sociali, ambientali, piuttosto che al “profitto”, ne rappresenta il principale indicatore. I soci ripongono dunque gran parte della loro fiducia in Coop, e la considerano il principale canale di partecipazione. Più che apatici sono disillusi dalle modalità partecipative “esterne”. Chiedono concretezza e idealità forti.
www.uniurb.it/lapolis
(3.3 – Fine)
Parte 1: http://domani.arcoiris.tv/?p=7836
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Andrea Girometti si è laureato presso l’Università degli Studi di Urbino con una tesi di Sociologia Politica discussa con il Prof. Ilvo Diamanti. Ha inoltre conseguito una seconda laurea in Filosofia presso lo stesso Ateneo. Collabora alle attività formative e di ricerca del Laboratorio di Studi Politici e Sociali (LaPolis) dell'Università di Urbino. Coordinatore del Master in “Opinione pubblica e governo del territorio” (promosso da LaPolis e diretto da Ilvo Diamanti), è stato relatore delle sei tesi che hanno approfondito i risultati emersi dall'inchiesta “I giovani: valori, partecipazione, stili di vita e di consumo”, ricerca commissionata da Coop Adriatica.