A dire il vero un bellissimo saggio di Francesco Bucci raccoglie in 300 pagine quali materiali l’illustre filosofo ha sgraffignato alle opere dei colleghi
Il computer di Ca’ Foscari scopre dove gli studenti copiano le tesi: scoprirà dove ha copiato il loro professore Umberto Galimberti?
18-07-2011
di
Gino Spadon
Torno a casa dalle vacanze per un brevissimo mordi e fuggi e prima di ripartire leggo su un paio di giornali veneti la notizia che è in fase di sperimentazione, presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, uno specifico software in grado di identificare le parti di elaborati non originali e quindi porre rimedio allo scandalo di tante tesi frutto di un inverecondo copia-incolla.. A naso mi pare cosa eccellente anche se mi immagino la faccia di pesce lesso che deve fare il relatore davanti ad un “report” dell’infallibile software che condannando alla gogna lo studente “copione” giudica nello stesso tempo impietosamente il direttore di tesi, incapace di snidare da sé le copiature del suo allievo. A parte questo aspetto, che a me, vecchio docente cafoscarino, avrebbe creato un magone grande così, io vedo una limitazione di gran peso nelle capacità investigative del software il quale, forzatamente, potrà rilevare solo le somiglianze tra la tesi e quanto presente nel web. Mi domando, tanto per limitarmi a un solo esempio che cade però a pennello per Ca’ Foscari, se questo software sarebbe bastato da solo a scoprire i plagi del professor Umberto Galimberti, o se ci voleva la competenza, la testardaggine e fors’anche un po’ la cattiveria di Francesco Bucci per dimostrare, in un suo documentatissimo saggio di circa trecento pagine, quali e quanti materiali l’illustre filosofo, docente della stessa Università, aveva sgraffignato in opere di colleghi mai citati forse per invincibile … pudore.
Gino Spadon vive a Venezia. Ha insegnato Letteratura francese a Ca' Foscari.