Tramonto sullo stretto di Messina, visto dalla sponda calabra, ossia la parte più estrema della costa tirrenica, chiamata anche”Costa viola”. Pare sia stata così battezzata da Platone , che durante i suoi non rari viaggi verso la Magna Grecia, sarebbe rimasto incantato dai riflessi violacei prodotti sull’acqua dai fiori di cardo che spuntavano numerosi dalle rocce.
Siamo dunque a Scilla, proprio di fronte a Cariddi, luoghi delle classiche leggende, rappresentati pure da Omero come mostri infidi, colpevoli di scatenare terribili tempeste contro i più o meno improvvidi navigatori che di qui passavano, tra cui il saggio e irrequieto Ulisse. Ma nelle leggende si nascondono sempre delle verità , sia pure in una pluralità di interpretazioni.
Qui il terremoto-maremoto del 1908 distrusse Reggio e Messina, forse il peggior “tsunami” che poteva capitarci, evento non improbabile, data la particolare predisposizione della zona ai sommovimenti tellurici che, associata alla particolare costituzione dei due mari, lo Ionio e il Tirreno, creatori di gorghi e vortici per il mescolarsi incrociato delle correnti, rende queste acque, profonde come un oceano, pur se così vicine alle due terre, incredibilmente inquiete ed insidiose.
Eppure è proprio qui, tra queste sponde tormentate, e non soltanto dai destini della natura, peraltro qui incredibilmente bella, ma dal crocevia della malavita organizzata , ovvero mafia e ‘ndrangheta (i veri mostri), che alcuni politici d’assalto, forse immersi nel sonno della ragione, che genera inevitabilmente il “mostro” per eccellenza (l’Onorevole mostro…) , hanno deciso, di far costruire – prima o poi – un incredibile ponte. Pare dunque sia arrivato, dopo più di un decennio, il Progetto. Un’impresa faraonica, di oltre tre chilometri di lunghezza, forse il ponte più lungo de mondo. Resta il fatto che è un ponte fantasma, ormai, anche se si dice che il progetto sia quello definitivo. Ma non si sa mai niente con certezza: qualcuno dice che i lavori sono già iniziati, altri che non inizieranno mai, altri che ci vorranno almeno tre generazioni prima di vederlo.
Ma chi vuole davvero vederlo? Si è mai consultata la popolazione interessata? È così importante per l’economia di un Paese che va sempre più a picco, nel mare sempre più inquinato e tempestoso della politica italiana, infestato ora anche dalle più o meno terroristiche manovre-stangata? Da un po’ di tempo, forse per problemi più pressati e vitali sembra un argomento dimenticato. Mentre l’Autostrada del Sole resta incompleta lungo la Salerno-Reggio , forse per mancanza di fondi, e le ferrovie sono sempre più ridimensionate per i viaggi al sud, dove non c’è ancora l’alta velocità ma vecchi e lenti Intercity camuffati da Eurostar. Naturalmente negli anni passati si è infiammata ogni tanto la polemica dei “pro” e”contro” il Ponte, con il rischio di far apparire retrogradi i progressisti , che sostenevano la tesi dell’inadeguatezza ambientale, e avanzati i conservatori, che enfatizzavano le prospettive di sviluppo legate all’evento.
Ma non se ne esce tanto facilmente. Gli ambientalisti sono sostenuti dai romantici tradizionalisti, oppure da buona parte degli esponenti della sinistra, per lo meno gli irriducibili “bastian contrari” del governo Berlusconi, che ha naturalmente fatto del ponte un’arma di propaganda. Sorgono ovviamente una quantità di domande. Per esempio, chi ha investito i capitali? Possibile che la Mafia non vi sia dentro fino al collo?E chi se no può avere più interesse nel controllarne lavori e gestione? O forse stiamo facendo delle generalizzazioni? Ma intanto non si risolleverebbe per un po’ il problema della disoccupazione? Ci vorrà poi tanta manodopera? E dopo? Decollerà per questo l’economia meridionale? Non miglioreranno comunque gli scambi col continente? E che fine faranno le storiche navi traghetto?Ma poi… quando? Pare che sarà pronto nel 2019. Così dicono. Sarà vero?
Ho passato più di metà delle mie estati affacciata su questo magico mare solcato da imbarcazioni di ogni genere, a cominciare dalla suggestiva “spatara”, con tanto di torre d’avvistamento in ferro, ma ora diventata oggetto turistico per scorazzare i villeggianti assetati di emozioni a basso costo. Ma pur sempre un metodo per far sbarcare il lunario a pescatori sempre più demotivati . Navi traghetto effettivamente ora se ne vedono poche: hanno ridotto i treni per il sud e di conseguenza le navi delle Ferrovie dello Stato. Molto più frequenti i mezzi privati, e gli yacht miliardari sempre oltre la crisi. Ma Soprattutto le navi da crociera , anche quelle superlusso, passano, con i soliti commenti dalla spiaggia. Infine i neri container con le misteriose merci, e le petroliere sempre a rischio disastro ecologico…Forse che il paesaggio sarebbe meno bello ma il mare più pulito se il progetto-ponte giungesse a realizzazione? Ma l’informazione corretta non è mai arrivata. E qui io vedo solo volti scettici e rassegnati.
La frase più frequente è che i problemi atavici del Sud non si risolvono certo con il Ponte sullo Stretto , ma forse perderemo per sempre uno scenario mitico unico nel suo genere. Fino a prova contraria, naturalmente , per chi ci sarà a vedere l’effetto. Intanto, prima di ripartire, ho dato un ultimo sguardo nostalgico a quel tramonto senza tempo dietro l’isola. Non si sa mai l’anno prossimo sia cambiato qualcosa.
Giusy Frisina insegna filosofia in un liceo classico di Firenze