L'uomo che "aggiustava" i campionati in favore della Juve, può aggiustare la Costituzione in favore del padrone del Milan
Moggi al Quirinale
08-03-2010
di
Paolo Collo
Visto come stanno andando le cose in Italia, proporrei ai due partitoni italiani – PDL e PD – di fare l’ennesimo inciucio e di candidare al ruolo di prossimo presidente della repubblica Luciano Moggi. Chi meglio di lui, infatti, potrebbe tenere alta la bandiera dell’ingiustizia che in queste ore sta sventolando sicura di sé sui tetti della politica italiana? Se è vero – come i fatti stanno a dimostrare – che le regole e le leggi possono essere rivoltate a piacimento da chi ha più potere, perché non consegnare il più alto incarico di questo disastrato stato a chi ha saputo per anni gestire in proprio parte del mondo del calcio? Non siamo forse il Paese della pizza, dei mandolini e del pallone? Mi spiego, se è stato possibile aggirare delle semplici regole di presentazione delle liste con la motivazione: “Non era possibile che il PDL non partecipasse alle elezioni” (sic. Napolitano), sarebbe anche giusto dare i tempi supplementari all’Inter, o al Milan o alla Juve (se non sbaglio sono queste le squadre che a suon di milioni di euro dettano le regole del calcio) quando dopo il novantesimo minuto si trovano in svantaggio. Ma diamine! Si può mica fare un campionato senza di loro, no? Il portiere della Juve si prende un gol? No. Si “rifà” il tiro. L’attaccante del Milan sbaglia il rigore? Pure. La difesa dell’Inter è un colabrodo? Aggiungiamo due o tre giocatori agli undici presenti e cerchiamo di sistemare le cose. Certo che questo metodo si può applicare solo in Italia. Perché se lo proponiamo alla Fifa o a chi presiede la Coppa dei Campioni, prima ridono e poi ci prendono a calci nel culo. Da questo punto di partenza si potrebbe poi “rimpastare” sapientemente il governo che potrebbe “scendere in campo” con la seguente formazione: Moggi presidente della repubblica, Berlusconi (e chi altro?) presidente del consiglio, la coppia d’attacco Frattini-D’Alema (i cosiddetti “gemelli dell’autogol”) agli esteri, e via andare. Allenatore, non c’è dubbio, san Bertolaso martire.
Paolo Collo (Torino, 1950) ha lavorato per oltre trentacinque anni in Einaudi, di cui è tuttora consulente. Ha collaborato con “Tuttolibri” , “L’Indice” e “Repubblica”. Ogni settimana ha una rubrica di recensioni su "Il Fatto Quotidiano". Curatore scientifico di diverse manifestazioni culturali a Torino, Milano, Cuneo, Ivrea, Trieste, Catanzaro. Ha tradotto e curato testi di molti autori, tra cui Borges, Soriano, Rulfo, Amado, Saramago, Pessoa.