La Lettera

Per ripulire la democrazia inquinata i ragazzi hanno bisogno di un giornale libero

di

È abbastanza frequente che editori della carta stampata chiudano i loro giornali. Anche a me è capitato quando dirigevo “L’Avvenire d’Italia”, e oggi si annuncia una vera e propria epidemia a causa della decisione del governo di togliere i fondi all’editoria giornalistica. Ma che chiuda Domani di Arcoiris Tv, che è un giornale on line, è una notizia …

La Lettera

Domani chiude, addio

di

L’ironia di Jacques Prévert, poeta del surrealismo, versi e canzoni nei bistrot di Parigi, accompagna la decadenza della casa reale: Luigi Primo, Luigi Secondo, Luigi Terzo… Luigi XVI al quale la rivoluzione taglia la testa: “Che dinastia è mai questa se i sovrani non sanno contare fino a 17”. Un po’ la storia di Domani: non riesce a contare fino …

Libri e arte » Teatro »

Teatro bene comune per il palcoscenico di dopodomani

di

Teatro Municipal - Foto di Elton Melo

“Non si può bluffare se c’è una civiltà teatrale, ed il teatro è una grande forza civile, il teatro toglie la vigliaccheria del vivere, toglie la paura del diverso, dell’altro, dell’ignoto, della vita, della morte”. Parole di Leo …

Inchieste » Quali riforme? »

Il governo Berlusconi non è riuscito a cancellare l’articolo 18, ci riuscirà la ministra Fornero?

di

Il governo Monti ha perso il primo round con Susanna Camusso che fa la guardia alla civiltà del lavoro, fondamento dell’Europa Unita. Sono 10 anni che è morto Marco Biagi, giuslavorista ucciso dalle Br. Si sentiva minacciato, chiedeva la scorta: lo Scajola allora ministro ha commentato la sua morte, “era un rompicoglioni”. Rinasce l’odio di quei giorni? Risponde Cesare Melloni, …

Mondi » Medioriente »

Mentre Usa e Israele tagliano le sovvenzioni all’Unesco per aver riconosciuto lo stato palestinese, mentre il riconoscimento dell’assemblea Onu viene boicottata perché “inopportuna”, il poeta Mourid Barghouti, esule nel mondo, spiega cosa vuol dire essere nato in un posto che non esiste

Sono palestinese, ma in realtà chi sono?

14-11-2011

di

 Da anni l’équipe di Facebook mi ricorda l’obbligo di inviare un mio profilo biografico indicando il paese nel quale sono nato. Lascio sempre in bianco questa parte della biografia anche perché insisto con la mia idea capricciosa che scrittori e poeti appartengono ad ogni paese. Ma quelli di Facebook insistono e sono tentato di schiacciare il bottone sul nome “Palestina”. Non è stato facile come in fondo avevo pensato perché nell’elenco dei paesi del mondo “Palestina” non esiste. E l’impostazione tecnica impedisce di scriverlo. A dire il vero potevo scegliere tra Palestine-Texas, Palestine- Arkansas EE.UU, Palestine Illinois-Usa, East Palestine Ohio-Usa, New Palestine, Indiana-Usa e Palestine, Ecuador. Ma dove è finita la Palestina originale nella quale sono nato 67 anni fa? Non c’è.

Ho ripassato l’elenco non so quante volte incontrando Israele alla lettera “I”, ma quando Israele è nata avevo quattro anni, quindi ero li da prima. Nel 1944 non c’era Face BooK e non c’era neanche Israele eppure il posto dove sono cresciuto ed ho imparato a parlare è rimasto lo stesso. Oggi la chiamano Sponda Occidentale del fiume Giordano. Perché non indicarla come “Parte Orientale della Palestina”?

La stessa cosa è successa quando ho sollecitato il visto per gli Stati Uniti. L’impiegato dell’ambasciata scuoteva la testa: nessuna “Palestina” nella sua lista dei paesi riconosciuti.

Seguo sui giornali il confronto politico inclusa l’oscena negazione della pace (si ammette solo un “processo di pace”, ma la “pace” senza niente attorno non viene considerata) e nei giornali si parla di Territori, Terrritori Occupati, Giudea, Samaria, Terra Santa, Cisgiordania o Sponda Occidentale: sponda occidentale di cosa? Del fiume Giordano. Ma la sponda occidentale del Giordano è sempre la parte orientale della Palestina storica, perché non chiamarla così? Forse perché la Palestina è un territorio perduto ed occupato, ma per chi vi è nato è anche una patria perduta alla quale qualcuno deve riconoscere almeno storicamente il diritto di poter indicare il nome del posto dove è nato. Se è nato a ovest è nato in una regione che oggi si chiama Israele, ma se è nato a est il none è diventato Cisgiordania, e la Palestina dov’è? Ogni volta che ascolto la parola “Cisgiordania” penso alla violenza del linguaggio che ha cancellato la aprola Palestina. Il poeta cinese Bei Dao si è reso conto del pasticcio quando ha visitato il consolato israeliano di San Francisco per sollecitare il visto. “Dove vuoi andare?” gli ha chiesto il giovane funzionario che sbarrava l’ingresso del palazzo. “Voglio andare in Palestina”, ha risposto Bei Dao. “Non esiste nessun paese con questo nome della nostra mappa”, ha risposto il giovane funzionario.

Un anno fa la rivista del Pen Club International annuncia nel sommario – grande onore – la pubblicazione di un mio poema. Nello spiegare chi ero e da dove venivo – “Mourid Barghouti, Palestina” – la rivista fa un passo avanti, ma per modo di dire: “Mourid Barghouti. Autorità Palestina”. Mi sono informato: perché? Perché, hanno risposto, non c’é un paese chiamato Palestina. Allora mi sono incuriosito: “Esiste forse un paese che si chiama Autorità Palestina?”. Negli anni ottanta sono andato a trovare il fratello maggiore: abita in Francia poco lontano dalla frontiera svizzera. Tempo d’estate, altri parenti facevano parte del gruppo. Abbiamo preso due automobili per fare un salto a Ginevra. La guardia di frontiera francese raccoglie i passaporti e li controlla. Ci chiamiamo tutti Barghouti e abitiamo in Giordania, Siria, Stati Uniti, Algeria, Inghilterra, perfino nel piccolo Belice dell’America Centrale. Vuol sapere come mai siamo sparsi tanto lontani cobn lo stesso nome e perché ci siamo riuniti per invadere la Svizzera. Mio fratello comincia a spiegare, solite storie: Israele, le guerre, eccetera. Il doganiere rimette assieme i documenti e li restituisce. “Troppo complicato. Andate pure, non riesco a capire. Buon soggiorno a Ginevra”. E mentre attraversavamo la frontiera. il fratello osserva amaramente: “Anche loro sanno perché siamo divisi. La loro tolleranza testimonia che non sopportano questo scandalo”.

Mourid Barghouti è nato a Ramala nel 1944. Stava studiando al Cairo quando scoppia la Guerra preventiva di Israele, 1967. Cisgiordania occupata, può tornare a casa solo un anno dopo. Deportato in Egitto nel 1977, sceglie di vivere in Ungheria. Ha pubblicato 12 raccolte di versi tradotte in spagnolo, inglese, francese. Vive al Cairo assieme alla moglie, la scrittrice Radwa Ashour.

I più votati

--

I più scaricati

--