Il governo depistava le indagini mentre Gianni Letta, sottosegretario di Berlusconi, esaltava dall'altare "il sacrificio dell'eroico funzionario" di uno Stato che "garantisce libertà e sicurezza ai cittadini". Bisogna risalire alla strage di Piazza Fontana per ritrovare l'ipocrisia e la scandalosa omertà che avvelenano la nostra vita
Antonella BECCARIA – Natale in casa Calipari: adesso i figli sanno come il governo ha tradito il padre
23-12-2010Speriamo che sia vero. Speriamo che i dissidi interni a Wikileaks ci portino in dono altri cloni dell’esperienza che si sovrappone al volto di Julian Assange. Perché c’è un bisogno disperato di documenti. Un bisogno che suffraghi prove alla mano l’impressione della pochezza politica, in primis quella italiana. E che, forte di questo suffragio, sia forse uno sprone a un cambiamento reale.
Ai funerali di Nicola Calipari, ucciso a Baghdad il 5 marzo 2005 dopo la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena, Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri, aveva detto: «C’è lo Stato con le sue istituzioni per garantire la libertà e la sicurezza ai cittadini». Un tributo al funzionario del Sismi che, con il suo «eroico sacrificio», ricordava ancora Letta, aveva dato lustro alla cosa pubblica e per questo era stato insignito della medaglia d’oro al valor militare dopo la sua morte. E la moglie di Calipari, Rosa Maria Villecco, era diventata senatrice del partito democratico.
Oggi invece, con la diffusione dei cablogrammi statunitensi, è possibile aprire un pacco natalizio in cui viene distribuita a tutti una fetta della menzogna spacciata ai cittadini che dovrebbero avere fiducia in quelle istituzioni citate nel discorso funebre per Calipari. E in particolare la torta di compone di queste singole menzogne (traduzione del documento originale, in inglese):
- l’intento del governo italiano è che questo incidente non dovrebbe avere effetti negativi sulle nostre eccellenti relazioni bilaterali
- in particolare, non ci dovrebbe essere alcun effetto sull’impegno italiano in Iraq
- il governo italiano vuole gettarsi l’incidente alle spalle […]
- sarebbe utile che il presidente Bush chiami Berlusconi [per] riferire di fronte al parlamento che si è discusso della vicenda [tra i due capi di Stato coinvolti nella questione]
- il governo blocca i tentativi di avviare indagini da parte di una commissione parlamentare
Qui ci si limita a citare alcuni passaggi del cablogramma (se si vuole leggere il testo intero, in lingua originale, si dia un’occhiata alla pagina del Manifesto che contiene il documento). E va aggiunto che, certo, gli americani non sono proprio fonte attendibilissima quando si tratta di questioni di questo genere. Basti ricordare il loro mendace operato nella vicenda della strage del Cermis, tanto per citare un altro episodio.
Ma in conclusione limitiamoci al governo italiano, quello rappresentato oggi (come nel 2005, ma è solo un esempio di mala presidenza del consiglio) da un capo così rispettoso che si addormenta durante eventi più o meno nevralgici del Paese (la seduta del senato per la discussione della fiducia, ma anche la più mondana serata al Quirinale per lo scambio di auguri). Un governo che usa la retorica (anche quella funebre) quando si tratta di celebrare il sacrificio altrui, senza mai contribuire con un briciolo di verità.
Un altro esempio? Si torni al periodo immediatamente precedente a un Natale di 41 anni fa, quando a Milano era il 12 dicembre 1969 e scoppiò una bomba a piazza Fontana, uccidendo diciassette persone e ferendone 88. Disse Giuseppe Saragat, allora presidente della Repubblica:
L’attentato di Milano è l’anello di una tragica catena di atti terroristici che deve essere spezzata a ogni costo per salvaguardare la vita e la libertà dei cittadini. Tocca alle forze dell’ordine democratico, tocca all’autorità giudiziaria di fronte alla quale giacciono numerose denunce per istigazione ad atti di terrorismo restituire alla legge voluta dal popolo l’assoluta sovranità. Tocca ai cittadini assecondare l’opera della giustizia e delle forze dell’ordine democratico, della difesa della vita contro la violenza omicida. A lei, Onorevole Presidente, e al ministro dell’interno, Franco Restivo esprimo tutta la mia solidarietà per l’azione che il governo intraprende allo scopo di reprimere inesorabilmente questi atti criminali rivolti a sovvertire il libero e democratico ordinamento del nostro Paese e La prego di porgere le commosse condoglianze a nome della nazione e mio personale alle famiglie delle vittime.
Il delitto Capilari e la strage di piazza Fontana sono certo due eventi diversi nel tempi e nelle motivazioni. L’atteggiamento delle istituzioni invece è lo stesso. Omertà e, appunto, menzogna in nome di una ragione di Stato che non è quella dei cittadini e che va rifiutata.
Antonella Beccaria è giornalista, scrittrice e blogger. Vive e lavora a Bologna. Appassionata di fotografia, politica, internet, cultura Creative Commons, letteratura horror ed Europa orientale (non necessariamente in quest'ordine...), scrive per il mensile "La Voce delle voci" e dal 2004 ha un blog: "Xaaraan" (http://antonella.beccaria.org/). Per Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri - per la quale cura la collana "Senza finzione" - ha pubblicato "NoSCOpyright – Storie di malaffare nella società dell’informazione" (2004), "Permesso d’autore" (2005),"Bambini di Satana" (2006), "Uno bianca e trame nere" (2007), "Pentiti di niente" (2008) e "Attentato imminente" (2009). Per Socialmente Editore "Il programma di Licio Gelli" (2009) e "Schegge contro la democrazia" (con Riccardo Lenzi, 2010). Per Nutrimenti "Piccone di Stato" (2010) e "Divo Giulio" (con Giacomo Pacini, 2012)