Perché gli intellettuali si innamorano delle corride (ma i tori no)
22-01-2010
di
Paolo Collo
La settimana scorsa il ben noto scrittore e opinionista spagnolo Javier Marías, a proposito del referendum che vieterebbe le corride in Cataluña, ha sostenuto – pur dicendo che a lui di simili spettacoli non frega niente – che l’eliminazione delle corride comporterebbe la morte e l’estinzione di tutti quei tori che vengono usati a tale scopo. E che quindi sarebbero proprio gli animalisti a fare più vittime degli stessi toreri. Quello che il noto scrittore non ha capito – o non ha voluto capire – è che il problema non sta solo nella morte e nelle indicibili sofferenze di tanti poveri animali, ma nello spettacolo che viene proposto. L’orrore sta nel fatto che si permetta di mandare avanti un business – interessi economici, indotto, pubblicità, diritti televisivi, sovvenzioni statali, ecc. – basato sulla violenza e sulla morte “in diretta” e proposto a milioni di cittadini come se fosse uno sport nazionale. L’orrore sta nel fatto che milioni di persone si divertano – con il beneplacito di uno stato democratico e dietro falsità che blaterano di tradizioni, folklore e baggianate simili – a guardare un tizio che massacra un animale. E allora perché condannare i combattimenti tra galli o tra cani o tra criceti o tra gatti o tra pesci rossi? Non è in realtà la stessa cosa (anche se senza quegli “attori” imbecilli in pantofole e pantaloni strizzati)? E allora perché non chiedere al sindaco romano Alemanno di far rinascere i combattimenti tra gladiatori al Colosseo. In fondo si tratterebbe solo di riproporre un’antica tradizione del nostro bel Paese. E poi, con tutti i disoccupati e gli immigrati senza permesso di soggiorno che abbiamo…
Paolo Collo (Torino, 1950) ha lavorato per oltre trentacinque anni in Einaudi, di cui è tuttora consulente. Ha collaborato con “Tuttolibri” , “L’Indice” e “Repubblica”. Ogni settimana ha una rubrica di recensioni su "Il Fatto Quotidiano". Curatore scientifico di diverse manifestazioni culturali a Torino, Milano, Cuneo, Ivrea, Trieste, Catanzaro. Ha tradotto e curato testi di molti autori, tra cui Borges, Soriano, Rulfo, Amado, Saramago, Pessoa.