Gli sfasati, gli spostati, gli arrabbiati… Grazie ai dvd da collezione e ad altre meraviglie della tecnologia digitale, sto facendo una scorpacciata di film del principio dei Sessanta, soprattutto del Free cinema britannico, che ha come protagonisti giovani, proletari o meno, cui andavano stretti i costumi sociali dell’epoca. Parlo di «giovani» che oggi hanno tra i sessanta e i settant’anni.
Leggo le schedine dei film redatte da signori della critica cinematografica in formato enciclopedia tascabile, per esempio «il Mereghetti» e «il Morandini», che nel loro ramo sarebbe come dire «il Fellini» e «il Pasolini». Leggo parole e frasi che un tempo sembravano colme di significati e foriere di futuro: «disfacimento della società borghese», «crisi esistenziale di una generazione» e via decadendo.
La storia si è incaricata di dimostrarci che quella società borghese, per quanto corrotta e vituperata (mi associo al vituperio), non è poi crollata come da previsione, mentre sono collassate o conducono vita grama quelle che le si opponevano.
L’umana esistenza, con i suoi passaggi obbligati, ci ha mostrato che una generazione non è migliore dell’altra. Al massimo, può essere più fortunata. Soprattutto se non ha fatto la guerra. Che cosa è andato storto in questi oroscopi sul miglioramento del mondo e dell’uomo? Di storto c’è, e ci sarà sempre, quel legno storto che è l’essere umano.
Dunque, visto come sono andate le cose, perché le schede cinematografiche del Mereghetti e del Morandini non tengono conto dell’errata previsione e, con il senno di poi, non declassano la portata rivoluzionaria di quei sintomi? Perché il Mereghetti e il Morandini non fanno un remake di quelle loro apocalissi formato tascabile?
Unica consolazione è che mentre i sogni (ideologici) muoiono all’alba della vecchiaia, quei film conservano la loro straordinaria freschezza, un nitore e un’attualità che continuano a farceli amare. Che ci inducono a dare credito all’eterna fiducia dell’uomo in se stesso. Che ci autorizzano a credere che la borghesia e il capitalismo continuano a crollare. Trascinandoci però nella loro rovina.
Ivano Sartori, giornalista, ha lavorato per anni alla Rusconi, Class Editori, Mondadori. Ha collaborato all’Unità, l’Europeo, Repubblica, il Secolo XIX. Ultimo incarico: redattore capo a Panorama Travel.