A Tunisi e ad Algeri i ragazzi senza futuro non si arrendono alla repressione delle polizie. Morire di fame o di pallottole non cambia gran che. E i morti del Maghreb sbarcheranno nell’Europa che sta tremando. La loro rabbia contro la nostra paura: chi ha ragione?
Salviamo le banche, affamiamo i poveri dei poveri: attenzione, dall’altra parte del Mediterraneo sta succedendo qualcosa
11-01-2011
di
Giancarla Codrignani
Certo che in Kabilia ogni occasione è buona per manifestare, ma i “disordini” (e le vittime) di Algeri e Tunisi nascono da un’opposizione ai governi per la difesa di una libertà primaria, la sopravvivenza. Noi europei abbiamo i nostri problemi per la perdita della capacità di acquisto, ma algerini e tunisini con farina e zucchero aumentati da un giorno all’altro del 30-40 % incrociano improvvisamente la fame.
Sappiamo quasi tutto sulla globalizzazione e la deprechiamo più o meno in continuazione. Senza fare bene i conti, visto che noi italiani fingiamo di non sapere (meglio: siamo male informati da chi vuole che non sappiamo) che ognuno di noi ha sul collo un debito di 100.000 euro dovuto al debito dello stato e che ogni anno ne paga altre decine di migliaia per il “servizio del debito” alle banche. Il mercato ha ridotto l’economia a finanza e la merce principale è diventata il denaro e così noi, paesi ricchi, abbiamo già allargato abbondantemente la forbice ricchi/poveri e viviamo i ricatti di Marchionne. Quali saranno le reazioni dei nostri lavoratori quando il governo non troverà più mezzi per la cassa integrazione?
Tuttavia in Africa la crisi si ripercuote in forme peggiori. La gente è rimasta povera per la corruzione dei governanti, anche se negli ultimi anni è un po’ diminuito il numero di pancine gonfie nei bimbi. Ma la crisi non risparmierà nessuno e l’aumento del prezzo del petrolio non salverà i detentori africani dei pozzi. Il debito crescerà e i governi non potranno fare molto per contenere i prezzi e le reazioni della popolazione. Il livello culturale migliorato e le nuove tecnologie forniscono conoscenze diffuse e ormai gli africani sanno che anche in Europa non ce la passiamo bene. Ma sanno anche che stiamo certamente meglio di loro.
Facciamo qualche riflessione ahimè platonica? Gli Stati uniti hanno dovuto salvare dal fallimento con il denaro dei contribuenti banche che avevano portato al fallimento i cittadini dei mutui e c’è qualche fondato sospetto che la stessa prassi continuerà a produrre impoverimento ovunque. E se tutti i trasferimenti alle banche fossero stati indirizzati a sostenere le società povere, la loro produttività, l’istruzione, la salute…? I paesi ricchi sarebbero un po’ più poveri, ma quelli disagiati non sarebbero arrabbiati. Pensate i guai se tutti si arrabbiassero…
Giancarla Codrignani, docente di letteratura classica, giornalista, politologa, femminista. Parlamentare per tre legislature