Finiani e centristi giocano le loro carte, discutendo di "destra liberale" e "terzo polo". Ora il cerino è in mano a Berlusconi. E a sinistra? Come può nascere una vera alternativa al centrodestra senza un pensiero, un linguaggio, una fisionomia convincenti?
Se il centrosinistra lascia troppo spazio a Fini
06-09-2010
di
Lidia Menapace
Da quando Berlusconi è sceso in campo Casini e Fini studiano da premier, con due diverse ipotesi di rilancio della destra: Casini in un centro-destra alla democristiana, Fini nella nuova destra ‘liberale’ europea. In ambedue le ipotesi non c’è posto per nessuna sinistra, nemmeno sotto forma di sinistra moderata e bipolare o centrista. In questo momento Fini segna un grande punto a favore. E conviene subito esaminare come stanno le possibili alleanze, questo se si guarda alle mosse di Fini e di Casini non nel giorno per giorno ma in prospettiva.
Fini riprende le memorie fasciste con Tremaglia e altri ma nella storia del fascismo novecentesco; sembra piuttosto riferirsi a Bottai (scuola media unificata) e alle correnti sociali del fascismo. È laico ma molto ancorato al cattolicesimo dei valori nazionali. La famiglia è un suo dichiarato valore e nella famiglia la sua compagna sembra ricalcare le orme di Donna Assunta Almirante, molto bella, molto decorativa, molto attiva nelle azioni benefiche alle spalle del marito. Tuttavia nell’ipotesi di Fini vi sono anche donne capaci di funzioni politiche non da poco, ma rigorosamente di seconda fila o di appoggio.
Il terreno sul quale Fini sembra più sguarnito è ovviamente quello sindacale e operaio, e forse questo lo indurrà a cercare di tenere un legame con Bossi, verso il quale invece numerosi operai della Cgil guardano e votano. Casini a sua volta ha già un partito, può guardare con grande vicinanza alla Cisl che è un sindacato importante e per quel tramite avere un rapporto significativo con la Confindustria e Marchionne. Nel mondo cattolico non sembrano esservi alleanze di rilievo, perchè la Binetti garantisce un legame solo con la destra cattolica più integralista.
La Confindustria per ora non dice nulla di significativo e bisognerà vedere come si schiera Emma Marcegaglia e, dall’altra parte, Montezemolo. Il Papa non potrà schierarsi apertamente né per il laico Fini né per il divorziato Casini. Però sembra spianare la strada a Fini levando rapidamente di mezzo monsignor Marchetto sul tema dell’immigrazione e ricevendo il presidente di Israele Peres, durante i colloqui del Medio Oriente con Obama. Fini non si risparmia nemmeno sul terreno della politica estera attacchi al ministro degli esteri per il suo servilismo verso Gheddafi e gli Usa.
Si potrebbe andare avanti nelle analisi e nelle previsioni, senza nemmeno citare mai né di Pietro né il Pd. Fini arriva addirittura a usare la condanna antistalinista contro Berlusconi. Se occorreva una prova che una sinistra timida, riformista, senza fisionomia e tutta a ricasco delle pratiche leaderistiche della destra le lascia l’intero scenario della politica, il discorso di Fini a Mirabello funziona da show down di proporzioni amplissime.
E, come volevasi dimostrare in un ragionamento di stringente logica matematica, la sinistra se non recupera nel pensiero, nelle pratiche, nel linguaggio e nelle procedure una fisionomia alternativa e antagonistica è destinata all’esaurimento e alla lenta (non si sa quanto) estinzione.
Lidia Menapace, nata a Novara nel 1924, partecipa alla Resistenza come staffetta ed è impegnata nei movimenti cattolici e nella Fuci (organizzazione giovanile della DC). Docente universitaria, nel '68 viene cacciata dalla Cattolica di Milano. Si trasferisce in Alto Adige dove inizia la sua carriera politica: consigliera comunale a Bolzano, consigliera provinciale in Sudtirolo; consigliera comunale a Roma e regionale del Lazio; presidente della Commissione Cultura del Campidoglio; presidente della Commissione parlamentare d`inchiesta sull'uranio impoverito. Attiva nel femminismo e nel movimento per la Pace, è tra i fondatori del quotidiano “Il Manifesto”. Nel 2006 la sua ultima elezione al Senato, con Rifondazione Comunista. È autrice di numerosi libri tra cui: Per un movimento politico di liberazione della donna (1973); La Democrazia Cristiana (1974); Economia politica della differenza sessuale (1987); Né indifesa né in divisa (1988); Il papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno? (2000); Nonviolenza (2004).