A Chiavari, riserva indiana di Comunione e Liberazione, si è svolto un incontro sulla Scuola a cui sono stati invitati come relatori la parlamentare Aprea, presidente della commissione cultura alla camera, pasionaria della scuola privata il Direttore Scolastico Regionale con la nobile presenza del vescovo locale e codazzo clericale e insegnanti di religione. Un cocktail che esprime il connubio incestuoso, se mai ve ne fosse bisogno tra «altare e trono», anche in questi tempi, specialmente in questi tempi di disfacimento della scuola pubblica. Non so cosa abbiano detto delle sentenze dei tribunali di Puglia e di Liguria che condannano la Gelmini e la sua (ri)forma(getta) in punti capitali come l’assistenza ai disabili e il reintegro dei precari a vita.
Ricevo dal mio amico Andrea Poggiali, insegnante di scienze imane nella scuola pubblica di Chiavari, questa lettera bella, centrata e lucida al prete, forse ciellino, forse organizzatore dell’osceno convegno governativo. Con la sua autorizzazione, la rendo pubblica perché è un documento e una testimonianza straordinari. Ecco uil testo integrale:
Egregio don Pino De Bernardis,
Le scrivo dopo aver letto la locandina dell’incontro organizzato dalla Curia Vescovile presso la Società Economica di Chiavari durante il quale verranno probabilmente tessute le lodi della riforma scolastica del ministro Gelmini.
Le scrivo, come feci – si ricorderà – dieci anni or sono quando all’ordine del giorno vi era un’altra riforma scolastica, quella dell’allora ministro Moratti. Ebbene, oggi siamo ormai in fase di avanzata realizzazione dell’attacco alla scuola pubblica, siamo al “de profundis”. Lo dimostrano i dati che evidenziano la cancellazione di migliaia di cattedre (ex Legge 133/08), la soppressione di posti di lavoro per applicati, assistenti tecnici e personale ausiliario. Non voglio però in questa lettera avanzare rivendicazioni sindacali, seppure a mio avviso del tutto legittime, ma discutere dell’opportunità di convocare un simile “concilio” sventolato in faccia ai cittadini sovrani che usufruiscono della scuola pubblica e che credono nella sua funzione costituzionale.
La convocazione di questo consesso di “vertici” è sorprendente. Anzi no: forse è solo normale! Vediamo. C’è, come relatrice, il rappresentante legittimo del governo, l’Onorevole Aprea, presidente della commissione cultura alla Camera dei Deputati una donna che ha lavorato con entrambi i ministeri e che, da più di dieci anni, propone una riorganizzazione della scuola in chiave “privatistica” (veda il disegno di legge 953 del 12 maggio 2008). C’è l’autorità ecclesiastica beneficiata dalle riforme del governo sia sul piano dei finanziamenti alle scuole paritarie, sia su quello fiscale, sia ancora per i privilegi concessi per i docenti di religione (preservati dalla scure e nominati dall’autorità ecclesiastica).
C’è poi il sigillo della burocrazia, cioè il Direttore Scolastico Regionale, a legittimare ancor più la consonanza di intenti e di interessi tra Governo e Chiesa. Temo che questo sia l’inizio di una strategia politica volta ad affermare e a far progredire anche in Liguria, come già in Lombardia, quel principio di sussidiarietà che depriva la scuola pubblica di fondi ed incentiva quella paritaria privata. Alla scuola pubblica andranno la fatica ed i problemi, alla privata sgravi fiscali ed incentivi statali con buona pace dell’articolo 33 comma 3 della Costituzione che garantisce il diritto agli Enti privati di istituire scuole, ma “senza oneri per lo Stato”.
Vorrei farLe presente che in questi due anni di applicazione della riforma nella scuola primaria a Chiavari i nostri bambini hanno perso le ore di compresenza, le Direzioni hanno subito un drastico taglio nei trasferimenti statali al fondo d’istituto, il tempo scuola dal prossimo anno scenderà nelle prime e nelle seconde classi, il plesso di Leivi ha rischiato di scomparire, le promesse di insegnanti di inglese specializzati non sono state mantenute, molte famiglie non potranno più scegliere l’opzione tempo pieno, le ore di sostegno calano e i bidelli sono sempre più carenti ecc.. (e questa non è “ideologia”, ma osservazione diretta e dati pubblici).
Mi dica se questo è miglioramento oppure arretramento della scuola pubblica. Parlando da agnostico, quindi con rispetto, mi pare che se la Chiesa volesse ispirarsi ai principi evangelici dovrebbe chiedere a gran voce una scuola pubblica aperta, efficiente in grado di dare a tutti eguali opportunità, non garantire solamente tale diritto ai più fortunati. Questo lo sosteneva già don Milani (che era dei vostri, beh, forse non proprio dei “vostri-vostri”, ma pur sempre un prete cattolico) che ha lottato per la trasformazione di quella scuola pubblica che allora era classista e ottusa. Le scrivo questa lettera a notte fonda, tra sabato 26 e domenica 27, intendendo farla pubblicare (in forma sintetica e dopo l’incontro di domani) sulla stampa se mi è possibile.
Ora la saluto e vado a sognare che vengano smentite le mie buie previsioni. Spero cioè che la dott.ssa Aprea evidenzi tutti i limiti e gli errori di una legge che non può far migliorare la scuola senza l’accompagnamento di ingenti finanziamenti (ma non quelli annunciati per le scuole meritevoli valutate attraverso i test Invalsi), che il Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale denunci tutte le difficoltà nell’applicazione dei provvedimenti e tutta la sua amarezza per aver dovuto negare il lavoro a tanti precari. Soprattutto spero che la Chiesa dimostri nei fatti di non essere collusa e organica al sistema che la riforma e le leggi finanziarie ad essa correlate prefigurano, e che, nel suo spirito universalistico (cattolico e non settario), non abbia a cuore solamente la cura del proprio orticello di scuole paritarie da sostenere a spese delle altre. Spero inoltre che i colleghi chiamati a parlare si prodigheranno per far emergere tutte le contraddizioni della propaganda del governo sul tema della scuola.
Voglio sognare anche che Lei abbia cambiato opinione circa quanto mi disse dieci anni fa durante quel lungo dialogo del quale serbo ancora memoria. Prima di congedarci le chiesi cosa avesse a che fare un movimento cattolico come CL con i “valori” individualisti, edonisti e consumisti rappresentati dalla “cultura” dominante (oggi al governo). Dalla sua risposta intesi che appoggiare il potere fosse un mezzo per garantire più spazi al movimento e ai suoi “valori cristiani”. Intesi cioè che “machiavellicamente” prevalesse il principio secondo cui il fine giustifica i mezzi.
Io resto invece convinto che i mezzi debbano essere sempre compatibili con i fini che si vogliono raggiungere. Mi auguro con questo spirito che l’incontro di domani sia pensato da Lei come un modo “reale” di confrontarsi sul tema e non una “vetrina”, una semplice – per quanto arguta – strategia”.
Minzolini restituisce i soldi “bevuti” alla Rai
Minzolini restituisce quello che ha sperperato per conto degli abbonati Rai in vacanze, pranzi e fruizzi e lazzi. Restituisce di sua spontanea volontà e a rate. Nel frattempo, il dg Masi lo autorizza a collaborare in forma fissa con Panorama da cui riceverà un lauta retribuzione per pagare la restituzione alla Rai che ha derubato.
Ecco il passaggio logico: nominato da Berlusconi per fare gli interessi del padrone ruba alla Rai, cioè ai cittadini obbligati a pagare il canone. Deve restituire. Restituisce, pagato dal giornale di Berlusconi che ruba agli Italiani per pagare Minzolini. A loro pensava Pitagora quando elaborò il famoso teorema: «Nei triangoli rettangoli, l’area del quadrato costruito sull’ipotenusa è uguale alla somma delle aree dei quadrati costruiti sui cateti». Se si indicano questi ultimi con a e b, e l’ipotenusa con c, il teorema prende la forma algebrica:
a2 + b2 = c2
Dove a – b – c è sempre Berlusconi che o al quadrato al cubo è sempre delinquente, corrotto, corruttore, ladro e ricattato da mignotte, papponi e delinquenti. Tutte le varianti mefitiche, Romano, Scilipoti, Scajola, Verdini, Brancher, Bondi, Maria Stella Gelmini, Mara Carfagna, Ghedini e Cicchitto l’incappucciato, confermano la regola: da qualunque parte lo giri e sempre nauseabondo, un cancro per l’Italia.
Sul versante profughi a Lampedusa, i vescovi fautori della difesa ad oltranza della vita, splendono epr il loro silenzio, la loro apatìa, la loro afonìa e la loro non ingerenza profetica. Essi stanno su un altro mondo e anche essi si dispiacciono per Berlusconi e per le sue figure da pagnottaro. Anzi, non vogliono intervenire per no disturbare il «conducátor» che tra una prostituzione di minorenne e un attacco alla Giustzia, deve manovrare la barca dell’Italietta da operetta. W il 150° anniversario di occupazione vaticana del suolo italiota!
Paolo Farinella, biblista, scrittore e saggista, è parroco nel centro storico di Genova in una parrocchia senza parrocchiani e senza territorio. Dal 1998 al 2003 ha vissuto a Gerusalemme "per risciacquare i panni nel Giordano" e visitare in lungo e in largo la Palestina. Qui ha vissuto per intero la seconda intifada. Ha conseguito due licenze: in Teologia Biblica e in Scienze Bibliche e Archeologia. Biblista di professione con studi specifici nelle lingue bilbiche (ebraico, aramaico, greco), collabora da anni con la rivista "Missioni Consolata" di Torino (65.000 copie mensili) su cui tiene un'apprezzata rubrica mensile di Scrittura. Con Gabrielli editori ha già pubblicato: "Crocifisso tra potere e grazia" (2006), "Ritorno all'antica messa" (2007), "Bibbia. Parole, segreti, misteri" (2008).