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Annalisa STRADA – Sotto le tende de L’Aquila (2)

26-08-2009

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La nuova casa

Nei giorni passati a L’Aquila ho visto le case nuove lievitare, letteralmente. Dalla sera alla mattina, dalla mattina alla sera i pezzi si aggiungevano uno dietro l’altro grazie a turni di lavoro di ventiquattr’ore su ventiquattro. Nell’albergo dove ero alloggiata c’era anche un ingegnere che mi ha rassicurato sulla tenuta antisismica dei nuovi edifici, resistentissimi.

La linea è essenziale, spoglia, austera. Parallelepipedi con le balconi e finestre che (almeno per come le ho viste) non alterano minimamente la linea esterna del fabbricato.

Queste case crescono a grappoli: in “quartieri” composti da qualche condominio, tutt’attorno alla città. Una specie di ciambella fresca attorno al buco. Una struttura muraria di contenimento della vecchia città. Una fortificazione antisismica a difesa dalle macerie dell’agglomerato originario.

La new town nasce sul principio del ring.

Difficile immaginare una soluzione diversa, ma vederlo e immaginare l’opera completa colpisce.

Le case non saranno sufficienti per tutti gli sfollati e dunque si stilano le graduatorie. L’ansia da classifica fa fiorire leggende metropolitane, dicerie e sospetti che a volte sono il paravento della paura e altre volte lo specchio dei fatti: si va dalla moltiplicazione di extracomunitari accorsi sull’area disastrata per cercare di ottenere una dimora; alla trasformazione degli stati di famiglia per inglobare anziani e feriti; all’ipotesi degli “appartamenti promiscui”, cioè della condivisione dello stesso appartamento da parte di più famiglie, per togliere quante più persone possibile dalle tende. Non so se e cosa sia falso.

Le seconde case e l’Università

Molte delle persone che ho incontrato mi hanno raccontato che L’Aquila era una città anche di seconde case. Magari ereditate dai nonni, magari comprate per investire la liquidazione, altre volte frutto di sforzi e risparmi.

Le seconde case erano abitate in prevalenza da studenti, perché buona parte dell’economia di L’Aquila ruota(va) attorno all’Università (e al Conservatorio).

Se le seconde case resteranno definitivamente fuori dai piani di sostegno alla ricostruzione, quest’economia sarà definitivamente morta e bisognerà pensare a dove mettere gli studenti. Ammesso che l’Università resti a L’Aquila, visto che si raccontava di un tentativo di trasferire alcune facoltà in atenei di altre città. Certamente sarà un problema mantenere le matricole se gli studenti non avranno la possibilità di rimanere in città.

E non si perderanno solo gli affitti, ma tutto l’indotto, incluso l’indotto di speranze.

Sono pronta a scommettere che non saranno molti i genitori o i docenti che suggeriranno a figli e studenti di iscriversi a L’Aquila di questi tempi: non solo perché non avrebbero un letto, ma sostanzialmente perché un sisma non è una pubblicità rassicurante. La conclusione tiratela voi.

I randagi

L’Aquila conta(va) circa 65.000 abitanti più gli studenti universitari. Nell’area urbana ne stanno pochissimi (i pochi, fortunati e coraggiosi che hanno la casa ancora agibile), molti sono nelle tendopoli e tanti sono sulla costa o hanno trovato ospitalità da parenti o amici. Chi non sta a casa propria non può avere con sé animali da compagnia. Non che questa proibizione sia scritta da qualche parte: è una necessità di fatto. Cani e gatti aquilani si aggirano da soli, assistiti dai volontari e sfamati da molte persone di buona volontà… ma senza una casa.

Mi hanno colpito perché sono randagi remissivi, fiduciosi, affamati: lo specchio di un abbandono traumatico cui sono stati condannati anche i loro padroni. Tutti, a L’Aquila, hanno perso la tana.

Le scuole

Per quanto ho potuto capire, le scuole come luogo fisico, alla fine di luglio, non c’erano.

I bambini hanno chiuso l’anno scolastico in tenda, salvo non siano andati a finirlo in qualche altro paese o città dove hanno seguito i genitori.

Le maestre con cui ho parlato sono preoccupate per l’incertezza del futuro: non si sa dove saranno le scuole e i genitori non sanno se e dove avranno una casa; quante classi saranno rimaste?

Iscrivere i figli a scuola dà punti nella graduatoria per l’assegnazione della casa, ma dove sarà la scuola? In che edificio la metteranno? E che scuola sarà?

Per una famiglia, la scuola vale meno di una casa, per una società la scuola dovrebbe valere almeno quanto una casa.

I volontari

I volontari a L’Aquila sono (fortunatamente) tanti. Anche noi, in qualche modo, eravamo volontari.

Essere volontari non è facile, godere della presenza dei volontari può essere difficile.

L’estraneo che arriva con l’entusiasmo di chi ce la metterà tutta per rendere il mondo migliore, si inserisce in un equilibrio difficile e tragicamente precario. Ma spesso non lo sa.

La buona volontà, lo slancio e l’entusiasmo poco finalizzati possono diventare l’elefante di cui la cristalleria non sentiva la mancanza.

Fortunatamente questa tipologia è una minoranza, ma una minoranza che sa farsi sentire.

Al punto che, a volte, possono essere meglio le cavallette.

Persone e iniziative aquilane

L’Aquila terremotata ha anche mostrato gli artigli. Nicoletta, per esempio, tiene vivo il Bibliobus. Un bus delle linee urbane, carico di libri e che viaggia da un campo all’altro. Un autobus gemello ne costituisce la base fissa a Centicolella: parcheggiato davanti a due tavolini con l’ombrellone non è solo una biblioteca, ma anche un luogo di ritrovo e di aggregazione. Un posto dove chiacchierare con gli amici. Ci voleva, no?

Paolo il nostro albergatore, offre la colazione gratis a chi passa. Un modo come un altro per sentirsi a casa. Paolo ospita anche una vecchina senza casa e la signora accudisce un paio di gatti sfollati. Una concatenazione benefica.

Le maestre di Pagliare di Sassa hanno chiesto e ottenuto tre tende: una per i bambini della scuola dell’infanzia, una per i bambini della primaria e una per i ragazzi delle medie. Hanno cercato i loro ragazzi e li hanno raccolti: tutti i giorni del calendario scolastico, ma anche dopo: dalla mattina alla sera facendo turni su base volontaria per non far mai mancare un po’ di attenzione e qualcosa da fare. Poco lontano c’è anche una tenda blu più piccola, per gli adolescenti e lì si va la sera. Tutte le tende sono aperte sia ai bambini e ai ragazzi del campo sia a quelli che vengono da fuori. E poi si parla male degli statali!

L., invece, lascia. Poco dopo Ferragosto ha seguito il marito trasferito per lavoro a Kabul. Quando il trasferimento è stato ipotizzato era gennaio e L. ha subito scartato l’ipotesi di lasciare a sua città: meglio rimanere, per il bene dei due figli adolescenti. Dopo il terremoto persino Kabul diventa una meta che si decora di qualche certezza: se non altro, la scuola c’è.

Rosalba è una delle mastre di Pagliare di Sassa. Una donna molto dinamica. Prima di andarmene le ho allungato l’agenda e le ho chiesto di segnarmi lì un suo recapito. Ha preso la penna, ha chinato la testa, ha scritto il numero del cellulare e poi è rimasta immobile per una manciata di secondi. Quando ha rialzato lo sguardo stava piangendo: solo allora si era resa conto di non avere più né un indirizzo, né un numero fisso, né una casa… né un’idea di quando e come avrebbe potuto recuperarne di nuovi.

A volte le grandi tragedie si colgono attraverso infinitesimi dettagli.

Leggi la prima parte

Annalisa StradaAnnalisa Strada (1969) si occupa di servizi editoriali e di promozione della lettura. Autrice di libri per bambini e ragazzi. Pubblica con San Paolo, Piemme, Ape Junior, Paoline, Città Aperta e Gabrielli Editori.

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