Dopo il volo di una statuetta raffigurante il duomo di Milano che, navigando tra la folla, andò ad insozzarsi su un muso tumefatto di suo perché appesantito da km 18,50 di mascara artificiale, nacque come reazione il «partito dell’amore». Per mesi abbiamo visto la faccia del capo, gridare e urlare che lui e loro non odiano, ma amano fino alla bestemmia: «L’amore vince l’odio». Non sanno più che pesci pigliare per accreditarsi per quello che non sono e non saranno mai. Il capo e i suoi manutengoli, i servi e le schiave che vivono di rendita, sono esperti nell’odio e nella calunnia, nella falsità e nello spergiuro. Urlano, inveiscono e sbraitano di essere il «partito dell’amore», ma si arrabbiano se si dice che il loro capo, per avere un po’ di sesso, se lo deve comprare. Anzi, se lo deve fare comprare pagando professioniste del mestiere. Poveracci, sono tanto il partito dell’amore che si sbranano fra loro, si infangano, si uccidono.
Costui e costoro sono solo il «Pdl» (cioè il «Partito Del Latrocinio» o se volete il «Partito Di Latta», visto che il partito non conta proprio nulla, ma è solo il predellino di un’auto (per giunta non italiana) su cui il capo poggia il suo piede con tacco rialzato. Credevamo che la vecchia Dc e il contumace Craxi avessero toccato il fondo. Invece dobbiamo ricrederci: questi qua, che avrebbero dovuto essere «ricchi di loro» e quindi sazi, si sono dimostrati famelici più di tutti coloro che li hanno preceduti. Questa è la vera celebrazione del 150° dell’unità d’Italia: allora Massimo D’Azeglio aveva un progetto: «Abbiamo fatto l’Italia, ora dobbiamo fare gli italiani». A distanza di un secolo e mezzo, l’Italia è in pieno delirio leghista in corsa verso la frantumazione e gli italiani sono letteralmente fatti. Fatti e strafatti. Il dramma comico è che chi se li fa è un signore che è riuscito a fare apparire il mostro di Notre Dame come la bella addormentata nel bosco.
Bossi ha incoronato i suoi pargoli trigliati come suoi eredi, assicurando loro la prebenda lauta della casta politica. E dire che lui era contro «Roma ladrona». Cota sembra che abbia vinto con l’imbroglio e ora si appella al popolo. Hanno tolto l’Ici anche ai ricchi e straricchi e ora si accingono a mettere una super tassa sui fabbricati, ma vogliono farla passare come riforma del catasto.
Lo chiamavano partito delle libertà; invece era la cricca del malaffare. Lo chiamavano il popolo della libertà; invece era il gregge della mafia, della ‘ndrangheta e della camorra. Lo chiamavano il capo carismatico; era solo un capobastone e nemmeno tra i più quotati perché manovrato e ricattato dai mammasantissima. Lo chiamavano «meno male che Silvio c’è»; invece era la convergenza di un sistema che ha reso la nazione un letamaio e lerciume senza precedenti nella storia.
Ha ricevuto anche il premio come «Statista di rara capacità» per furto con destrezza, per evasione fiscale, per falso in bilancio, per corruzione di giudici e testimoni, per spergiuro sulla testa dei figli. Quando la sentina fuoriesce dalle fogne è il segno che le fogne stanno scoppiando e può cominciare un nuovo progetto di pulizia e di depurazione. Basterebbe che il PD, il partito che non c’è, battesse un colpo e prendesse il timone dell’opposizione dura e senza compromessi di sorta. Non si fanno accordi di alcun genere con i mafiosi malavitosi di stampo berlusconista. Bisogna solo cacciare lui e il suo parterre dell’amore a pagamento. Il bello deve ancora venire perché il Verdini (compaesano del ministro Bondi) ha più trippa di quanta lascia intendere. Restate nei paraggi.
Paolo Farinella, biblista, scrittore e saggista, è parroco nel centro storico di Genova in una parrocchia senza parrocchiani e senza territorio. Dal 1998 al 2003 ha vissuto a Gerusalemme "per risciacquare i panni nel Giordano" e visitare in lungo e in largo la Palestina. Qui ha vissuto per intero la seconda intifada. Ha conseguito due licenze: in Teologia Biblica e in Scienze Bibliche e Archeologia. Biblista di professione con studi specifici nelle lingue bilbiche (ebraico, aramaico, greco), collabora da anni con la rivista "Missioni Consolata" di Torino (65.000 copie mensili) su cui tiene un'apprezzata rubrica mensile di Scrittura. Con Gabrielli editori ha già pubblicato: "Crocifisso tra potere e grazia" (2006), "Ritorno all'antica messa" (2007), "Bibbia. Parole, segreti, misteri" (2008).