E ADESSO VIA ANCHE I CINESI!
12-09-2009
di
Saverio Tommasi
Un racconto piccolo, prima di dormire. Perfetto per non conciliare il sonno.
Percorro una strada del mio quartiere, primi giorni di settembre. Sono in macchina. Fa caldo. Fermo al semaforo, poi la fila. Una lunga fila. I lavori stradali rallentano la circolazione. Mi affaccio. Sono in coda da alcuni minuti, non ero più abituato, ad agosto si viaggiava che era una bellezza, in ferie chi può, a casa chi resta. Avevo perso l’abitudine alla fila, allo smog. Passo il tempo leggendo le scritte sui muri, sui cartelli. “Cina raus”, c’è scritto su uno di questi, a bomboletta spray nera.
Qui, i cinesi, non li vogliono. Dicono sia colpa loro se oggi c’è la crisi.
Accosto la macchina, prendo il cellulare, scendo, fotografo. Penso che ci scriverò un articolo.
Un tipo si ferma in motorino, non mi volto ma lo sento, è dietro di me. “L’hai scritto tu?” mi chiede mentre cerco la giusta inquadratura. “Fattelo dire, sei un grande”.
“No”, rispondo io.
“Ah, no?” risponde. E’ deluso. “E’ uguale, sei un grande lo stesso, gli immigrati hanno rotto il cazzo e i cinesi, poi, sono i più brutti di tutti”.
Lo guardo, compatendolo. Poi guardo il semaforo.
“E’ verde”, gli dico.
Si volta, mi ringrazia: “Ciao grande!”
I cinesi hanno gli occhi a mandorla, non sono come noi, dicono. E poi parlano cinese, cazzo, non si capisce niente, almeno parlassero italiano.
E noi perché non parliamo cinese?
Perché sono venuti loro, a casa nostra, è chiaro. In Italia, voglio dire. E qui i padroni siamo noi. Padroni a casa nostra. Stronzi dovunque.
Saverio Tommasi è attore e autore di libri e spettacoli di teatro civile. Realizza inchieste video di taglio giornalistico, anche con telecamera nascosta.
Il suo pensatoio è http://www.saveriotommasi.it.