Ecco l’ultimo pezzo per questa rubrica dall’altisonante titolo: Salute, qualche riga di “addio”, parola che non amo particolarmente in quanto adduce a separazione che, pur essendo essenza stessa di vita, può creare un po’ di inquietudine, in quanto spesso associata ad un momento di dolore, di abbandono. Preferisco, così, rimanere nell’ambito “dell’arrivederci”, accomiatandomi cordialmente, come farei allontanandomi per un po’ di tempo da qualcuno che mi è caro, e… la rivista on line Domani, che ho visto nascere tra le inevitabili contraddizioni che supporta ogni inizio, credo possa ritenersi parte della categoria.
Ho accolto l’invito a seguire una specifica rubrica che trattasse di salute, in prima istanza, a rinforzo del lavoro di psicologia clinica, basato sulla tecnica dell’empowerment, che utilizzo coi miei pazienti, aprendo così un ulteriore canale di comunicazione che potesse avvalersi anche della possibilità di un feed back con coloro che troppo spesso vivono il disagio del “non sentirsi parte”, che percepiscono il loro essere fisiologicamente diversi come un segno di malattia, ed immediatamente a seguire, per il piacere di potere “parlare” ad un numero maggiore di persone attente a mantenere attivo il pensiero critico.
Il percepirsi “malati” comporta una chiusura che, oltre ad aggravare il disagio, amplifica il vissuto di solitudine focalizzando la mente di chi lo vive su ciò che, non omologato, spinge verso l’espressione del sé scontrandosi con ciò che, invece, pare essere la pretesa del sociale ad una decodifica non adeguata. L’attenzione si rivolge completamente verso il piccolo spazio vitale ove si crede di potere, e dovere, stare, a difesa ed offesa, ad escludere il mondo, vissuto come irraggiungibile.
Nelle relazioni le persone trovano fonti di conforto, legame e felicità, ma anche di obblighi, responsabilità e conflitti. A volte sembra incepparsi il meccanismo relazionale e si introietta un mondo soverchiante che pare impedire, attraverso la non omologazione, l’espressione di ciò che siamo, creando enorme disagio che confluisce nel disturbo di relazione.
L’espressione del disturbo di relazione si riassume in una sorta di “autismo narcisistico” che filtra e adatta ogni induzione esterna al sistema interno che si è venuto a creare in funzione al disagio. La mancanza o la perdita di relazioni adeguate può condurre al vissuto di isolamento, con conseguente depressione; aggressività spesso rivolta verso se stessi; a sublimazioni tese a sedare, “riempiendo” il vuoto emotivo-affettivo che insane dinamiche relazionali hanno creato.
Gli aspetti che emergono con maggiore frequenza sono caratterizzati da: ansia, instabilità dell’umore, passività e/o aggressività, demotivazione, chiusura al mondo, eccessiva timidezza, bassa autostima (soprattutto relativamente a modelli di riferimento irraggiungibili, sebbene proposti dal sistema), autolesionismo che può esprimersi attraverso le dipendenze (droghe, alcool, cibo, negazione dei bisogni primari), come attraverso la messa in atto intenzionale di ferimenti di parti del proprio corpo senza ambire al suicidio.
I disturbi di relazione non possono essere curati, né tanto meno prevenuti, in ambiente troppo medicalizzato, in quanto la medicalizzazione, di per se, si va ad inserire nelle dinamiche devianti di autorappresentazione, ma necessitano di uno specifico ambiente terapeutico, più simile ad una comunità che non ad un centro medico-psicologico di cura. Lo stesso setting terapeutico deve risultare morbido, accogliente, elastico tanto che la relazione terapeuta-paziente possa agire da conforto, nonché da stimolo volto per lo più a sperimentare nuove strategie relazionali, caricandosi della responsabilità della relazione in ambiente “protetto” e supervisionato.
La difficoltà a funzionare in diversi tipi di relazioni può emergere da problemi psichici individuali, ma il più delle volte sono fattori esterni all’individuo che, magari interpretati in maniera distonica al suo benessere, determinano devianze e intoppi nel canale relazionale.
L’appuntamento settimanale sulla nostra rubrica on line, ospitata da Domani, si è perfettamente inserita nel percorso di ristrutturazione delle modalità propositive e/o interpretative. Lo stimolo alla lettura e alla partecipazione, anche solamente con un commento a seguire gli articoli, hanno portato nel setting terapeutico alcuni spunti di elaborazione piuttosto importanti.
Nel DSM-V , aggiornamento della IV edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-IV) che verrà pubblicato nel maggio 2013, tra i nuovi disturbi che verranno illustrati proporrà anche la voce “Relational disorder”, oggi riconosciuti come disturbi da curare e prevenire.
I disturbi di relazione, come emerge dalla ricerca clinica (facendo esplicito riferimento al lavoro che il mio stesso gruppo di ricerca sta svolgendo da più di 20 anni) sono riferibili più alla dinamica di relazione posta in atto, che non al soggetto nella sua individualità. Si valuta la congiuntura relazionale, in quanto il disturbo relazionale non è riferibile alle problematiche proposte da un solo membro del rapporto, richiede l’interazione patologica dei soggetti coinvolti nella relazione.
Facile è comprendere quanto sia importante affrontare queste problematiche che possono determinare gravissime conseguenze, in termini di salute psico-fisica, e dell’individuo e della collettività, seguendo una strategia di “sperimentazione relazionale condotta” che, obbligatoriamente, passa attraverso la stimolazione della criticità di pensiero, quindi della presa di contatto con l’ambiente nel quale si è immersi. La responsabilizzazione dell’individuo, quale parte attiva di un contesto relazionale, deve associarsi però alla disponibilità di strumenti adeguati all’interazione e “Domani”, nei suoi due anni e mezzo di vita, è riuscito ad infilarsi in questo nostro percorso di crescita.
Note di approfondimento
Laureata in medicina e chirurgia si è da sempre occupata di disturbi del comportamento alimentare, prima quale esponente di un gruppo di ricerca universitario facente capo alla Clinica psichiatrica Universitaria P.Ottonello di Bologna e alla Div. di Endocrinologia dell'Osp. Maggiore -Pizzardi, a seguire ha fondato un'associazione medica (Assoc. Medica N.A.Di.R. www.mediconadir.it ) che ha voluto proseguire il lavoro di ricerca clinica inglobando i Dist. del comportamento alimentare nei Dist. di Relazione. Il lavoro di ricerca l'ha portata a proporre, sempre lavorando in equipe, un programma di prevenzione e cura attraverso un'azione di empowerment clinico spesso associato, in virtù dell'esperienza ventennale maturata in ambito multidisciplinare, a psicoterapia psicodinamica e ad interventi specialistici mirati.
Ha affrontato alcune missioni socio-sanitarie in Africa con MedicoN.A.Di.R., previo supporto tecnico acquisito c/o il Centro di Malattie Tropicali Don Calabria di Negrar (Vr). Tali missioni hanno contemplato anche la presenza di Pazienti in trattamento ed adeguatamente preparati dal punto di vista psico-fisico.
Il programma clinico svolto in associazione l'ha indotta ad ampliare la sfera cognitiva medica avvicinandola all'approccio informativo quale supporto indispensabile. Dirige la rivista Mediconadir dal 2004, è iscritta all'Elenco speciale dei Giornalisti dell'OdG dell'Emilia Romagna e collabora con Arcoiris Tv dal 2005 (videointerviste, testi a supporto di documenti informativi, introduzione di Pazienti in trattamento nel gruppo redazione che oggi fa capo all'Assoc. Cult. NADiRinforma, redazione di Bologna di Arcoiris Tv).