La dura realtà è che le oligarchie dominanti (Confindustria, clero, apparati mediatici, padroni della musica e del calcio, mafie, logge massoniche, banche, stilisti di moda) dettano legge e decidono loro quali idee far circolare, quali merci produrre, quali consumi indurre, quale parte politica votare, e questo è un sistema che funziona e domina, chiunque vada al governo, e qualunque cambiamento strutturale è impossibile.
Ciò è stato ampiamente dimostrato dai “governi” di centro-sinistra che non sono stati in grado nemmeno di fare una legge sul conflitto di interesse e una indispensabile sui monopoli mediatici di Mediaset e RAI con la regola che nessun soggetto, né privato né istituzionale, può possedere più di una emittente. Figuriamoci governare l’economia!
Anche Obama in America non è in grado di fare cose molto diverse da quelle della destra repubblicana. Si è ritrovato a finanziare banche e assicurazioni con soldi pubblici, anche se erano dirette responsabili di imbrogli e truffe finanziarie, ha proseguito le guerre, ha lasciato aperta Guantanamo, e la strombazzata promessa di riforma sanitaria per assistere tutti è risultata una buffonata.
Non dovrebbe essere difficile capire, una volta per tutte, che i poteri forti, quelli veri, sono in mano alle oligarchie, che le elezioni sono falsate da chi possiede i mezzi di comunicazione, e che comunque la politica non è in grado di governare l’economia, che segue logiche della globalizzazione e della competizione planetaria.
Chi sostiene che aderire alle logiche globali è inevitabile e che non c’è altra strada, dovrebbe però considerare che il nostro declino economico e produttivo è arcisicuro, poiché quando giganti come Cina, India, Brasile, Indonesia, produrranno anche nei settori più tecnologici e avanzati (molto presto!), interi segmenti produttivi italiani falliranno, come è già avvenuto nel tessile, abbigliamento, scarpe, cantieri navali (Sud Corea).
Anche accettando le sfibranti condizioni di lavoro richieste da Marchionne e la diminuzione dei salari, la Fiat, ma anche le auto americane, non avranno futuro non appena arriveranno sul mercato utilitarie che costeranno tre o quattromila euro, magari elettriche.
Solo gli stati con grandi multinazionali che possiedono fabbriche nei paesi emergenti potranno reggere la concorrenza, ma l’Italia non è tra questi, visto che la sua struttura produttiva è piccola e media e subirà l’arrivo di merci a basso costo.
Nessuna forza politica in Italia parla del nostro incerto futuro, nemmeno di sopravvivenza, immaginando almeno una strategia di autosufficienza energetica, con le rinnovabili diffuse sul territorio e in tutte le strutture produttive, e di autosufficienza alimentare, visto che importiamo il 70% di ciò che consumiamo e una crisi petrolifera o produttiva (siccità) ci porterebbe alla fame in pochi giorni.
Gli unici che sembrano capire che non bastano aggiustamenti, ma ci vuole un cambio di sistema e che la democrazia tanto sbandierata è falsa, sono i giovani spagnoli,fuori da ogni partito, che sono accampati a Madrid alla Puerta del sol, spinti proprio dalla certezza di essere senza futuro.
Uscire dall’Europa, uscire da alleanze e spese militari, uscire dall’Euro, da rapporti con FMI e Banca Mondiale, chiudere le porte alla immigrazione, produrre per i consumi interni e non per la globalizzazione, uscire dalla dipendenza dal petrolio e dal gas con le rinnovabili, è l’unica possibilità di futuro che abbiamo poiché la globalizzazione è devastante, assurda, ed è una rincorsa che vede vincere chi sfrutta di più, paga meno e non si cura né di ambiente né di sostenibilità.
Oggi viviamo in una situazione di grande precarietà, con un debito pubblico enorme che ci costa decine di miliardi di euro l’anno di interessi, che è nelle mani di banche e fondi sovrani internazionali che in qualunque momento potrebbero farci fallire, e siamo legati ad un sistema globale in cui le carte le danno i più forti e le speculazioni sono fredde e feroci, magari mascherate da aiuti finanziari.
La destra e le oligarchie vogliono farci continuare con questo sistema, a testa bassa, e non sanno dire altro che bisogna aumentare produzione e consumi.
Noi che proponiamo?
Paolo De Gregorio, nato a Roma, ha lasciato l'attività professionale e la grande città: oggi abita in Sardegna, dove ha realizzato un orto biologico. Partecipa alla vita politica e sociale pubblicando on line riflessioni e proposte.