Miseria e nobiltà – Scriveva Giovenale, in una sua satira: “Nil habet infelix paupertas durius in se quam quod ridiculos homines facit”, ossia che la povertà rende, purtroppo, ridicoli gli uomini. Ed anche il talebano cattolico Jacopone da Todi ribadiva, in una sua lauda: “Paupertate poco amata, pochi t’hanno desponsata”. Ma è anche vero, parola del Signore, che beati sono i poveri, perchè di essi è il Regno dei Cieli. Queste parole s’attagliano su misura, ancor meglio di un abito firmato da un famoso stilista, al pietoso caso del ministro Rotondi Gianfranco, da Avellino, colui che dovrebbe attuare il Programma, con la P maiuscola, anche se non si capisce bene quale, come, dove, quando e perché. Il miserando ha dovuto lamentarsi, di recente, amaramente umiliato, del fatto che del suo triste, -e tristo, io aggiungo- emolumento, quale ministro dell’itala Res Publica, alla fine del mese, dopo aver dovuto fare, come i suoi poveri colleghi parlamentari, i conti della serva, onde ragionare se riusciva a tirare il pranzo con la cena ed a sbarcare il lunario, ebbene, gli restavano, sì e no, 4mila Eurini secchi…Miseria e nobiltà! Come può egli, con un simile obolo da barbone metropolitano, nutrire e rivestire una misera moglie, proprietaria di una farmacia, e tre, dico ben tre figliuole, in tenera età? Lo vedo male, pover’uomo ed anche uomo povero! La mancanza di denaro è la radice di ogni male, ricordava G. B. Shaw; e un idiota povero rimane un idiota, mentre l’idiota ricco è solo un ricco. Il ministro avellinese preferisce attuare solo la seconda parte del motto. Il ministro bugiardello racconta che, tra spese di rappresentanza e per i portaborse, di 12mila € del suo stipendiuzzo, se ne vanno ben 8mila; pare, invece, che i nostri parlamentari si intaschino, a fine mese, tra i 15 ed i 17 mila €, come da legge 1261\65 ; ciò dal momento stesso in cui vengono eletti tali. É la stessa somma che viene devoluta ad un magistrato, dopo 35 anni di carriera, onorata o meno; non si possono lamentare, i nostri governanti, anche per il fatto che, da quella somma, defalcano poi ben poco, anzi, ci devono assommare prebende e privilegi vergognosi, dato che vengono serviti, in tutto e per tutto, gratis et amore Dei. Eppure Gianfrà insiste, cita ad esempio tanti suoi infelici colleghi, ministri e non, che debbono calcolare se poter restare ancora, a Roma, un giorno di più od uno in meno, perchè proprio non ce la fanno a sopportare il fardello delle spese per il loro mantenimento. Ma vogliamo forse ricordargli, a questo attuatore del Programma, che tanti, troppi precari, vecchi e giovani, devono tirare a campare con 7 od 800 € mensili, dopo ore ed ore di lavoro umiliante e defatigante, che ci sono onesti lavoratori che perdono il posto a 40 o 50 anni e debbono arrabattarsi in mille avvilenti lavoretti, per continuare a far vivere, al limite del decoro e della decenza, la famiglia? Lo vogliamo forse angustiare, con tutti i pensieri che già lo martellano e ne minano la salute, fisica e psichica, rammentandogli che ci sono vecchi che, dopo una vita di duro lavoro, vivono. si fa per dire, o meglio, ritardano il giorno fatale della loro immeritata fine, con la pensione minima di 4 o 500€? Ah, ma voi siete, allora, degli infami Maramaldi, voi uccidete un uomo morto, di fame! Fate forse parte di quella schiera becera di divorziati, separati, mogli e mariti dal matrimonio distrutto, libertini e gaudenti, che si ritrovano, poi, per mettere qualche cosa sotto i denti, a dover frequentare le mense parrocchiali, e i dormitori comunali per trovare un giaciglio per la notte…Come accadde a me, che ho nutrito due figlie preadolescenti meco conviventi, per lungo tempo, da separato, a base di riso, pasta e carne tritata per ragù; ma ben mi stava, tant’è che, da divorziato e risposato, anche Santa Madre Chiesa, Cattolica, Apostolica e Romana, mi ha anatemizzato e scomunicato per benino, perdinci! E non parliamo poi di quelle signore, mollate dal marito per futili motivi, che si abbassano a fare le colf o le badanti, pur di racimolare, per sé ed i figli, un tozzo di pane e due stracci per coprirsi…Lui, invece, il vetero-democristiano di Avellino, ha, giustamente, atteso i 43 anni, per sposare la farmacista salernitana; ed ora, con 4mila €, dice lui, che gli restano da un lavoro indefesso, alacre e zelante per tutto il mese, deve anche mantenere tre povere bimbe e tirare quattro paghe per i lessi. Che Iddio, che Caritas est, ed anche ovest, come ha ribadito Papa Ratzinger, nella Sua squisita Enciclica, lo assista, vegli su di lui e ponga la Sua Santa mano sul suo inutile capo! Anche perchè, come testimone di nozze, si è meritato nientepopodimeno che Berlusconi; e recentemente, dopo i varii dispiaceri che il PdL gli ha riservato, ha onorevolmente affermato che continuerà a votare per il Cavaliere, ma solo perchè, appunto, ricoprì quella funzione solenne, al suo matrimonio. Ciò nonostante, il partito gli ha rifiutato, alle elezioni europee del 2009, un raccomandato della stazza di un Cirino Pomicino, nomen omen. Questo stakanovista della politica nazionale, del resto, come un santone indiano, uno yoghi indù, è capace di lavorare, indefessamente ed ininterrottamente, senza usufruire della pausa pranzo, interruzione che ha duramente stigmatizzato come un rito satanico perditempo nel panorama dei lavoratori italiani, gozzovigliatori ed epuloni. Lui invece tira avanti per tutta la giornata, senza bisogno di abbassarsi a seguire le regole del metabolismo sub-umano dei suoi connazionali. E voi, zappatori e vangatori, servi della gleba, volgo disperso che nome non ha, invece, vi sbranate pagnotte di pane, magari anche con del companatico; voi, scaricatori al mercato del pesce o dell’ortofrutta, fate scempio di panini imbottiti di frittata e mortadella; voi, impiegatini, Travett scansafatiche, scendete al bar sottostante per un fast-food da gastrite cronica ed acuta, ritornando poi alla scrivania, a smaltire singulti irrefrenabili e ruttini acidi da cattiva digestione! Shame on you! Prendete esempio da chi riesce, a malapena, a garantire il pane alla famiglia, con 4mila miseri Eurini! E poi il sor Rotondi da Avellino si meraviglia perchè, una volta, venne inseguito a lungo, da un misterioso SUV, sulla Roma-Bari, alla guida del quale pare che ci fossero due tristi figuri, affiliati alla mafia; no, non erano due malavitosi, ma due pastori sardi, dalla Barbagia calatisi sul continente, che, affittato un fuoristrada con gli ultimi risparmi, lo volevano raggiungere e terminare, a colpi di coltelli di Pattada, loro, che per mesi si permettono di sbocconcellare pane carasau e formaggio pecorino o caprino, sdraiati in panciolle, tra le lande deserte dei pascoli isolani. Dopo un tal fatto ed alla luce di quanto rimane da vivere ad un povero ministro o parlamentare, ebbene, il sor avvocato Rotondi, eticamente correttissimo, anzi, esemplare, ha proclamato che, essendo oramai la casta disonesta dei parlamentari odiosa ed odiata dagli italiani, tanto valeva che, almeno fino al 2013, Tremonti e Berlusconi se la tenessero buona, questa ciurma e marmaglia di mangiapane ad ufo e tradimento; anzi, che se li coccolino, se non vogliono provocare una rivolta per far cader il governo, giustamente, dopo le minacce infami di tagliar loro stipendi -i più alti del globo terracqueo, nella loro posizione- e, soprattutto, i privilegi immeritati. Insomma, che muoia Sansone con tutti i Filistei! Anzi, con aria affranta, le spalle curve, incontrando dei fannulloni precari insegnanti, che manifestavano sotto Montecitorio, indicando loro, tristemente, il Palazzo, ha sussurrato che presto, da lì, sarebbero usciti mille dei suoi colleghi, del tutto disoccupati. E non gli piace nemmeno il cantante capellone Caparezza, che, in un suo pezzo, “Goodbye Malinconia”, ha osato denunciare la fuga di giovani cervelli dall’Italia, e che diamine! E’ anche un ansioso angosciato, lui, Rotondi, che non dovrebbe, invece, temere nulla, circa l’emigrazione del suo cerebro verso altri lidi. Ci sono poi dei lavoratori indefessi nel campo del ladrocinio, che continuano, imperterriti, a visitare la sua abitazione, convinti di riuscire ad arraffare ricchezze che non esistono assolutamente, come ha ribadito il ministro; ultimamente si sono dovuti accontentare del suo PC da quattro soldi. Ma che speravano di raccattare, nella misera capanna di un ministro e di una farmacista, con tre bimbe a carico? D’estate, mentre operai ed impiegatini sciamano verso spiagge esotiche dell’Oceano Pacifico o Indiano, la famiglia Rotondi si deve accontentare della villetta dei genitori di lui, al lido Miramare di Pineto degli Abruzzi. Come tristemente, tirandosi la barba fiorita, esclamava, rivolto al Cielo, il vecchio imperatore Carlo Magno, nella chiusa della Chanson de Roland, anch’io penso che Gianfrà potrebbe piangere, verso Dio misericordioso: “Deus –dist li reis- (qui, il ministro!) si penuse est ma vie!” Pleuret des oilz, sa barbe blanche tiret. Ci falt la geste que Turoldus (Rotondus, in questo caso) declinet.
Franco Bifani ha insegnato Lettere in istituti medi e superiori dal 1968 al 2003. Da quando è in pensione si dedica essenzialmente alle sue passioni: la scrittura, la psicologia e il cinema.