Ogni giorno ascoltiamo le stesse parole “viviamo in un periodo di grande crisi”: non è facile studiare senza certezze, lavoro che scarseggia, possibilità sono sempre meno. E dopo? l’interrogativo che angoscia. L’importanza di un’istruzione adeguata sembra perdere sempre più valore, ma se è vero che il numero d’iscritti all’Università è in continuo calo dal 2004/2005, perché circa il 64% dei ragazzi usciti dalla scuola superiore decide ancora di iniziare un percorso che li porterà ad un titolo di studio a cui il mondo del lavoro sembra non dare più alcun peso? Gli studenti sono consapevoli delle reale possibilità di trovare un’occupazione finiti gli studi? O vedono l’Università solo come una sorte di “parcheggio”, un’occasione per ritardare l’accesso al lavoro?
Abbiamo cercato risposta a queste domande intervistando studenti ma non solo, cercando di analizzare la realtà che ci circonda, partendo dai progetti e dalle esperienze per arrivare a delineare le dinamiche che si stanno affermando tra istruzione e mondo del lavoro. Non ci siamo però limitati a questo, abbiamo cercato di toccare gli argomenti anche da altri punti di vista, analizzando le stesse situazioni e gli stessi problemi con gli occhi di una persona disabile e di studenti provenienti da un altro paese europeo. Intervistando chi studia siamo così entrati in un mondo che vede ancora nell’università una tappa fondamentale per l’ingresso nel mondo lavorativo spesso immaginato come un futuro relativamente lontano.
Molta importanza viene quindi data alla scelta della facoltà e tante sono le variabili che influiscono nella decisione di un particolare percorso. In passato una spinta determinante in questa scelta veniva dalle famiglie; non era difficile incontrare figli di professionisti che ripercorrevano il percorso formativo del padre, spesso per ereditarne il posto di lavoro. Parlando con gli studenti dei vari atenei si può dire che questo orientamento non è più molto in voga, oggi la maggior parte dei nuovi iscritti sceglie le materie di studio in base alle proprie attitudini, anche se la tendenza di “seguire le orme dei propri genitori” persiste soprattutto nelle facoltà scientifiche o altamente qualificative come medicina e farmacia.
Rispetto al passato anche le modalità di scelta del luogo di studio sono molto cambiate. Cinquant’anni fa spostarsi in un’altra città poteva essere un peso economico non alla portata di tutti, un figlio poteva rappresentare forza lavoro essenziale nell’economia familiare. In seguito al boom economico, le possibilità sono aumentate consentendo a sempre più famiglie di permettersi non solo l’allontanamento ma anche il mantenimento di un figlio fuori sede. Negli ultimi anni la tendenza si sta tuttavia invertendo e un numero sempre maggiore di studenti sceglie di non spostarsi troppo per studiare. Al contrario di come si potrebbe pensare, nella maggior parte dei casi la rinuncia non avviene solo per motivi economici, è la nascita di università in quasi tutte le città italiane a fare perno sulla comodità di studiare nella propria città.
Il lavoro continua comunque a pesare nei sogni e nei progetti degli studenti. Spesso alla domanda “Perché hai scelto questa corso di laurea?” molti rispondono “prepara al lavoro che vorrei fare in futuro”, “avrei voluto fare un altro corso ma questo dà più possibilità in ambito lavorativo”. Tuttavia le tendenze del mercato sembrano dare sempre meno peso all’istruzione. Dall’ultimo rapporto Excelsior, risulta che nel 2010 la domanda di laureati è diminuita e calerà ulteriormente per il 2011. Mentre nel 2007 un nuovo posto di lavoro ogni 6 richiedeva la laurea (16,5%), oggi la richiesta e scesa ad un posto ogni 10 (9,3%). Se a ciò aggiungiamo che oltre la metà delle offerte di lavoro totali è rappresentata da contratti a termine possiamo tranquillamente dire che la realtà contrasta nettamente con le aspettative di chi investe impegno, tempo e denaro nella propria istruzione. Ma allora perché studiare? Recentemente interrogato sull’argomento il presidente di Unioncamere Emilia Romagna Andrea Zanardi ha dichiarato “Giovani continuate a studiare.
L’Università si frequenta soprattutto per se stessi, per acquistare capacità e per formare il carattere, solo secondariamente per trovare un impiego”. Sicuramente l’importanza di un’istruzione adeguata è riconosciuta da sempre, ma la sua svalutazione non è forse naturale in una società che dichiara che “con la cultura non si mangia”?.
Forse l’Europa ci salverà
(Rocio Esperilla e Alicia Mostazo, studentesse spagnole in Italia col programma Erasmo)
Parlando con chi studia lontano dal proprio Paese abbiamo cercato di scoprirne difficoltà e vantaggi, possibilità e motivi di questa scelta. In un mondo in cui la globalizzazione ha reso possibile l’unione tra i Paesi, studiare all’estero è più un problema dal punto di vista pratico che altro. Grazie alla grande attrattiva di quest’opportunità, molti giovani scelgono di studiare in altre università in Europa perché si sentono comunque parte dello stesso sistema sociale ed economico, legati da una cultura che si sviluppa sulle stesse basi. Gli studenti possono perfezionare l’uso di altre lingue, ma non solo, vivere in un’altra Nazione permette soprattutto di conoscerne quelle peculiarità culturali, come la cucina e il carattere delle persone, che nessun libro può insegnarti.
Ci sono diverse ragioni che spingono uno studente a scegliere un paese piuttosto di un altro. Quella principale è la cultura e tutto quel che ne consegue, tanto il linguaggio quanto la bellezza del Paese o la vicinanza della sua gente. Francia, Germania, Regno Unito e Spagna, sono i paesi che richiamano maggiore interesse grazie all’importanza delle loro lingue. Nella scelta di uno studio all’estero la sfera professionale riveste un ruolo importante e perciò i paesi con un maggiore sviluppo economico si rendono più appetibili per le maggiori opportunità di carriera. Un esempio è la possibilità di studiare giornalismo nel Regno Unito o in Spagna, dove sono presenti stazioni come BBC e Telecinco, che negli anni hanno istituito una propria forma di elaborazione delle informazioni. Un altro aspetto che influisce nella scelta è quello economico, esistono molte borse di studio in aiuto agli studenti, programmi come Erasmus, Argo, Comenius e Socrates, ma non sempre sufficienti a coprire le spese che lo studio all’estero comporta.
Lavorare durante il soggiorno all’estero diventa quindi una realtà per molti studenti con la difficoltà che questo comporta nel seguire a pieno il proprio programma accademico.
(PROSSIMA PUNTATA: l’impatto violento col mondo del lavoro)
GLI AUTORI DI QUESTA INCHIESTA
Giuseppe Labellarte
Guido Medici
Alicia Mostazo
Laura Lentini
Stefenia De Cesare
Rocio Esperilla Lozano
Giuseppe Labellarte, Laura Lentini, Stefania De Cesare, Guido Medici, Rocio Esperilla e Alicia Mostazo sono gli autori della ricerca svolta nel corso di laurea Magistrale in Giornalismo e Cultura Editoriale all'Università di Parma