Pare che, per evitare le assillanti e martellanti telefonate commerciali e pubblicitarie del nostro telemarketing quotidiano, sia stato istituito un apposito registro; chi vi si iscrive, non dovrebbe essere più disturbato. Ma le associazioni di consumatori hanno già premesso che potrebbe essere una cancellazione non definitiva; maligni intruders, tele-tarli ed emmerdeurs acustici potrebbero tornare ad insinuarsi nelle nostre linee telefoniche. Sembra esistere già una specie di tacita autoregolamentazione, per cui non si rompono timpani ed altro ai teleutenti prima delle 9 e dopo le 19,30, giammai di domenica e nei festivi. Altre regole non vengono però rispettate; non si dovrebbe richiamare, con fastidiosa insistenza, un abbonato, da parte della medesima ditta e con le stesse, identiche offerte da proporre. Dovrebbero passare almeno 30 giorni di tregua; inoltre, chi chiama sarebbe tenuto a citare il nome della ditta, cosa che avviene regolarmente, a qualificarsi e a fare presente al chiamato che può iscriversi a questo Registro delle opposizioni. Tutto ciò, almeno in teoria, dal 1° di febbraio. Ma è già pronta una subdola scappatoia; basta che si firmi, anche inavvertitamente, distrattamente, in buona ed ingenua fede, un modulino vigliacco, dopo un qualsiasi acquisto in un negozio, che acconsenta all’uso dei nostri dati personali a fini pubblicitarii e siamo in trappola, condannati ad auscultare telefonate reiterate, da parte di una certa ditta, anche se ci fossimo iscritti nel famoso indice delle telefonate proibite. L’ultima spiaggia, in questo caso, sarebbe quella di rivolgersi al Garante della privacy, questo fantomatico e nebuloso personaggio, di cui si ignora persino la reale esistenza o se appartenga solo alla fiction infinita della burocrazia italica. Ma i vari passaggi per l’iscrizione alla no-call list non sono agevoli , specie per gli utenti più deboli, come gli anziani, bersaglio preferito del telemarketing più spregiudicato. Sarebbe stato, infatti, molto più facile e logico istituire un registro positivo di utenti che acconsentivano alle chiamate pubblicitarie. Da segnalare che Adiconsum e Federconsumatori non sono stati minimamente consultati ed avvertiti di queste opzioni, per evitare preventive campagne di informazione, rivolte ai teleutenti. Il Ministero dello Sviluppo economico ha poi affidato questo registro delle opposizioni ad un ente privato, la Fondazione Bordoni, che ne realizza anche il monitoraggio, escludendo a priori la partecipazione delle Associazioni di consumatori.
Passando ora a considerazioni personali e soggettive, noto però che le telefonate sono raramente in chiaro, per cui, pur essendo muniti di sistema di identificazione del chiamante, appare sempre la solita odiosa scritta “Privato”, non richiamabile per nessun motivo. Vengo bombardato e subissato, anche prima delle 9 e pure dopo le 19,30, da poveracci, addetti ai call-centers, che mi offrono olio, vino, prodotti dimagranti, sistemi di depurazione e filtraggio dell’acqua dei rubinetti, vincite di viaggi e premi favolosi, da ritirare presso prestigiosi hotels, a 8 stelle e pure con la cometa di Betlemme; non mancano nemmeno le offerte strabilianti di gestori telefonici ed ho il mio bel da fare per oppormi alle insistenze di costoro. Per il vino, dichiaro di essere appena uscito da un programma dell’Anonima Alcoolisti, oppure cito l’afflizione da diabete acuto e cronico o un’ipertensione alle stelle. Alle profferte di olio, da buon parmense, oppongo burro e margarina, a quintalate, sui varii cibi. Dichiaro altresì di essere magro come un grissino, rifiuto sdegnosamente viaggi e premi di ogni tipo e valore, proclamo la mia assoluta fedeltà monogamica al gestore telefonico cui sono coniugato da innumeri anni. Rispondo sempre con la massima pazienza e cortesia; immagino la frustrazione del chiamante – di solito Samantha, Barbara o Jessica – e la sua lauta remunerazione mensile. Ciò anche se, solitamente, il telemarketing pusillanime mi coglie impreparato, mentre mi accingo, come mammeta m’ha fatto, a farmi una doccia, oppure, sempre in bagno, quando sono occupato in altre operazioni particolari; od anche, in cucina, con le mani unte e bisunte non dal Signore, ma di condimento, nel corso di imprese culinarie. Mi è anche capitato di imbattermi in cafoni e buzzurri, che ti prendono per i fondelli, sfacciatamente, e che interrompono la comunicazione, dopo averti mandato da qualche parte a fare cose che preferisco non citare, anche se facilmente immaginabili, pronunciate, molto spesso, con forte e spiccato accento romanesco o partenopeo. E non posso nemmeno più richiamare per ricambiare gli augurii o per segnalare all’azienda la villania dell’operatore, sempre per quel fatto dell’anonimato del numero chiamante. Insomma, cornuto e mazziato da parte di ignoti maramaldi! Non è giusto, e nemmeno buono, equo e salutare…
Franco Bifani ha insegnato Lettere in istituti medi e superiori dal 1968 al 2003. Da quando è in pensione si dedica essenzialmente alle sue passioni: la scrittura, la psicologia e il cinema.