Basta essere clandestino. Qualche volta non lo sai neanche. Lo senti dire alla tv. Le persone ne parlano. Ma tu non ti senti clandestino. Conosci il tuo nome. Sai dove sei nato. Ti ricordi tutto. Il nome di tua madre. Di tuo padre. Dormi da un amico o forse da un parente. Nel soggiorno. Sul divano. O forse avete affittato un buco, con due stanze. Siete in sei/sette li dentro per potere pagare il meno possibile. La mattina esci a cercare lavoro. Vai in piazza e aspetti che ti vengano a prendere. Per fare il muratore, lo zappatore o lo scopatore di donne insoddisfatte.
Eh sì, qualche volta ti vengono a cercare uomini che ti propongono di fare sesso con la moglie perché loro non ci riescono più. E ti pagano la giornata. E se non ti va cerchi altre alternative. Potresti fare volantinaggio. Andare in giro e mettere dei volantini nella casella postale di persone che non conosci. Che a volte non sono interessate né a te, né alla tua pubblicità. La sera torni a casa stanco. Deluso. Con tante domande. Ti rendi conto che la tua vita è appesa al fatto di avere o non avere il permesso di soggiorno. Devi trovare il modo di regolarizzarti.
Forse mi sposo con una donna italiana. Si, una un po’ vecchia che non ha marito. Un po’ grassa. O vado a fare la richiesta per essere rifugiato. E visto che non vengo da un paese in guerra devo mentire. Perché nessun può pensare che scappare da un paese come il tuo è sempre dovuto a guerre.
La guerra non è solo quando si spara. Ma è anche quando non si può parlare, non si può criticare. Non si può trovare lavoro. Sei in guerra quando non hai nessuna possibilità a casa tua. E scappi per trovare soluzioni migliori. Ma per la legge tutto questo non conta. Devi dimostrare che vieni dall’Eritrea. Lì c’è guerra. No, meglio dalla Somalia. Lì non c’è niente. Neanche lo stato. Allora si studia. Si fa di tutto per avere informazioni sul paese. Si lotta per entrare nel personaggio. Io sono Eritreo. Ma la cosa migliore è quando capita una sanatoria. Almeno qui menti meno. Perché non puoi non mentire.
Con la sanatoria, devi solo dimostrare che lavori. E cavoli che cosa fai qui se non lavori? Tornatene a casa tua allora. Devi dimostrare che hai la casa. Eh si. Dove dormi? Sei un barbone? Allora non ti meriti il mio paese. Noi vogliamo gente seria. Sei arrivato da poco e vuoi già essere regolare? Dai aspetta un po’. C’è gente che aspetta la sanatoria da uno, due, tre anni. Loro hanno la precedenza. Tu devi aspettare. Cosa sono tre anni da clandestino? Ma tu sai che per forza devi essere in regola. Sei stanco di fare il muratore in nero. Sei stanco di scopare queste signore che non sono neanche carine. Sei stanco di portare questi volantini che fanno la pubblicità di prodotti che non riesci neanche a comprare.
Ti piacerebbe avere una vita normale. Una piccola casa. Un piccolo lavoro, vero. Con contratto. Una piccola macchina. Una piccola moglie. Una piccola famiglia. Una tua piccola vita. I tuoi piccoli sogni. Allora inizia il cammino del combattente. Bisogna essere intelligenti, furbi, attenti, informati. Qualche volta fortunati. Bisogna ascoltare tutto e tutti. Vai da tutti i sindacati. Hai tutte le tessere. Cgil, Cils, Uil… Essere iscritto a tutte le realtà e associazioni antirazziste: la caritas, il comitato antirazzista, il movimento…, i centri sociali. Poi a casa si parla di tutto.
La tv ha detto questo. La Cgil ha detto quell’altro. Domani c’è una riunione alla Caritas.
Inizi a pregare il tuo Dio. Sentire la famiglia per i sacrifici agli antenati. Tutto quello che ti può aiutare. E poi riesci alla fine a fare tutto. Pagando a volte. Riesci a depositare la domanda. Poi sei fortunato te lo danno. Trovi un lavoro. Fai venire la famiglia. Inizia la tua piccola scalata nell’ascensore della vita sociale. Hai dei figli che vanno a scuola. Sono passati dieci anni. Si parla della crisi economica nel mondo. Anche in Italia c’è crisi. Tanta gente in cassa integrazione. Perdi il lavoro. Sei a casa. Ti scade il permesso, forse c’è il rischio di ridiventare clandestino. Disperazione. Basta poco per essere matti. Poco.
Cleophas Adrien Dioma è nato a Ouagadougou (Burkina Faso) nel 1972. Vive a Parma. Poeta, fotografo, video documentarista è direttore artistico del Festival Ottobre Africano (www.ottobreafricano.org - cleobibisab@yahoo.com - info@ottobreafricano.org). Collabora con “Internazionale” e “Solidarietà Internazionale”.