Bianco, biondo, cristiano, europeo: prendete nota che i terroristi hanno cambiato colore
25-07-2011
di
Cleophas Adrien Dioma
Hanno subito deciso di chiudere le frontiere. Chiudere lo spazio Schengen. Questo è stata la prima reazione. Viene sempre da fuori. Non è mai dei nostri. Il nemico. Qualcuno ha iniziato ad accusare gli islamici. Nessuno ha pensato che poteva essere un biondo norvegese ad avere fatto questa cosa ignobile. È sempre colpa degli altri. Adesso? In un mondo cosi globalizzato, tutto è purtroppo o per fortuna globalizzato. Anche le sfortune. Siamo misti. Mescolati. Insieme. Da molto tempo. È troppo tardi per chiudere le frontiere. Siamo già qui. Noi gli altri. Consapevoli sempre di essere diversi. Stranieri. Nessuno si ricorda che gli attentatori in Inghilterra erano inglesi. Si con genitori di origine straniera ma loro erano inglesi. Nati li. La chiusura delle frontiere non avrebbe cambiato niente. Idem per gli attentatori delle torre gemelle. Erano già dentro. Dentro l’America. Nelle vie e nelle case americane. Tra la gente americana. Poi l’America è ovunque. Noi siamo tutti americani. Siamo tutti europei. Siamo tutti africani. Di cultura. Di storia. Di vita. A casa mia in Burkina Faso siamo cresciuti sognando l’America, guardando film cinesi o indiani, sitcom televisivi brasiliani, parlando francese e inglese. Gli spaghetti fanno parte adesso della nostra arte culinaria. Dunque come vuoi o puoi chiudere un mondo cosi aperto? In che modo pensi di poter fermare i movimenti dell’essere umano?
Adesso cosa facciamo? Cosa chiudiamo? Dobbiamo cacciare via tutti biondi dal mondo occidentale? Chi è il nemico? L’altro? Sempre? Forse il nemico siamo noi. Noi, quelli che rifiutiano di indignarsi di fronte ad un mondo che va alla deriva. Noi che non cerchiamo di capire che il male che portiamo in quei paesi lontani poi ci ritorna in faccia. Come sputare in aria… Noi ci può stare bene se il tuo vicino sta male. Ha fame. Sta morendo.
Chiudere le frontiere non è mai stato e non sarà mai la soluzione a tutti problemi che vive il mondo ricco occidentale. Poi scoppia dentro. Da dentro. Ci dobbiamo indignarsi del potere del più forte sul più debole. Dobbiamo indignarsi della nostra non indignazione. Del nostro silenzio. Della nostra non partecipazione. Ci dobbiamo fare autocritica. Noi che siamo dall’altra parte della sponda e crediamo di essere salvati. Il nemico è qualche volta in noi. E quello che vediamo a volte nello specchio e che rifiutiamo di guardare. Poi forse non basta neanche più indignarsi….
Cleophas Adrien Dioma è nato a Ouagadougou (Burkina Faso) nel 1972. Vive a Parma. Poeta, fotografo, video documentarista è direttore artistico del Festival Ottobre Africano (www.ottobreafricano.org - cleobibisab@yahoo.com - info@ottobreafricano.org). Collabora con “Internazionale” e “Solidarietà Internazionale”.