La Lettera

Per ripulire la democrazia inquinata i ragazzi hanno bisogno di un giornale libero

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È abbastanza frequente che editori della carta stampata chiudano i loro giornali. Anche a me è capitato quando dirigevo “L’Avvenire d’Italia”, e oggi si annuncia una vera e propria epidemia a causa della decisione del governo di togliere i fondi all’editoria giornalistica. Ma che chiuda Domani di Arcoiris Tv, che è un giornale on line, è una notizia …

La Lettera

Domani chiude, addio

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L’ironia di Jacques Prévert, poeta del surrealismo, versi e canzoni nei bistrot di Parigi, accompagna la decadenza della casa reale: Luigi Primo, Luigi Secondo, Luigi Terzo… Luigi XVI al quale la rivoluzione taglia la testa: “Che dinastia è mai questa se i sovrani non sanno contare fino a 17”. Un po’ la storia di Domani: non riesce a contare fino …

Libri e arte » Teatro »

Teatro bene comune per il palcoscenico di dopodomani

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Teatro Municipal - Foto di Elton Melo

“Non si può bluffare se c’è una civiltà teatrale, ed il teatro è una grande forza civile, il teatro toglie la vigliaccheria del vivere, toglie la paura del diverso, dell’altro, dell’ignoto, della vita, della morte”. Parole di Leo …

Inchieste » Quali riforme? »

Il governo Berlusconi non è riuscito a cancellare l’articolo 18, ci riuscirà la ministra Fornero?

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Il governo Monti ha perso il primo round con Susanna Camusso che fa la guardia alla civiltà del lavoro, fondamento dell’Europa Unita. Sono 10 anni che è morto Marco Biagi, giuslavorista ucciso dalle Br. Si sentiva minacciato, chiedeva la scorta: lo Scajola allora ministro ha commentato la sua morte, “era un rompicoglioni”. Rinasce l’odio di quei giorni? Risponde Cesare Melloni, …

Società » Con questa faccia da straniero »

La mia ragazza è bianca : “E se la mamma ci vede?”

29-09-2009

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Leggero. È tutto tranquillo. Siamo seduti sul divano. Davanti a noi la televisione. Fuori i rumori delle macchine. Abbiamo appena finito di mangiare. Ho cucinato del riso, della carne con delle patate dolci. Ha la testa sulle mie ginocchia. Sento il suo respiro. Leggero. Io sto bene. Il tempo passa e mi faccio qualche domanda. Ho qualche paura. Non so cosa dire. Non so cosa fare. Ieri siamo partiti  per Varese. La sua terra, la sua gente. Voleva farmi vedere dov’era nata e dov’era cresciuta. Sembra una bambina quando mette la mano alla bocca. Forse la amo già. Amo il tempo che passa. Amo il suo sorriso. Amo come guida la macchina. Amo come mi ama. E ho paura. Non so se sono capace di amare ancora. Come si ama una persona normalmente. Soffro di un passato recente e devo uscire da un presente che non passa più. Mi guarda e sorride. Mette la mano alla bocca e sorrido. Sento il mio cuore battere. Forse la amo già. Una birra. L’ultima. Qualche volta mi chiedo se vede il nero che sono. Forse non se ne rende conto. Poi mi chiama “il mio negretto”. Mon negre a moi.

Oggi siamo andati a Bodio Lomnago, era tutta agitata. Voleva farmi vedere la loro casa. La casa dov’è cresciuta. La scuola. Il quartiere. Poi aveva paura di incontrare sua madre. E se ci vede cosa facciamo? Va be’ ci fermiamo.  Boh non lo so, forse è sulla terrazza. Dai voglio vedere la tua casa. La mano alla bocca. Il sorriso timido. L’altra mano ferma che guida. Questa è la nostra casa. Bella. Quartiere chic molto tranquillo. Penso ancora alla parola leggera. Sai, mi piacerebbe portati in Africa. Dove, in Burkina Faso? Anche. Sorriso. Le conversazioni. La vita. Il tempo. Tornando mi sono ricordato della prima volta che l’ho vista. Via Bruno Longhi, Parma. Ero sulla bici. Solite cose. A vagabondare. Faccio sempre le stesse cose. Esco di casa, prendo la bici e parto. Non so mai per dove dove, ma parto. Mi piace l’dea di partire per incontrare le persone. Così. Mi piace l’incontro. Mi piace il sorriso. Mi piace la parola. E l’ho incontrata. Portava in giro il suo cane. Un sorriso. Non mi ricordo più cosa ho detto. Si cercano sempre le parole. Voglio dirti qualcosa ma non so. Voglio conoscerti. Voglio essere il tuo amico. Voglio vivere la tua vita. Inventare le parole. Poi un aperitivo, una cena. Qualche sms e il tempo che racconta. Fa freddo qualche volta e io ti voglio lì. Perché di te non vedo più il colore. Di te vedo il sorriso, la mano alzata. I momenti in cui litighiamo. E mi rendo conto che sono un uomo e lei una donna. Sospiro. Accarezzo i suoi capelli. Sento il suo cuore battere.

La tv parla della lotta alla clandestinità, di questi negri che invadono l’Italia. Delle leggi sulla sicurezza. I militari in piazza. Maroni che spiega come in poco tempo sono riusciti a lottare contro la malavita. Le ronde. Questa situazione di guerra perpetua. Nessuna pace. Nessuno messaggio positivo. Sembra che tutto vada male e che bisogna sempre difendersi. Barricarsi. Non parlare, non sorridere, non ridere. L’altro è nemico. Guerra. Il suo cuore batte leggero. Pace. Spengo la televisione. Chiudo gli occhi. Questa mano alla bocca, il sorriso timido. Goccia, il suo cane che corre contento. Comincio a sentire il cuore che batte. Pace. Un amore infinito. Forse la amo già.

Cleophas Adrien DiomaCleophas Adrien Dioma è nato a Ouagadougou (Burkina Faso) nel 1972. Vive a Parma. Poeta, fotografo, video documentarista è direttore artistico del Festival Ottobre Africano (www.ottobreafricano.org - cleobibisab@yahoo.com - info@ottobreafricano.org). Collabora con “Internazionale” e “Solidarietà Internazionale”.
 

Commenti

  1. Ciao Cleo,
    tra tutti gli articoli, i pensieri, gli interventi che hai scritto in passato questo è senza dubbio il più intimo e personale e, conoscendoti di persona, mi ha colpito ancora di più. Purtroppo certe volte ci si sente colpevoli per ciò che si ha nel proprio cuore soltanto perché la persona che amiamo “non è uguale a noi”. Un pò come quando all’università i miei amici italiani mi chiedono come faccia a conoscere tutti i neri di Parma, soltanto perché magari ho salutato qualche studente camerunense della mia facoltà. Credo che questi piccoli ostacoli emotivi non siano lì per fermarci ma solo per darci l’opportunità di mostrare quanto teniamo alle cose, in questo caso alla persona che amiamo. Cari Saluti

  2. Anna Vecchio

    soffro e mi sento impotente quando vedo quel che succede nel paese dove vivo, quando sento le persone che vedo ogni giorno fare discorsi settari e razzisti parlare di questo paese come “la mia terra” ma chi ce l’ha mai data in possesso? perchè dovrebbe essere mia ,perchè ci sono nata? Mi fa paura pensare che questo razzismo dilagante possa contagiare anche i miei figli, ai quali cerco di passare tutt’altro.
    Mi vergogno di appartenere a questo paese, che non è mio, anche se ci sono nata,e non ci tengo a possederlo, mentre vorrei condividerlo com tutti quelli che, diversi da me per provenienza ed etnia sono uguali a me nei pensieri e desideri

  3. Il testo, bellissimo, molto profondo raggiunge il cuore dell’uomo;lo illumina e fa risorgere la speranza di un mondo migliore. Un mondo che vedo vicino,nonostante, e che sorgerà per la potenza delle parole dell’amore e della giustizia.
    La terra è un solo paese e l’Umanità i suoi cittadini Esiste una sola razza,quella umana.
    Ciao Cleo, un abbraccio a te e a tutta l’umanità, Paolo Lo Cicero

  4. silvio cinque

    Bello e tenero. É quello di cui abbiamo tutti bisogno. Signor Adrien si potrebbe presentare il suo libro in biblioteca a Borghesiana? Siamo in contatto con “scritti d’Africa” e presenteremo dei libri della Scego, della Miano e di Al kafisi (Somalia, Camerun ed Egitto). Borghesiana è nel territorio di TorBellaMonaca dove quasi ogni giorno si verificano episodi di razzismo. La Biblioteca, come tutte le Biblioteche, è frequetata da tanti cittadini, molti provenienti dall’Africa e dall’Europa dell’Est. É un posto di pace, ospitalità ed amore. Ci venga a trovare. Silvio Cinque, responsabile Bibliotecario di Borghesiana. tel 06/45460363.

  5. Maria

    Che bella questa descrizione di un amore nascente. A me è successo più di 50 anni fa ma a leggere queste parole rivivo le stesse emozioni e gli stessi sentimenti di allora.
    Auguri carissimi ragazzi!!!! prendevi solo cura nel tempo del vostro Amore, perchè è forte, ma anche delicato come un fiore

  6. carmen gueye

    A quanto pare anche mamma black se vede il figlio con una bianca ha delle perplesità. La mia non ha detto niente, comunque.

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