L’Italia di Camillo non c’è più. Camillo del Piaz, padre servita, 92 anni, uno dei grandi vecchi della speranza. Fino all’ultimo giorno ha rianimato la coscienza civile di una società che lo impauriva. Se ne è andato domenica. L’ultima telefonata qualche mese fa. Voce ormai di vetro, pacata e attenta nella scelta delle parole eppure certe cose le dice in fretta: “Quando ascolto i politici dei nostri giorni, mi dispero. Durante la Resistenza sognavamo un’Italia diversa dall’arroganza del fascismo. Adesso la vergogna nell’ascolto di chi ogni giorno offende i deboli con la supponenza che rifiuta la pena degli altri. Non pensavo di invecchiare in un paese come questo”.
La scoperta di Camillo che preferiva l’ombra è stata lunga: “Se non conosci Camillo non capisci Turoldo, La Pira, Dossetti, Ernesto Balducci, don Mazzolari …”: attorno al tavolo della cena di Nomaldelfia, don Zeno Saltini ricordava il deserto attraversato con l’aiuto di “fratelli così”. Saltini era un avvocato dalla vocazione tardiva. Parroco attorno a Fossoli, bassa modenese, campo dove i fascisti raccoglievano gli ebrei da spedire nei campi della morte. Finita la guerra, le baracche restano vuote. Attorno, il vagabondaggio di centinaia di bambini senza genitori, senza casa: figli della strada. Saltini li raccoglie sotto le tettoie del dolore e Turoldo gira l’Italia a pezzi per raccogliere i soldi della “ carità dovuta”. Camillo coordina fra le quinte e viene appena sfiorato dalla persecuzione del ministro Scelba allarmato “dal disordine di iniziative provocatorie“. Fossoli chiusa, Vaticano che proibisce la messa a don Zeno, Turoldo esiliato fra gli emigranti italiani del Canada e Camillo costretto al silenzio.
Giovanni XXIII restituisce la dignità e la contessa Pirelli regala una proprietà attorno a Grosseto. Nomaldelfia rinasce e i protagonisti della speranza si illudono che gli italiani siano davvero cambiati. Camillo e Turoldo vengono dalla povertà di famiglie della montagna: Friuli e Tirano, Valtellina. La loro amicizia comincia nel seminario di Vicenza, continua nella Milano dei gerarchi dove aprono la Corsia dei Servi. La ricorda Ettore Masina “primo cenacolo della Resistenza”. Incontri carbonari di pace immaginando una Liberazione che non “doveva essere”, ripeteva Camillo, “la festa di chi vince, l’umiliazione di chi perde, quindi scoramento della delusione. Perché non esistono liberazioni. Solo uomini che si liberano. E non ci si libera una volta per tutte, bisogna continuare a liberarsi”.
Nell’ultimo colloquio l’amarezza “dietro la retorica delle celebrazioni, nessuno vuole davvero cambiare”. In quel “nido di vipere della Corsia” (verbali della polizia fascista) si raccolgono cattolici che non sopportano: Mario Apollonio, Dino del Bo, Angelo Romanò. Lavorano con giovani dalla filosofia diversa: Gillo Pontecorvo ed Eugenio Curiel, assassinato dalle brigate nere. Nella montagna dove provano a “sostituire alle armi la ragione”, mentre Mussolini sta declinando a Salò, li raggiunge il vescovo Bernareggi: a Roma si sta disegnando un partito cattolico, il Vaticano chiede la loro adesione. Rispondono: “non deve esistere un solo partito cattolico: ce ne vogliono almeno due”. E le gerarchie di Roma li iscrivono nel registro degli eretici.
Ribelli che a guerra finita aprono una libreria che diventa centro culturale a due passi dalle vetrine di San Babila. Pubblicano la rivista “L’uomo” nella quale i clandestini di un tempo riversano l’entusiasmo che non si arrende. E nella Corsia appaiono clandestini di altri paesi schiacciati dalle armi del colonialismo. Algerini, ricorda Rossana Rossanda. Camillo e David sempre assieme, così diversi: “uno sprovveduto Don Chisciotte che tuona (Turoldo) e un Sancho Panza raffinato che lo trattiene” (Camillo).
Letterato elegante, osservatore profondo nell’analisi della società che cambia “ma troppo poco”. Papa Montini gli affida la traduzione della Populorum Progressio. Per festeggiare il 25 aprile Cavallari, direttore del Corriere, invita Turoldo ed Ernesto Balducci. In fondo alla sala, confuso fra giornalisti e tipografi, Camillo ascolta. Era il Corriere del dopo P2 quando le illusioni provavano a resistere.