Mi è giunta, qualche giorno fa, una lettera, il cui contenuto si destreggia tra l’implorazione e l’ingiunzione, da parte del Segretario generale della CEI, mons. Mariano Crociata –nomen omen-; è stata inoltrata a me, beninteso, come a milioni di altri italiani. Con un inspiegabile, quanto largo anticipo cronologico su quel Santo Natale del Figlio di Dio, nato da una casalinga e da un povero falegname, in una stalla, il venerabile prelato mi ricorda quella che sarebbe, secondo lui, la più familiare delle presenze, quella dei sacerdoti.
Io, da anni, non ne me n’ero avveduto, forse eccettuato un fraticello, sempre diverso ogni volta, che viene a suonare al mio campanello, sotto le festività pasquali, per impartire una benedizione alla mia modesta magione, parva, sed apta mihi. Mi dimenticavo di un curatolo locale, che, anni fa, mi aveva invitato a frequentare, per le mie preghiere pomeridiane, un altro tempio che non il suo; essendo il sottoscritto un divorziato risposato, a fronte di fedeli puri, candidi, illibati, fervidi e ferventi, avrei potuto dare scandalo, come mi spiegò esplicitamente, una sera. Per cui, io non ho mai donato, da anni, amicizia e sostegno a certi pastori d’anime, come auspicherebbe invece mons. Crociata. Anche perché, dei proclamati 38mila sacerdoti presenti in Italia, non ne ho mai visti molti dedicare la vita al servizio del prossimo, in modo sincero, continuativo ed assiduo.
A meno che i loro interventi non fossero rivolti a ricchi epuloni, a scribi e farisei ipocriti, a sepolcri imbiancati contemporanei, familiari e parenti inclusi, appartenenti a formazioni di ultrà talebani cattolici, da CL ai Neotemplari, agli accoliti di Age, Agesci, alla Militia Christi, ai Legionari di Cristo, alla Luce di Cristo. Povero Cristo, in quanti lo nominano invano… I pastori d’anime porterebbero, continua il monsignore,con la loro presenza, doni preziosi, come il Verbo Divino, opere di carità, accoglienza, conforto. Ora, a parte che il Verbo deve essere seguito dalle opere, se non vuole essere solo aria al vento, fritta e rifritta, -vedi l’intelligente proposta dell’Ora et labora di S. Benedetto- io ammiro, da tempo, esempi di carità, misericordia e fratellanza verso il prossimo dolente e diseredato, provenienti soprattutto da laici o da sacerdoti tenuti al margine dagli alti comandi vaticani, in quanto in odore di “comunismo” o di tendenze socialisteggianti, vedi ad es. don Bensi, don Mazzi, don Gallo ed omologhi.
Dobbiamo aiutare i sacerdoti che vivono in mezzo a noi, raccomanda sempre Crociata; ma dove sono? Io non li vedo e non li sento mai, forse con me giocano alle tre scimmiette o al gioco dei quattro cantoni o a nascondino. E’ dovere di noi cattolici laici, continua la missiva in questione, sostentare economicamente i poveri sacerdoti, dato che, soprattutto in tempo di crisi, le casse del Vaticano sono vuote, anzi, i monsignori hanno addirittura raschiato il fondo dei barili, dopo avere, sicuramente, impegnato i chili di oro, argento e pietre preziose che portano al collo. Non si fa cenno a tutti i beni mobili ed immobili della Chiesa, Dio ce ne scampi e liberi, ai suoi abili ed avveduti investimenti in affari nazionali ed internazionali, allo IOR, all’Opus Dei, all’APSA, con il card. Nicora, alla Prefettura per gli affari economici, con gli arcivescovi Capezio e Velasio De Paolis.
Dovrei guardare con fiducia, continua il soave, mellifluo presule, alle opere di carità ed educative dei poveri parroci, alle loro preghiere, assidue e continue, non sporadiche, come le mie, da scomunicato libertino, fomentatore di scandalo. Tanti di loro sacerdoti sono veramente bisognosi; è vero, reggono parrocchie e comunità sperdute tra lande deserte, su erte montane, in pianure arse dal sole e bruciate dalle gelate. Ne ho conosciuti due, di questo tipo: uno, già anziano, abbarbicato ad una canonica cadente di mezza montagna, nei pressi del mio paese natìo, l’altro, giovanissimo, cacciato a languire in un buco oscuro, tra le colline emiliane occidentali. Le loro chiese scalcinate erano frequentate unicamente da rare vecchiette, che biascicavano orazioni e giaculatorie in una lingua incomprensibile; le cassette delle offerte contenevano poche lire.
Ma quando il vescovo, grassoccio, come nelle novelle del Boccaccio, giungeva comodo in auto per la solita visita pastorale, semel in anno, era d’uopo raccogliere un’offerta per il Vescovado. Dalla sacra busta delle offerte, il vescovo non toglieva mai nulla da donare ai poveracci che reggevano quelle due decrepite e decadenti parrocchie, dimenticate da Dio e dagli uomini. Alla fine, dopo un lungo e sofferto cammino di travaglio spirituale, il più giovane ha gettato, giustamente, la tonaca alle ortiche, e il più anziano è morto tra le mura pericolanti della sua canonica, più solo di un cane bastardo. Loro, dallo Stato italiano e anche da quello vaticano, la congrua non l’hanno certo mai veduta. Sarebbero necessari almeno 883 € mensili per ogni parroco, mi assicura Mariano Crociata; ma non tutti, poveracci, ci arrivano, ed allora sono invitati, dai superiori, a sottrarre lo stipendio di insegnante di religione, nelle scuole dello Stato italiano, ad altra gente, con famiglia, per poter sopravvivere.
Se offrirò anche un piccolo obolo per sfamare i preti, la CEI, gratuitamente, promette di inviarmi, non so per quanto tempo, il periodico “Sovvenire”, da non confondersi con l’omologo “L’Avvenire”, per suggerirmi altre forme di sovvenzione, appunto. Allegato a cotale letterina di Natale, un bollettino di c\c postale; se potessi, lo rimanderei al mittente, con la richiesta di una congrua per le mie improrogabili esigenze. Ciò anche se sono scomunicato, anatemizzato, pietra dello scandalo, ed invitato a non frequentare certi sacri templi, per le mie inutili preci, in presenza di fedeli cattolici dog; il mio regno non è di questo mondo, amen.
Franco Bifani ha insegnato Lettere in istituti medi e superiori dal 1968 al 2003. Da quando è in pensione si dedica essenzialmente alle sue passioni: la scrittura, la psicologia e il cinema.