BRASILE – Il capo del governo c’entra qualcosa e nessuno lo può negare
03-12-2009
di
Antonio Fattore
La prima cosa da fare (ndr: dopo aver letto il ritratto italiano dell’Australian Financial Review) è moderare i toni e sostituire agli insulti un minimo di riflessione sulla situazione italiana. Qualcosa certo non va e l’attuale figura del capo del governo c’entra qualcosa e questo nessuno lo può negare. Ma le ragioni sono piu profonde. Perchè la sinistra è cosi in crisi? Perchè la tv italiana è cosi scadente? Come mai la qualità delle nostre università si è abbassata tanto? Come mai non siamo stati capaci di gestire l’emigrazione?
Credo occorra andare indietro e capire cosa successe negli anni settanta. Fu un decennio di grandi conquiste per i lavoratori ma ci furono anche i grandi attentati e i gruppi clandestini armati. Moro fu la svolta. Uccidendolo si è spezzato un disegno politico che veniva da lontano: la Dc e il PCI che convergevano per affrontare i grandi problemi a incominciare dalla mafia e dal grande divario nord-sud. Da allora è stato un solo annaspare alla ricerca di una governabilità all’altezza dei problemi. Craxi, Mani Pulite, la scomparsa della Dc, le trasformazioni del Pci la Lega, Berlusconi: da 30 anni il paese non è governato. La classe politica si è ridotta a un ceto che difende il proprio posto di “lavoro”. Ma anche gli industriali non sono stati all’altezza. Hanno navigato a vista, non innovando, delocalizzando, confondendo gli interessi dei grossi azionisti con quello delle imprese. Questo non avviene solo in Italia ma in Italia sembra che tutto sia ancora più grave. Perché?
Avendo io più di settanta anni ricordo ancora gli anni ’50 e ‘60. L’emigrazione, la povertà delle campagne (anche al nord), l’analfabetismo, la violenza della mafia, il provincialismo culturale, il paese spaccato in due (o con l’Urss o con gli Usa). Negli anni ‘70 sembrava che stesse nascendo un’altra Italia. Ma fu un illusione! E qualcuno si incaricò di togliercela nel modo peggiore.
Accompagno spesso stranieri in Italia e, generalmente, quello che li impressiona è da una parte l’arretratezza delle ferrovie (siamo indietro di 40 anni rispetto a Francia e Germania) e poi il fatto di non trovare internet neppure negli alberghi a 4 stelle. Abbiamo in casa tutto ma quando si tratta di attrezzare il pubblico (esempio: per facilitare il turismo) sembriamo un paese del terzo mondo.
Ma a parte le divagazioni mi piacerebbe conoscere il parere degli amici della rete sulle cause dell’attuale crisi italiana.
Antonio Fattore è membro di CICERO, rete di italiani residenti all'estero. Vive in Brasile, a San Paolo