L'unica partenza concessa a un immigrato è quella verso i sogni. Ma vedere, comprendere, confrontarsi con altre culture è vietato. Eppure basterebbe così poco: sarebbe sufficiente vedere in un uomo una persona, non qualcuno che viene da "fuori"
Deve essere bello viaggiare senza che nessuno ti fermi con sospetto
21-04-2011
di
Cleophas Adrien Dioma
La voglia di partire è enorme per chi non può partire. Ma le leggi sono rigide, perché siamo emigranti e non persone. Perché siamo stranieri in questa terra che appartiene all’intero genere umano. Eppure partiamo: verso il sogno, non so verso cosa.
Come mai non viaggiare. Avere la libertà di poter andare e poter tornare. Senza nessun obbligo. Senza paura. Senza dovere spiegare. Partire. Dove vuoi. Quando vuoi. Nel modo nel quale vuoi e dopo tornare. Tornare Quando vuoi. Come vuoi. Nel modo nel quale vuoi.
È strana questa possibilità che una gran parte del mondo non può permettersi. Gente che non può viaggiare. Che non può andare. Alzarsi la mattina e partire. Sognare. Vivere. Partire e poter tornare. Partire per vedere. Comprendere. Sapere. Prendere. Dare. E poi ritornare con quello che hai preso. Quello che si è imparato.
La legge del più forte. Del più fortunato. Di quello che si trova lì. Lì dove si può. Anch’io voglio andare lì. Lì per potere. Per potere vivere bene. Avere quelle piccole cose che fanno sì che si stia bene. Forse non mi servono. Forse sono cose virtuali. Forse è tutta bugia. Ma voglio vedere per conoscere. Per decidere. Per potere dire: sono andato e ho visto. Ho capito. Non mi piace. Torno, dove sono.
Ma no, vado altrove. Provo un altro posto. In un altra realtà. Sempre con la curiosità. Sempre con la voglia di capire. Sempre con la voglia di vedere se c’è una piccola possibilità per me. Per i sogni che ho. O forse no. Ho capito che ovunque c’è vita ci sono gli stessi problemi. Le stesse cose.
La voglia di partire è enorme per quelli che non possono partire. Perché non possono. Perché le leggi dei paesi occidentali sono rigide. Perché sono considerato come persona non grata. Perché poi diventano immigrati e non più persone. Clandestini. Stranieri. Stranieri in questa terra che appartiene al genere umano. All’uomo. E malgrado la loro umanità, certi diritti a loro sono negati. Allora si nascodono. La notte si alzano e nel buio partono. Come dei ladri. Partono. Partire verso il sogno. Verso la vita. Verso la possibilità. Verso… non so verso cosa. Ma partono.
Cleophas Adrien Dioma è nato a Ouagadougou (Burkina Faso) nel 1972. Vive a Parma. Poeta, fotografo, video documentarista è direttore artistico del Festival Ottobre Africano (www.ottobreafricano.org - cleobibisab@yahoo.com - info@ottobreafricano.org). Collabora con “Internazionale” e “Solidarietà Internazionale”.