Il caldo, che arrivi all’improvviso o si preannunci per tempo, è per il corpo un evento da affrontare. Il cibo è il primo strumento per tenere la situazione sottocontrollo. D’estate è bene rispettare alcune facili regole:
bere di più, ma ricordare che per combattere la sensazione di caldo non sono utili le bevande fredde (tanto meno ghiacciate) ma quelle calde. Una tisana o un tè, caldi o tiepidi, dissetano e ristorano meglio e più di una granita;
aumentare la quantità di frutta e verdura cruda (la verdura cotta, però, è consigliabile per chi cena tardi, perché è più facile da digerire e quindi ha meno probabilità di disturbare la qualità del sonno);
prediligere i pasti leggeri, magari aggiungendo uno spuntino a metà pomeriggio;
incrementare l’uso di aromi e spezie (perfetti quelli stagionali come la menta, l’origano, la maggiorana, l’erba cipollina) che aiutano a soddisfare il gusto anche con piatti meno elaborati del solito. E non si dimentichi che erbe aromatiche e spezie giovano in maniera considerevole al benessere complessivo anche nel resto dell’anno;
non scordare la regolare assunzione di carboidrati: una raccomandazione utile soprattutto per chi intende approfittare del fisiologico calo di appetito per iniziare una dieta dimagrante;
bere con regolarità acqua anche senza lo stimolo della sete: in particolare è necessario far bere con costanza bambini e anziani, spesso i meno sensibili alle condizioni del proprio corpo.
E i dolci? D’estate vincono gelati, frappé e beveroni, ma un posto di rilievo lo si può riservare anche a tutte le preparazioni a base di frutta.
Per i golosi accaldati suggeriamo due ricette.
Panna e frutta fresca
Ingredienti
Per la base
250 g di farina
150 g di burro
100 g di zucchero
2 uova
1 bustina di vanillina
la scorza di 1/2 limone
1 pizzico di sale
Per il semifreddo
250 g di panna
3 albumi
50 g di zucchero a velo
1 fialetta di aroma alla mandorla
Per decorare
Frutta di stagione
1 foglio di colla di pesce
Setacciate la farina e raccoglietela sulla spianatoia.
Mescolate la farina con la scorza di limone, lo zucchero, il sale e la vanillina.
Aggiungete poi le due uova e il burro freddo tagliato a pezzettini.
Lavorate molto velocemente e poi raccogliete l’impasto a palla e lasciatelo riposare, avvolto nella pellicola per uso alimentare, per mezz’ora in frigorifero.
Tirate la pasta, mettetela sul fondo di uno stampo a bordo removibile e fatela cuocere per circa 20 minuti nel forno già caldo a 180 gradi.
A parte, intanto, montate la panna inglobandovi lo zucchero e l’aroma di mandorla.
Separatamente, montate anche gli albumi.
Inglobate gli albumi nella panna montata e versate il composto sulla base calda ormai raffreddata.
Riponete in freezer per almeno tre ore.
Sformate il dolce, guarnitelo con la frutta fresca e lucidatelo con la colla di pesce sciolta in mezza tazza di acqua bollente zuccherata.
Servite in tavola.
A piacere, variate la ricetta mettendo dei frammenti di frutta fresca nel misto di panna e albumi prima di distribuirlo sulla base cotta.
Gelatina di cocomero in salsa di fragole
Ingredienti
1 fetta di cocomero maturo e fibroso
1 bicchiere di porto rosso
4 fogli di colla di pesce
1 cesto di fragole
150 g di zucchero
Mondate il cocomero eliminando la scorza e i semi. Tagliate la polpa a quadretti e mettetela a
macerare nel porto rosso per tre ore.
Scolatela e scaldate il liquido di governo rimasto. Portate a ebollizione e scioglietevi 50 g di zucchero e la colla di pesce. Lasciate adesso raffreddare fino a quando la gelatina inizia a
rapprendersi.
Distribuite la gelatina in contenitori monodose che riempite a metà e poi colmate con i pezzi di cocomero.
Lasciate consolidare in frigorifero per almeno tre ore prima di sformare.
Servite con salsa di fragole ottenuta passando al setaccio le fragole e mettendole a cuocere con lo zucchero rimasto e un bicchiere di acqua. Cuocete a fiamma vivace fino a quando il sugo inizia ad addensarsi.
2) Perché “finocchio”?
Che attinenza c’è tra la definizione volgare di un omosessuale come “finocchio” e l’omonima verdura? Trovare una risposta a questa domanda comporta la voglia di mettersi a spulciare tra ipotesi fantasiose.
Tra queste, l’ipotesi che finocchio sia un adattamento di “fenor culi” (vendita del culo) o che si faccia riferimento a questo ortaggio perché è una pianta agametica e quindi si riproduce senza impollinazione. Alcuni hanno anche voluto sostenere che al tempo dei roghi, fosse usanza bruciare le vittime (tra cui gli omosessuali) dopo aver riempito le fascine da ardere con fusti di finocchio selvatico per combattere l’afrore della carne bruciata. La diceria di questa usanza, però, non è suffragata da nessuna attestazione.
A cosa si dovrebbe, allora, l’abbinamento della parola “finocchio” a uno specifico orientamento sessuale? L’uso dovrebbe risalire al Medioevo, quando si usava dire “finocchio” per indicare una persona dappoco e spregevole, facendo poi passare per traslato la definizione a chiunque compisse scelte e azioni che si discostavano dall’opinione della maggioranza e che per questo venivano additate o condannate.
Per una più dettagliata disanima si faccia riferimento a www.giovannidallorto.com
Annalisa Strada (1969) si occupa di servizi editoriali e di promozione della lettura. Autrice di libri per bambini e ragazzi. Pubblica con San Paolo, Piemme, Ape Junior, Paoline, Città Aperta e Gabrielli Editori.