È abbastanza frequente che editori della carta stampata chiudano i loro giornali. Anche a me è capitato quando dirigevo “L’Avvenire d’Italia”, e oggi si annuncia una vera e propria epidemia a causa della decisione del governo di togliere i fondi all’editoria giornalistica. Ma che chiuda Domani di Arcoiris Tv, che è un giornale on line, è una notizia …
L’ironia di Jacques Prévert, poeta del surrealismo, versi e canzoni nei bistrot di Parigi, accompagna la decadenza della casa reale: Luigi Primo, Luigi Secondo, Luigi Terzo… Luigi XVI al quale la rivoluzione taglia la testa: “Che dinastia è mai questa se i sovrani non sanno contare fino a 17”. Un po’ la storia di Domani: non riesce a contare fino …
“Non si può bluffare se c’è una civiltà teatrale, ed il teatro è una grande forza civile, il teatro toglie la vigliaccheria del vivere, toglie la paura del diverso, dell’altro, dell’ignoto, della vita, della morte”. Parole di Leo …
Il governo Monti ha perso il primo round con Susanna Camusso che fa la guardia alla civiltà del lavoro, fondamento dell’Europa Unita. Sono 10 anni che è morto Marco Biagi, giuslavorista ucciso dalle Br. Si sentiva minacciato, chiedeva la scorta: lo Scajola allora ministro ha commentato la sua morte, “era un rompicoglioni”. Rinasce l’odio di quei giorni? Risponde Cesare Melloni, …
Racconta uno che non beve: “Perché ubriacarsi se dopo non ricordano niente” – “Solo il 10 per cento de ragazzi non si lascia trascinare dagli spot e dalle chiacchiere degli amici”
La foto di di Jacqueline Saburido dopo l'incidente automobilistico del quale è rimasta vittima è diventata un simbolo della lotta all'alcolismo
I giovani, in particolare gli adolescenti, sono sempre più invischiati in una moda che da qualche anno a questa parte la fa da padrona sulla scena dell’intrattenimento e della convivialità: l’aperitivo e … quello che ne segue! L’aperitivo, che ai nostri tempi, altro non era che un fugace incontro dinanzi al bancone di un bar e prevedeva, per chi era avvezzo all’alcol, un “frizzantino” magari accompagnato da due o tre patatine e/o una piccola manciata di arachidi salate, mentre per chi era astemio (ai tempi non era un modo sgradevole di proporsi, oggi essere astemi pare rappresentare un cliché poco adeguato!) si serviva un analcolico o un succo di arancio … sempre accompagnato dalle patatine e dalle arachidi.
Aperitivo … lo dice la parola stessa … altro non è che un induttore l’appetito, stimolando la secrezione gastrica in previsione solitamente, almeno per la cultura popolare, di un pasto consumato in compagnia, o comunque dotato di qualche particolarità, tanto da renderlo “speciale”, non consueto.
Oggi l’aperitivo è divenuto uno stile di vita vero e proprio, tanto che molte persone, in special modo giovani, se non giovanissimi, lo sostituiscono al pasto condendo le più svariate leccornie, servite solitamente a buffet, con enormi quantità di bevande alcoliche, anzi super alcoliche. Il tutto consumato nell’ambito del cosiddetto “happy hour” (ora felice traducendo letteralmente dall’inglese) che altro non è che una sorta di pratica di promozione delle vendite da parte di baristi divenuti oramai bravissimi nella proposizione di ambientazioni accattivanti e stimolanti il consumo di ciò che con sapienza e perizia viene esposto e proposto alla portata di tutti ed incentivando, così, il consumo di alcol a “basso“ prezzo e, quale aggravante, trasformando l’aperitivo in un rituale teso alla socializzazione dominata dall’obnubilamento del sensorio. Questa moda è nata nei paesi anglosassoni allo scopo di attirare clienti nei pub all’uscita dai luoghi di lavoro offrendo consumazioni a prezzo ridotto per una-due ore nel tardo pomeriggio.
L’Italia ha aderito all’iniziativa nordica spostando il rituale verso la prima fascia serale, da noi il termine “happy hour” è spesso utilizzato impropriamente traducendo e concettualizzando nell’aperitivo, modificando, così, le caratteristiche originali e del happy hour e dell’aperitivo.
Provo ora a dare la parola a Daniele, un ragazzo di 16 anni di età, che, pur vivendosi la sua adolescenza con tutte le contraddizioni e le problematiche che la caratterizzano, ha scelto di stare alla larga dall’alcol e molto gentilmente si è prestato a raccontarci il suo vissuto dell’happy hour. Frequenta la nostra associazione pur non essendo un paziente (le attività di N.A.Di.R. sono aperte a tutti, non a caso è una Comunità aperta e come tale intende interagire sul e con il territorio al fine di non creare sacche ghettizzate di persone ritenute problematiche) e si fa coinvolgere dagli stimoli che N.A.Di.R. tenta di dare, per il gusto di imparare e di percepirsi parte attiva del sociale… ce ne sono tanti di ragazzi che sentono la spinta volta verso la vita e che aborriscono il vuoto e l’apparenza!
Dimmi un po’, visto che io sono un po’ al di fuori del “giro” per limiti di età, che cos’è l’ happy hour ?
una specie di aperitivo-festa, non posso essere tanto preciso in quanto non sono un frequentatore di happy hour , quindi ti posso portare solo ciò che mi hanno riferito
quindi tu non hai mai partecipato ? No
perché ? In primo luogo perché sono astemio, sono contro l’alcol e forse anche se fossi un ragazzo che ha questo vizio… non andrei comunque … ho sentito dire che in questa festa si servono super alcolici, e … io non lo farei mai.. rovinarmi la vita, per cosa ?
Quindi per te il consumo di alcolici e ancora peggio super alcolici è “un rovinarsi la vita” ?
Assolutamente sì! Per quello che so abbiamo una sola vita a disposizione e c’è chi la definisce corta (cosa che dicono sempre i nonni, anche se a me ancora mi pare di avere dinanzi l’eternità, ma so che cambia la visione delle cose col trascorrere del tempo), mi domando il perché togliersi il gusto di scoprire cose nuove, di provare emozioni a tutto tondo. Secondo me con l’alcol ci si nega la possibilità di viversi tante emozioni, tante soddisfazioni che invece si colgono da sobri… del resto, non posso giudicare, in quanto io vedo il mondo da lucido, quindi non posso sapere se vissuto da ubriachi possa essere migliore, ma sinceramente non credo!
tu hai degli amici che usano-abusano di alcolici ?
Io ho amici che sì ne fanno uso, però non eccessivamente
non sei mai stato in compagnia con ragazzi ubriachi ?
Sì, qualche volta e proprio sulla base di queste esperienze insisto nell’affermare che ci si diverta più da lucidi che ubriachi
che cosa significa per te ubriacarsi ?
A parte il fatto che mi pare di avere capito che quando bevi alcolici perdi la funzionalità di alcuni neuroni e già questo sarebbe un motivo sufficiente per starne alla larga … poi credo che la maggior parte delle persone lo facciano per farsi notare, per essere accettati, per proporsi in una maniera che credono essere efficace al fine della loro affermazione … oppure nelle discoteche per divertirsi di più e far casino, rimane il fatto che queste persone non pensano alle conseguenze, vivono il momento credendo che vivere sia solo quello. Mi viene poi da dire: ma davvero se lo vivono il momento ? Se poi non ricordano più nulla o quasi … ? forse credono di liberarsi ? Forse hanno paura di mostrarsi ? Non so …
siamo sommersi da messaggi pubblicitari e non che inducono al consumo di alcolici e ancora di più a quello di super alcolici, come se il divertimento stesse nel consumo di queste sostanze … che ne pensi ?
È vero, molte persone si lasciano condizionare da questi messaggi, molto dei quali sono subliminali … magari questi messaggi possono influenzare nuovi soggetti e/o potenziare quelli già viziati. Io sono dell’idea che una persona possa, anzi, debba pensare con la sua testa … quello che tu chiami “spirito critico” risulta essere indispensabile per arrivare a scegliere facendosi condizionare il meno possibile. Ecco io sono per questo tipo di libertà … vorrei sbagliare da solo e non per imitazione…
guardandoti intorno quanti ragazzi adolescenti pensano con la loro testa ?
parlando in termini di percentuali … 10% ?
secondo te come mai i ragazzi fanno tanta fatica a ragionare con la loro testa ? Hanno bisogno del supporto dell’alcol o sostanze psicotrope per proporsi in gruppo ?
Non lo so, credo che tutto giri intorno alla mancanza di stimoli, alla mancanza di un obiettivo di vita a cui assegnare un valore elevato. Io sono cresciuto in un paesino di montagna e lì … un po’ per via della mentalità piuttosto chiusa, un po’ per via degli scarsi stimoli e delle abitudini del posto … la maggior parte degli uomini è ridotta maluccio … passano tutto il loro tempo libero (a volte anche quello non libero, veramente) al bar e bevono… a quanto parrebbe … è l’unico svago che si permettono. Credo che l’avere avuto la possibilità di vedere come certe persone si riducono mi abbia aiutato a stare alla larga da questa orribile abitudine. Aggiungo anche che in casa mia non c’è una gran predisposizione verso gli alcolici, non fa parte delle abitudini dei miei genitori. Il vino lo si serve in occasioni particolari e il papà lo sceglie con accuratezza, lui dice che quando si beve un bicchiere di vino deve essere di “quello buono”, in altro modo è una porcheria.
Rifacendomi alle osservazioni relative alle abitudini paesane, mi viene da dire che forse certe persone non vedono o non vogliono vedere alternative, che ne pensi ? Ovunque si possono trovare sani stimoli vitali, certo è che se ci si lascia andare alla monotonia e all’insoddisfazione … allora diventa difficile. Aggiungerei anche la cultura ancora diffusa che tende a legare l’utilizzo degli alcolici quale pre-requisito per dimostrare la propria emancipazione.
Mi dicevi che hai notato che qui in città tanti ragazzi usano l’alcol per riuscire ad emergere o a stare in gruppo … sì, persone magari timide o insicure … qualcuno beve per stare in gruppo, come per sentirsi accettato … sì, l’alcol è un potente disinibitore. Io ho avuto in particolare una paziente affetta da sindrome anoressica che, in fase di ripresa psicofisica, ricominciando ad uscire, a frequentare gli amici, mi diceva che quando andava in discoteca per riuscire a ballare e non provare vergogna, doveva farsi un cocktail … certo non lo si può considerare sano questo atteggiamento. Del resto non posso astenermi dal dire che quella ragazza viveva in una famiglia nella quale l’uso dell’alcol, soprattutto da parte del padre, era … purtroppo una consuetudine, quindi per lei fu naturale fare quella “scelta” nel momento nel quale si sentiva a disagio.
VIDEO: “Alcol e droga: un discorso di sballo”
Che cosa significa stare in compagnia ? Considerando che happy hour significa ora felice e che quindi dovrebbe essere un momento di convivialità e di divertimento, non un momento di perdita del lume della ragione…
sì, dovrebbe essere un modo di stare in compagnia …ma sai, magari un ragazzo ci tiene talmente tanto alle persone che vive come il suo gruppo di amici che, per non perderlo, si adegua e a volte si dà all’alcol anche contro la sua stessa volontà, poi diventa un’abitudine… si diventa dipendenti
quanti tuoi amici che magari bevono sanno che l’alcol crea dipendenza, secondo te ?
Forse tutti, ma se ne fregano perché si divertono così
che significa divertirsi ? Obnubilarsi forse ?
Che dici ? Il vero divertimento non può passare attraverso la perdita del lume della ragione, dell’obnubilamento, è bello ricordare i momenti divertenti, del resto, a mio avviso, divertirsi è facile… basta stare con le persone giuste… in compagnia degli amici ci si diverte con niente, si ha sempre qualcosa da fare… ti dirò che ci può divertire anche studiando… se hai la compagnia giusta ti diverti sempre, non hai bisogno di chissà ché per creare divertimento. Emerge il concetto di condividere con persone che ci piacciono
come mai secondo te tanti ragazzi hanno bisogno di ubriacarsi per divertirsi ?
Perché non hanno niente da fare, credono di non avere niente da fare … non hanno uno scopo … magari qualcuno è anche trascinato dai genitori … molti adulti bevono, non credere! È poi facile seguire quel modello, non credi ? Mi hai raccontato anche tu come la tua paziente reagì al disagio prendendo esempio dalla cattiva abitudine paterna, o sbaglio ? Ci sono tanti adulti ridotti peggio dei ragazzi, quindi che esempio possono dare ? Tutti noi cresciamo sull’onda di ciò che ogni giorno vediamo intorno, quindi … vedere il proprio padre o ambedue i genitori “alzare il gomito” … può diventare una cosa normale. Gran parte della responsabilità dell’abuso di alcolici da parte degli adolescenti secondo me ce l’hanno gli adulti. La generazione che ci ha preceduto trovo che ci abbia tolto parecchio in termini di ideologie … non voglio fare scarica-barili, però dai racconti che ho potuto ascoltare in casa, da ciò che ho letto, mi pare di avere capito che voi in qualche modo avevate molti più ideali di quanti ne abbiamo noi. Come se ci aveste tolto qualcosa credendo di darci un mondo perfetto… in realtà le vostre lotte, i vostri sogni … noi non li abbiamo. Il nostro mondo è vuoto… se non si è interessati a diventare veline o tronisti … si rischia di perdersi, fermo restando che, pur senza avercela con chi ha quell’obiettivo, faccio un po’ fatica a considerare quella “carriera” come una professione o un obiettivo di vita che abbia un qualche senso
il concetto di divertimento sembra essersi modificato in relazione ad obiettivi di vita non compatibili con l’essere umano dominanti nel contesto sociale che viviamo ?
Credo di sì… le generazioni che mi hanno preceduto … forse erano meno influenzate rispetto a quelle di oggi
cosa sai degli ideali delle generazioni che ti hanno preceduto ?
Secondo me gli ideali del passato erano più ampi, i ragazzi avevano più cose a cui pensare, ci si responsabilizzava prima di quanto non si faccia oggi. Forse voi sognavate di più, chissà ? Forse avevate obiettivi di vita che noi diamo per scontati … quindi secondo te ciò che fa la differenza è l’avere un obiettivo di vita, uno scopo gratificante ! Penso proprio che tu abbia colto nel segno!
Che consigli daresti ai tuoi coetanei avvezzi all’uso-abuso di alcol ?
Mi piacerebbe distrarli e portarli a divertirsi davvero da qualche altra parte, che non sia un qualche happy hour, mostrando loro il vero divertimento che … difficilmente collima con l’uso di alcolici … stimolo e distrazione da un’abitudine dannosa.
Hai pregiudizi nei confronti di chi beve ?
Se anche li avessi cercherei di non dimostrarli, anche perché penso che sia gente con problemi. Ho imparato che prima di giudicare è meglio conoscere, quindi anche con gli amici tendo a pormi in questo modo, poi nessuno mi impedisce di allontanarmi o che altro …
pensi che l’alcol li aiuti a risolvere i problemi ?
No, è un modo per fuggire, per rifugiarsi, secondo me. Credo che cadano nella trappola in quanto l’ebbrezza che procura l’alcol non li fa pensare ai loro problemi, quindi l’alcol automaticamente diventa una distrazione, un rifugio, ma in realtà così non è, anzi, a mio avviso, a problema si aggiunge problema.
VIDEO: Testimonianza di Jacqueline Saburido [Mettici la Testa]
Come Daniele, sono convinta siano la più parte degli adolescenti, certo è che da sempre il sistema mediatico tende a definire un archetipo di individuo … più semplice ed immediata risulta la classificazione! Voglio essere speranzosa, non un ottimismo magnanimo e privo di fondamenta, ma una valutazione che cerca di andare oltre “la prima occhiata”.
Del resto se si propone un modello di riferimento … quel modello agirà sulla massa facendo credere che le nuove generazioni siano SOLO così, esattamente come ai tempi della mia adolescenza, si parla degli anni ’70, epoca nel corso della quale i giovani “erano tutti drogati e/o terroristi”! Si creano le mode, si creano le persone e i loro comportamenti!
Sono convinta che il fenomeno dell’alcolismo giovanile esista, ma questo non implica il fatto che TUTTI i giovani siano legati al consumo di alcolici, inoltre, e a non a seguire, ma a supporto, sarebbe bene che il sistema invece che proseguire nell’azione dimostrativa e al contempo manipolativa puntando l’indice, si fermasse e si chiedesse, al di là di ogni risposta stereotipata o, ancor peggio, di comodo, il perché tante persone, giovani e non, mettono in atto atteggiamenti auto ed eterolesivi.
Quando ci si trova ad affrontare un comportamento disadattativo non ci si può fermare solo al funzione riparatoria, al proporre consigli o consulenze demandando e facendo in modo che altri (politici, giudici, agenzie pubblicitarie e quant’altro) risolvano la questione. Non è possibile valutare correttamente il significato delle statistiche relative, ad esempio, al problema in discussione, facendo riferimento alle misure prese da polizie e sistema giudiziario tese a punire i colpevoli, risulta indispensabile operare un’analisi sociopsicologica della situazione in essere a comprendere le motivazioni che spingono gli individui ad adottare comportamenti autolesivi, antisociali e/o comunque poco sintonici alla sana convivenza nel branco di appartenenza.
É assodato che gli eventi della vita e lo stress dipendono fortemente dal modo nel quale vengono interpretati, le risposte, quindi, sono relative all’individuo e alla sua decodifica dell’ambiente. Sarebbe bene tenere in considerazione il fatto che all’interno di una determinata rete sociale le persone si trovano d’accordo sugli obiettivi che vorrebbero raggiungere a livello individuale e conoscono le strategie opportune per conseguirli, tuttavia possono intervenire diverse restrizioni di natura fisica e personale che agiscono quale impedimento dell’agire in maniera produttiva cooperando con gli altri ed ecco che il comportamento non riuscirà a raggiungere il livello standard prefissato.
Il confronto risulta essere inevitabile e porta alla cognizione, più o meno consapevole, dell’incoerenza di cui si è preda. L’esito comportamentale che ne segue induce gli individui a cercare il perseguimento della condizione di coerenza tra presupposti e risultati arrivando a modificare le regole, compiendo attribuzioni di responsabilità distorte. Si crea una sorta di collasso all’interno del processo cognitivo-comportamentale che può spingere verso l’auto-eterolesionismo.
La capacità-possibilità di adempiere alle proprie funzioni sociali in modo appropriato, e conseguentemente in buona salute, si indeboliscono nel caso l’individuo si prefigga obiettivi irrealizzabili e questa spinta verso ciò che in realtà risulta impossibile da raggiungere non è così difficile da identificare nei messaggi derivanti dal sociale che crea bolle di illusione fagocitanti le menti dei più.
L’individuo può, poi, non possedere la capacità di razionalizzare elaborando carenze o fallimenti e, come si sa, nel nostro sistema sembrano non essere ammesse né le carenze, né i fallimenti, diventa così una lotta infinita al raggiungimento del nulla.
Se, poi, per le ragioni più svariate, diviene operativa una situazione deprivante il supporto di altre persone la cui funzione è complementare a quella del soggetto in esame, risulta evidente come e perché si formino raggruppamenti che tentano, anche se in maniera deviante, di rendere coerente ciò che è francamente distonico, ma aggregante.
Il sostegno sociale potrebbe veramente agire da “tampone” contro le sventure di vario tipo se solo lo si prendesse in considerazione, ma, ahinoi, il prevalere di interessi pubblici e privati tende sempre più a fare soccombere gli interventi destinati a districare situazioni comunitarie cariche di disagio. Io credo che si dovrebbero mettere in discussione le regole indotte che tessono la ragnatela sociale, prima di giudicare e punire con restrizioni, quasi sempre inefficaci al fine di riequilibrare e quindi sanare una situazione.
Da un nobile progetto di prevenzione finalizzato a monitorare l’assunzione di alcolici tra gli adolescenti della Gera d’Adda, ad un approfondimento, curato dal dottor Del Poggio, sulle patologie provocate dall’utilizzo smodato di alcolici, e sulle tecniche di diagnosi a disposizione dell’Unità operativa di Epatologia dell’Ospedale di Treviglio.
Laureata in medicina e chirurgia si è da sempre occupata di disturbi del comportamento alimentare, prima quale esponente di un gruppo di ricerca universitario facente capo alla Clinica psichiatrica Universitaria P.Ottonello di Bologna e alla Div. di Endocrinologia dell'Osp. Maggiore -Pizzardi, a seguire ha fondato un'associazione medica (Assoc. Medica N.A.Di.R. www.mediconadir.it ) che ha voluto proseguire il lavoro di ricerca clinica inglobando i Dist. del comportamento alimentare nei Dist. di Relazione. Il lavoro di ricerca l'ha portata a proporre, sempre lavorando in equipe, un programma di prevenzione e cura attraverso un'azione di empowerment clinico spesso associato, in virtù dell'esperienza ventennale maturata in ambito multidisciplinare, a psicoterapia psicodinamica e ad interventi specialistici mirati.
Ha affrontato alcune missioni socio-sanitarie in Africa con MedicoN.A.Di.R., previo supporto tecnico acquisito c/o il Centro di Malattie Tropicali Don Calabria di Negrar (Vr). Tali missioni hanno contemplato anche la presenza di Pazienti in trattamento ed adeguatamente preparati dal punto di vista psico-fisico.
Il programma clinico svolto in associazione l'ha indotta ad ampliare la sfera cognitiva medica avvicinandola all'approccio informativo quale supporto indispensabile. Dirige la rivista Mediconadir dal 2004, è iscritta all'Elenco speciale dei Giornalisti dell'OdG dell'Emilia Romagna e collabora con Arcoiris Tv dal 2005 (videointerviste, testi a supporto di documenti informativi, introduzione di Pazienti in trattamento nel gruppo redazione che oggi fa capo all'Assoc. Cult. NADiRinforma, redazione di Bologna di Arcoiris Tv).
Letto: 13152 volte |
Commenti
Giovanna Arrico
printf( __('%1$s at %2$s', 'default'), get_comment_time(__('d F Y', 'default')), get_comment_time(__('H:i', 'default')) ); ?>
Io sono astemia,ma questo non fa fatto ome scrive la Dott.a Barbieri.In qusta epoca dove chi è astemio non fa parte di un gruppo,chi è astemio non sa cosa vuol dre divetirsi e andare fuori di testa.A volte,spesso, ascolto questi discorsi…e non solo fanno parte dell’età adolescenziale ma oramai comprendono ogni fascia di età.Il motivo?Evadere.Sostengo credere di evadere da un qualcosa che non piace.Ma semplicemente non farlo o capire perchè qualcosa non piace e trovare un’alternativa ragionata?Mi meraviglio comunque quando sento ragazzi e ragazze che per motivi di studio o di lavoro devono essere pronti alle 8.oo di mattina e alle 18 iniziano con il “famoso” happy hour per poi finire davanti ad un alcolico più forte o addirittura alla gara di superalcolici.Ma siamo fuori di testa?Purtroppo sì…e a volte la poca conoscenza del giovane e l’irresponsabilità del genitore rende veramente il cocktail “”micidiale”…Mi dispiace,non sanno cosa si perdono anche se il momento è brutto,anche se c’è un dolore…forse affrontarlo con dignità senza pagliativi e senza bruciarsi la vita per poter appartenere ad un gruppo.
Silvia Piazzi
printf( __('%1$s at %2$s', 'default'), get_comment_time(__('d F Y', 'default')), get_comment_time(__('H:i', 'default')) ); ?>
Io sono astemia..per cui non posso che condividere..
Ha ragione Daniele nel sostenere che a volte i ragazzi bevano per \"restare in compagnia\", perchè magari sono timidi..che brutto pensare che l\’alcool ti possa togliere tutti i freni inibitori, così tu potrai \"essere sciolto\"! ha ragione la dottoressa..brucia neuroni, li perdi e a quel punto gli amici che magari speravano di trovare li hanno persi definitivamente.
federico cella
printf( __('%1$s at %2$s', 'default'), get_comment_time(__('d F Y', 'default')), get_comment_time(__('H:i', 'default')) ); ?>
Cara Luisa Barberi, la sua ignoranza in materia rende quest’articolo una parodia degna del miglior Troisi in “Ricomincio da 3”.
Associare l’assunzione irresponsabile di alcoli al momento dell’aperitivo attraverso un rapporto causa-effetto è ridicolo.
Innanzitutto, è costume, durante gli aperitivi, bere alcolici molto leggeri (il tipico spriz,simbolo dell’aperitivo,ha una gradazione alcolica del 5% max)
Sarebbe alquanto insolito e sconveniente vedere una persona sbronza ad un aperitivo.
Inoltre è oramai tipico trovare una vasta ed eleborata scelta di cocktail analcolici,dato che sono molto apprezzati nella fascia oraria tipica dell’aperitivo, da astemi e non.
Inoltre l’aperitivo funziona così bene perchè risponde ad un’esigenza tipica del lavoratore d’azienda,dinamico,indaffarato,probabilmente single, di unire un surrogato di una cena che non ha nessuna voglia di prepararsi(e maggari nemmeno tempo) all’occasione di stare insieme ad amici o colleghi e tornare verso le nove a casa ed avere tempo libero per un film,lo sport,o che sia.
Il problema dell’alcohl è un disagio sociale grosso che investe molti tessuti sociali a molti livelli,così come le altre dipendenze.
Intervistare un ragazzino di 16 anni astemio è inutile demagogia, e non porta nessun aiuto nella comprensione del disagio che porta a consumare alcohl senza criterio, cosa che avviene in tante situazioni fuorchè proprio il momento dell’aperitivo