È abbastanza frequente che editori della carta stampata chiudano i loro giornali. Anche a me è capitato quando dirigevo “L’Avvenire d’Italia”, e oggi si annuncia una vera e propria epidemia a causa della decisione del governo di togliere i fondi all’editoria giornalistica. Ma che chiuda Domani di Arcoiris Tv, che è un giornale on line, è una notizia …
L’ironia di Jacques Prévert, poeta del surrealismo, versi e canzoni nei bistrot di Parigi, accompagna la decadenza della casa reale: Luigi Primo, Luigi Secondo, Luigi Terzo… Luigi XVI al quale la rivoluzione taglia la testa: “Che dinastia è mai questa se i sovrani non sanno contare fino a 17”. Un po’ la storia di Domani: non riesce a contare fino …
“Non si può bluffare se c’è una civiltà teatrale, ed il teatro è una grande forza civile, il teatro toglie la vigliaccheria del vivere, toglie la paura del diverso, dell’altro, dell’ignoto, della vita, della morte”. Parole di Leo …
Il governo Monti ha perso il primo round con Susanna Camusso che fa la guardia alla civiltà del lavoro, fondamento dell’Europa Unita. Sono 10 anni che è morto Marco Biagi, giuslavorista ucciso dalle Br. Si sentiva minacciato, chiedeva la scorta: lo Scajola allora ministro ha commentato la sua morte, “era un rompicoglioni”. Rinasce l’odio di quei giorni? Risponde Cesare Melloni, …
L'interesse e poi l'incontro tra maschi e femmine non è un istinto innato né risponde a una qualche "normalità" biologica. Occorre educare i giovani, spiegare loro aspetti psicologici e fisici, non per plasmare le emozioni ma per condurli a scelte responsabili per sé e per gli altri
Il sesso e la tempesta dell’adolescenza: insegniamo ai ragazzi a usare la vita
In questo nostro incontro settimanale vorrei affrontare il tema dell’educazione sessuale, specie in ambito scolastico, quale requisito indispensabile alla sana crescita dell’individuo e al contempo quale strumento di difesa dalle devianze che potrebbero derivare dal contesto sociale nel quale è immerso. Essendo lo sviluppo umano caratterizzato dalla interrelazione tra crescita fisica, emotiva, sociale e intellettuale non è possibile, a mio avviso, non tenere nella giusta considerazione l’intervento dell’educazione/formazione scolastica.
Nel corso dello sviluppo sessuale, iniziato già nell’infanzia, la pubertà interviene con quei cambiamenti ormonali e somatici che danno la possibilità al ragazzo/a di tenere comportamenti sovrapponibili a quelli degli adulti anche in ambito sessuale, ma il più delle volte ciò ce fa da spartiacque è la consapevolezza di ciò che l’adolescente agisce, in quanto al di là delle pulsioni, il ragazzo/a non possiede strumenti adeguati, come se la sessualità fosse altro e non parte integrante del processo di relazione, di comunicazione intra ed interpersonale.
I pre-requisiti per conquistare una buona relazione col mondo passano attraverso le pulsioni che non dovrebbero rivestire il solo ruolo di spingere verso il sesso, ma che, incanalate per mezzo di una sana formazione, potrebbero migliorare il mondo delle relazioni umane. Apprezzare il proprio corpo, conoscerlo e percepirsi nella posizione di potere acquisire ulteriori informazioni senza vergogna o sensi di colpa altro non può che aiutare a rispettarsi come donne o uomini in divenire.
Avvicinarsi all’argomento “sessualità” senza timore di essere giudicato/a malamente dai cosiddetti benpensanti (??), soprattutto se questi esprimono un ruolo autorevole ai nostro occhi, significa aprirsi verso la consapevolezza, liberandosi dal peso dei pregiudizi con la conseguente possibilità di scegliere come individui affermati e capaci.
Conoscere ed accogliere le nostre pulsioni ci aiuterà a rispettare quelle degli altri indipendentemente dal fatto che siano differenti dalle nostre.
I comportamenti espressi sono secondari all’apprendimento derivante dalla cultura di appartenenza, in effetti ogni pensiero, fantasia, desiderio o attività sessuale è un comportamento culturale, come provato da tanti studi che mettono in risalto le differenze nello sviluppo sessuale tra le diverse culture, gli ambienti sociali e le epoche storiche.
L’adolescenza vissuta nell’era industriale era accompagnata da una forte repressione della sessualità giovanile, del resto il sistema produttivo era in fase di accumulazione e di risparmio; oggi, invece, viviamo in epoca di assoluto consumismo che ha introdotto una sorta di mercificazione del sesso, viviamo quindi una sessualità meno repressa, in quanto commercializzata, ma non per questo più consapevole.
Pioniere della moderna sessuologia, lo psicoterapeuta Wilhelm Reich (1) ha richiamato l’attenzione sul rapporto tra funzione sessuale e salute psicologica avviando la fase più scientifica e sperimentale della sessuologia moderna. Reich, in virtù di un approccio clinico basato più sulla scienza che sui pregiudizi che dominavano la vecchia Europa, organizzò nella Germania nazista centri di educazione sessuale sostenendo che l’essere umano nasce essenzialmente libero ed orientato alla naturale ricerca del piacere. A questa essenza umana, secondo Reich, si contrapponevano i condizionamenti sociali, economici e religiosi che contribuivano a creare blocchi psicologici e fisici, tanto da rendersi responsabili di patologie psichiche secondarie.
A Vienna negli anni intorno al 1930, Wilhelm Reich diresse un “Consultorio di Igiene Sessuale” che offriva servizi medici e psicologici gratuiti, a favore di coloro che non potevano permettersi il lusso di pagare gli alti onorari che la psicoanalisi pretendeva. Questa sua modalità di fare clinica rappresentò uno dei tanti motivi di rottura con quello che fu uno dei suoi maestri, Sigmund Freud (2), da sempre sostenitore della regola degli alti onorari in psicoanalisi.
L’esperienza clinica derivante dal consultorio rafforzò l’idea originaria orientata a considerare la famiglia stereotipo borghese il grande scoglio alla liberazione psicologica dell’individuo in quanto, secondo Reich, la mentalità borghese, attraverso la famiglia, condiziona il bambino influenzandone la visione del mondo e rinchiudendolo nella stereotipo. Per Reich la famiglia “fa da intermediario tra la struttura economica della società borghese e la sua sovrastruttura ideologica”, fermo restando che il pensiero di Reich non era contrario al concetto generale di famiglia, ma a quello di famiglia borghese, quale espressione storica del capitalismo.
Lo stesso atteggiamento ubbidiente e servile che il padre esige dai figli quando sono ancora piccoli, lo Stato tenderebbe a pretenderlo dagli adulti. La mancanza di senso critico, l’impossibilità di protestare, il “non avere” nessuna opinione personale caratterizzano tanto il rapporto di fedeltà familiare che i figli hanno con i genitori, quanto quello degli impiegati fedeli con lo Stato, e quello degli operai non ancora coscienti a livello di classe con il loro direttore di fabbrica o col padrone.
Nella misura in cui si sviluppa all’interno della famiglia proletaria la coscienza di classe, si modifica anche l’atteggiamento dei genitori verso i figli, anche se tale trasformazione avviene per ultima e con maggiore difficoltà di tutte le altre. L’ideologia sessuofobica favorirebbe la formazione di individui passivi, acritici, disposti ad essere piegati e sottomessi senza opporre resistenza, mentre più la vita sessuale si svolge in modo sano e vigoroso, tanto più libero, attivo e critico diventa l’individuo. Ma è proprio questo che il capitalismo non vuole che avvenga. La limitazione della libertà spirituale e critica per mezzo della repressione sessuale è uno degli scopi fondamentali dell’ordinamento sessuale borghese. È assai significativo il fatto che la borghesia con tutti i mezzi che ha a disposizione si impegni per il mantenimento e il rafforzamento della morale familiare: la famiglia borghese è infatti la sua principale “fabbrica di servi”.
Con l’associazione Sexpol, promossa da Reich nel ’31, e destinata alla promozione di una politica sessuale definita come proletaria, migliaia di giovani vennero coinvolti nella prospettiva di una lotta anticapitalistica. Solo con il superamento di questo sbarramento ideologico secondo i teorici si sarebbero potuti creare i presupposti per un’autentica liberazione sessuale. L’autoritarismo e la repressione sessuale impediscono lo sviluppo della volontà di lottare negli individui, per questo Reich si propose con la sua associazione di aiutare i giovani a liberare la propria sessualità, come presupposto per un pieno sviluppo della loro capacità critica, dell’attività intellettuale e della lotta politica. Non mi voglio soffermare poi sul suo conclamato anticlericalismo che va a collocare l’istituzione ecclesiale accanto a quella capitalistica impegnata in un’azione di repressione e di omologazione dell’animo umano sino ad arrivare a porla al servizio del capitale.
Usando le sue parole, Reich nella sua “La lotta sessuale dei giovani” del 1931, affermava:
Tutti sanno che nella confessione religiosa non è tanto importante se uno abbia, per esempio, rubato, ma è invece di capitale importanza se uno sia stato troppo libidinoso, se si sia masturbato o abbia avuto rapporti sessuali fuori dell’ordinario. Confessarsi, in altri termini, significa rinfrescare continuamente il senso di colpa sessuale che i genitori, fin dalla più tenera età, hanno inculcato nei loro figli per reprimere le loro curiosità sessuali. Nella confessione il ragazzo si sente sempre ripetere che l’attività sessuale è un grave peccato e che la più alta autorità divina vede tutto e punisce tutti i “peccati”, che i ragazzi compiono in questo ambito. Se la società umana oggi non fosse nelle mani dei capitalisti e dei preti che sono così esperti nel servirsi della religione per i loro interessi, se la sessuologia non stesse al servizio del capitale, ma utilizzasse la propria esperienza scientifica per una critica coerente della società, si dovrebbe giungere alla ovvia conclusione che la Chiesa, per la sua influenza negativa sulla sessualità dei giovani, […] rappresenta una delle istituzioni più dannose per la salute fisica e psichica dell’individuo che lo Stato classista possieda, e che nessuna punizione è troppo grande per coloro che continuamente, in piena coscienza e consapevolezza dell’infelicità che provocano, compiono incredibili misfatti contro l’umanità non solo impuniti, ma addirittura ben ricompensati…
Sebbene il suo assoluto politicizzare ed estremizzare risultasse un po’ astratto, non possiamo di fondo contrastare l’idea originaria: la liberazione dell’uomo è anche liberazione dalla morale sessuale repressiva, i comportamenti sessuali sono dettati dalla morale corrente, cioè dai rapporti tra le classi. Anche l’idea che una maggiore consapevolezza sessuale possa aiutare la militanza politica, soprattutto tra le fasce più arretrati di proletari, è accettabile.
Claudio Lolli – Borghesia (3)
Rileggendo i lavori di Reich non si può sorvolare sull’attualità delle ipotesi avanzate quasi un secolo fa, lo stesso viraggio dalla repressione/coartazione relazionale della società industriale al permissivismo consumistico di quella “liberale” nella quale la “libertà” che si manifesta nel campo della sessualità più che essenziale è apparente, quasi di tipo pregenitale.
Una licenza sociale al consumo che porta l’individuo a vivere una sorta di schiavitù alla ricerca continua e mai soddisfatta che, in ultima analisi, lo porta all’alienazione supportata dall’esibizione di una facciata genitale che serve a nascondere le turbe pregenitali.
Le relazioni umane sono sempre più limitate da specifici obiettivi, non si comunica, ma si intraprende un percorso volto al soddisfacimento dei propri bisogni utilizzando una comunicazione più “autistica” che effettivo scambio interpersonale. Lo stesso partner sessuale spesso è considerato una merce da consumare nel miglior modo possibile per poi essere cestinato. Le repressioni sessuali denunciate da Reich agiscono anche oggi anche se in maniera più sofisticata ed in sintonia con il permissivismo dei nostri giorni. Oggi viene concessa l’illusione della liberalizzazione solo per esercitare un maggior controllo su tutto.
L’apparente libertà nasconde nuovi miti, come quello dell’efficienza sessuale, tanto che la sessualità viene ridotta ad una prestazione scindendola dalla sua componente affettiva. Si arriva ad usare la propaganda a proposizione del mito del “superuomo” che dentro il letto, più che mai, conferma la sua potente virilità.
Un mascheramento sociale, quella della liberazione sessuale dei nostri giorni, in quanto si osserva solo uno spostamento: “all’angoscia del peccato viene sostituito l’obbligo del piacere”, come scriveva Schelsky già nel 1955 in “Soziologie der Sexualität” (4), il ché crea nuovi motivi di angoscia per tutti coloro che non si conformano ai nuovi standard di normalità.
Questo “nuovo” assetto sociale incide sullo sviluppo sessuale nell’adolescenza, soprattutto se non è confortato da un’adeguata consapevolizzazione e dimostrazione da parte di coloro che svolgono ruoli autorevoli di riferimento (genitori, insegnanti, autorità istituzionali, ecc.). In alcuni contesti del nostro sociale persiste un atteggiamento educativo sessuofobico che può provocare sensi di colpa e forte impulso trasgressivo, allo stesso tempo il sistema mediatico omologante sollecita un iperconsumo sessuale, questo doppio messaggio non può che far nascere confusione e malessere spesso invalidante.
A questo punto il problema vero, seguendo le indicazioni di sessuologi di tutto rispetto come W. Simon e J. Gagnon (Psychosexual Development del 1973), sta nel fatto che il comportamento sessuale dell’adulto dipende soprattutto dall’apprendimento durante l’adolescenza, in quanto è proprio in questa fase di vita che dovrebbero coniugarsi i due livelli della sessualità: quello intrapsichico, fonte della risposta individuale determinata da processi psichici, neurovegetativi, biochimici e cardiovascolari e quello interpersonale che segue copioni in ambito relazionale che vanno a determinare le modalità di proposizione e di risposta.
Va evidenziata la grande complessità e variabilità dei comportamenti, delle fantasie e delle motivazioni che spingono ad agire sessualmente, come pure non va sottostimata l’unicità di ogni sviluppo sessuale. In effetti i comportamenti sessuali rappresentano un ottimo rivelatore della persona, dei suoi valori, delle sue modalità di interazione anche negli aspetti più intimistici, delle sue paure sino a rivelarne le angosce.
La normalità in ambito sessuologico non è quindi rapportabile a valori statistici, ma si esprime attraverso l’unicità, l’originalità, la diversità, conseguentemente il compito di un terapeuta non è quello di indicare qual’è il comportamento normale, bensì quello di aiutare ogni persona a fare scelte libere in campo sessuale, ma per potere scegliere liberamente non si può bypassare la conoscenza, ritornando al valore psicologico individuale e sociale dell’educazione sessuale in ambienti idonei e supportata dalla professionalità del tecnico deputato ad insegnare.
Purtroppo a tutt’oggi nella maggior parte dei casi gli adolescenti ricevono informazioni sul sesso dai loro coetanei e/o da sistemi virtuali, quali internet.
Si sa che molti genitori teoricamente affermano il valore assoluto della formazione in tema di sessualità all’interno della famiglia, ma la maggior parte di loro non lo fa, oppure impartisce un’educazione fondata sul silenzio e la repressione. Ci si è domandati il perché tanti genitori non siano in grado di passare adeguate informazioni circa la sessualità e alcuni psicologi lo collegano ad un meccanismo di difesa contro l’incesto, altri, più di matrice psicoanalitica, parlano di moventi inconsci, quali la paura di perdere l’oggetto d’amore, la gelosia e la paura di invecchiare. La ricerca prova, invece, che i ragazzi/e che hanno ricevuto buone informazioni dai loro genitori (o in ambiente idoneo da parte di persone affidabili e preparate) tendano a rimandare le prime esperienze sessuali, come a volere scegliere in base ai loro valori di riferimento, ed usino con maggiore frequenza i metodi anticoncenzionali prestando adeguata attenzione a possibili gravidanze indesiderate e alle malattie sessualmente trasmissibili (5, 6).
Educare non significa modellare le emozioni e i sentimenti del bambino secondo schemi imposti irrazionalmente dagli adulti, è, invece, uno stimolo volto a sperimentare l’autoregolazione delle emozioni e dei sentimenti senza per questo escludere dalle esperienze della vita quotidiana. Educare è un educarsi, un imparare ad acquisire consapevolezza delle proprie reazioni emotive e ad avere coscienza della relazione esistente tra pensieri e stati d’animo. I ragazzi non perdono l’entusiasmo per la vita, siamo noi adulti che, soverchiati dai nostri schemi di regolamentazione sociale, glielo portiamo via; con i nostri sentimenti negativi e con le nostre assurde imposizioni dipingiamo il loro mondo con i nostri colori e quindi dobbiamo dire che il modo migliore per favorire la comunicazione educativa è l’ascolto “attivo”.
Dobbiamo imparare a riconoscere a chi appartiene il problema, a rispettare l’emozione espressa e a soffermarci alla descrizione dei fatti senza mettere in funzione inutili istruzioni moraleggianti. La comunicazione educativa per rendersi attiva ed efficace ha bisogno di un sistema relazionale facilitante supportato da un contesto comprensivo. Non può confondersi con la minaccia, in quanto espressione di un potere personale e riduttivo, o con la manipolazione che invece rappresenta un potere fondato sui limiti dell’altro e non sulle proprie risorse. Più che potere, l’educatore deve esprimere autorevolezza sempre caratterizzata da collaborazione, rassicurazione, comprensione, valorizzazione ed assenza di ostilità.
“I fermenti puberali, le curiosità sessuali, la scoperta del proprio corpo, l’accettazione del proprio sesso, la masturbazione come processo di adattamento alla vita genitale, l’ansia di vedersi crescere, l’ormone dell’innamoramento, la combattività, la competitività sono tutti segnali di crescita maturativa che bisogna decifrare. Chi matura ha bisogno di litigare, di distinguersi e di sfidare per definire meglio la propria identità. L’adolescente è simile ad un’ombra che si perde alla ricerca della sua identità e allo stupore di un fiore che prende forma in silenzio” (7).
In Italia non possiamo contare su leggi adeguate a sostenere l’educazione sessuale nelle scuole, la legge che ne prevedeva l’insegnamento è ferma dal 1975 in Parlamento. Parecchie scuole ne hanno tentato l’introduzione avvalendosi di autofinanziamenti, ma ora come ora, visti i tagli che la nuova riforma scolastica ha previsto, se si vuole insegnare ai giovani come affrontare la sessualità si può ricorrere solo alla buona volontà di insegnanti illuminati o… delegare i genitori. In realtà una recente indagine della Sigo, la Società italiana di ginecologia e ostetricia, rivela che il 64% degli studenti delle scuole superiori vorrebbe un corso di educazione sessuale a scuola, e il 44% sarebbe felice di poter parlare di questi temi a casa. In un documento risalente al 30 giugno 2009 in occasione di un Convegno nazionale promosso dai ginecologi della SIGO (8) si legge:
In Italia una ragazza su tre non usa alcuna precauzione la sua “prima volta” e il 50% continua a non proteggersi neppure in seguito. Crescono le under 14 che chiedono il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza (dallo 0,5% del 1995 all’1,2% del 2005) e le malattie sessualmente trasmissibili (MST) sono in forte crescita… Distribuire contraccettivi nelle scuole superiori è utile per sensibilizzare i giovani sull’importanza di praticare sesso con responsabilità per salvaguardare la loro salute e anche la fertilità futura. Ma non basta. Per colmare l’ignoranza dilagante servono soprattutto interventi strutturati nelle classi, da parte di medici e psicologi”. “E come per ogni altra materia, vanno definiti programmi precisi con libri di testo specifici e validati, aggiunge Alessandra Graziottin, Direttore della Ginecologia del San Raffaele Resnati di Milano.
In altri Paesi europei la materia viene regolarmente insegnata nelle scuole, per fare qualche esempio: in Germania dal 1970, in Francia dal 1973, in Spagna dal 1985, in Portogallo dal 1990, in Svezia dal 1956 e in Inghilterra è stata introdotta sin dalle scuole elementari. In Italia se un preside particolarmente attento alle esigenze dei suoi studenti promuove la prevenzione delle problematiche legate alla sessualità mal gestita, per esempio permettendo l’installazione di macchinette distributrici di profilattici all’interno dell’istituto, rischia di subire vessazioni e quant’altro, esattamente come è successo al preside del “Keplero” di Roma, Antonio Panaccione:
Contro di me si è scatenato il diluvio, mi hanno accusato di tutto, anche di traviare i giovani. Invece quel distributore, che è ancora lì, nessuno l’ha danneggiato e i ragazzi comprano regolarmente i preservativi a 2 euro a scatola, era soltanto una parte di un programma assai più vasto sulla protezione delle malattie sessualmente trasmissibili… Un progetto finanziato dalla provincia di Roma, con gli esperti della Lila, la lega italiana contro l’Aids, che hanno formato un gruppo di studenti, i quali a loro volta hanno fatto lezione ai loro coetanei. Un’esperienza straordinaria di peer education, seria, scientifica, del resto tra i giovani il contagio da Aids è di nuovo una realtà, così come le gravidanze delle adolescenti. Gli stessi genitori all’inizio ostili, preoccupati, poi si sono resi conto dell’importanza di parlare di rapporti sicuri, e di quanto fossero maturi i loro figli. Davvero non capisco questo attacco del Papa, a quanti secoli indietro ci vogliono portare? I giovani vogliono parlare, sapere, imparare a proteggersi, che senso ha invece la legge del silenzio?
A conclusione, specificamente in riferimento al discorso d’inizio d’anno che Papa Benedetto XVI ha tenuto davanti al corpo diplomatico in Vaticano, schierandosi contro l’educazione sessuale e civile impartita in alcuni paesi dell’Unione Europea quale rischio per la libertà religiosa, non posso che rimandare all’articolo di Don Paolo Farinella “L’educazione sessuale non è contraria alla fede cristiana” pubblicato sul Domani il 14 gennaio 2011 http://domani.arcoiris.tv/l%E2%80%99educazione-sessuale-non-e-contraria-alla-fede-cristiana/
I preservativi arrivano al liceo Keplero di Roma (9)
5 – Fox G.L. E Inazu G.K. Patterns and Outcomes of Mother-Daughter Comunication About Sexuality in Journal of social issues, 36, 1980; Wagner C.A. Sexuality of American Adolescents in Adolescence, 15, 1980
6 – Psicologia degli adolescenti e dei giovani, G. Lutte , Il Mulino, 1987
7 – Il coraggio come educazione di Antonino Minio, Ce.P.A.S.A. 1993
Laureata in medicina e chirurgia si è da sempre occupata di disturbi del comportamento alimentare, prima quale esponente di un gruppo di ricerca universitario facente capo alla Clinica psichiatrica Universitaria P.Ottonello di Bologna e alla Div. di Endocrinologia dell'Osp. Maggiore -Pizzardi, a seguire ha fondato un'associazione medica (Assoc. Medica N.A.Di.R. www.mediconadir.it ) che ha voluto proseguire il lavoro di ricerca clinica inglobando i Dist. del comportamento alimentare nei Dist. di Relazione. Il lavoro di ricerca l'ha portata a proporre, sempre lavorando in equipe, un programma di prevenzione e cura attraverso un'azione di empowerment clinico spesso associato, in virtù dell'esperienza ventennale maturata in ambito multidisciplinare, a psicoterapia psicodinamica e ad interventi specialistici mirati.
Ha affrontato alcune missioni socio-sanitarie in Africa con MedicoN.A.Di.R., previo supporto tecnico acquisito c/o il Centro di Malattie Tropicali Don Calabria di Negrar (Vr). Tali missioni hanno contemplato anche la presenza di Pazienti in trattamento ed adeguatamente preparati dal punto di vista psico-fisico.
Il programma clinico svolto in associazione l'ha indotta ad ampliare la sfera cognitiva medica avvicinandola all'approccio informativo quale supporto indispensabile. Dirige la rivista Mediconadir dal 2004, è iscritta all'Elenco speciale dei Giornalisti dell'OdG dell'Emilia Romagna e collabora con Arcoiris Tv dal 2005 (videointerviste, testi a supporto di documenti informativi, introduzione di Pazienti in trattamento nel gruppo redazione che oggi fa capo all'Assoc. Cult. NADiRinforma, redazione di Bologna di Arcoiris Tv).
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Commenti
Giovanna Arrico
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E’ bellissimo questo articolo. Un’insieme di informazioni, l’opportunità di scoprire sempre qualcosa di noi, esseri umani, del nostro passato e inevitabilmente capire meglio il nostro presente. La libertà vera di pensiero, la possibilità di scegliere e come sempre di non farsi scegliere, la possibilità di capire che cosa non si sa e o non si è mai saputo anche dietro l’informazione sessuale. Le limitazioni, i giudizi rispetto ad un pensiero diverso dal proprio, la possibilità di amare veramente per capire meglio che cosa significa fare l’amore e non come banalmente si può dire fare sesso. L’educazione come possibilità di crescita, l’educazione non come repressione, ma come libertà. L’educazione per migliorarsi.
[…] cura di Luisa Barbieri. Articolo pubblicato sul Domani il 14 gennaio 2011 Category: […]
Stefano Bovero
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Quando si riuscirà a divulgare queste cose a livello di massa (e non più solo di nicchia o per addetti ai lavori) l’intera civiltà farà dei passi avanti e un intero popolo difficilmente darà il suo voto ad un Satrapo gaudente, “simpatico” ed irresponsabile…
silvia biavati
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mi e’ piaciuto molto questo articolo, quanto c’e da scoprire…