Lo testimonia un recente studio californiano che avverte: attenzione a fumo e alcol, ma anche alla depressione mal gestita. Importante è l'ambiente in cui la donna e il nascituro vivono e, se qualcosa va male, l'informazione si "trasmette" con rischi per il futuro
La mamma è infelice, depressa o stressata? Il bimbo lo “capisce” prima di nascere
17-11-2011
di
Luisa Barbieri
La crescita di un feto è supportata dai messaggi che costantemente arrivano dalla madre e, secondo ciò che si legge sulla pubblicazione nell’ultimo numero di Psychological Science, rivista della Association for Psychological Science, “A Fetus Can Sense Mom’s Psychological State”, tali messaggi non si riferiscono “solo” alla percezione del battito cardiaco, ma vanno a comprendere anche quelli di ordine chimico che, attraverso la placenta, lo raggiungono. Tra questi ultimi messaggi destinati al feto lo studio vuole considerare, vista l’importanza, i segnali chimici legati allo stato mentale materno, in particolare al tono dell’umore che potrebbe incidere sfavorevolmente sullo sviluppo.
Negli ultimi decenni i neonatologi hanno cominciato a tenere sempre più in considerazione l’ambiente nel quale si sviluppa il feto, in quanto risulta sempre più evidente l’influenza che ne può derivare. Alcuni comportamenti, quali fumare e bere alcolici, sono ovviamente devastanti per lo sviluppo, ma a questi si deve aggiungere una lunga sequela di sottili devianze dell’ambiente che risultano altamente invalidanti per il nascituro. Per fare un esempio, si è osservato che i nati durante la carestia olandese del ’44, la più parte dei quali aveva madri malnutrite, hanno sviluppato nel corso della loro vita malattie, quali obesità e diabete, con maggiore frequenza di altri gruppi di osservazione.
Alcuni ricercatori facenti capo all’Università di California-Irvine (Curt A. Sandman, Elysia P. Davis e Laura M. Glynn) hanno studiato l’assetto psichico di un gruppo di donne in stato di gravidanza, facendo particolare riferimento ad eventuale presenza di depressione. Sono stati loro somministrati diversi test, sia nel corso della gravidanza che dopo l’espletamento del parto, mentre i neonati sono stati valutati in relazione al loro sviluppo psicofisico secondo parametri predefiniti.
La scoperta è degna di nota: un ambiente costante prima e dopo la nascita è un fattore che incide considerevolmente sullo sviluppo. I neonati più sani sono quelli che hanno madri che hanno vissuto serenamente ed in salute la gravidanza, il parto e la fase post partum, e la cosa interessante è che lo stesso vale per i figli di donne depresse e durante e dopo il parto. Ciò che fa la differenza, quindi, è la variazione delle condizioni ambientali nelle quali si trova a vivere il bambino il cui sviluppo è sorprendentemente legato alla percezione dello stato psicologico materno. Sandman, uno degli autori dello studio in questione, crede che il feto umano partecipi attivamente al suo stesso processo di sviluppo raccogliendo informazioni che lo preparerebbero alla vita basandosi sui messaggi che gli arrivano dalla madre.
L’interpretazione clinica dello studio suggerirebbe di non intervenire sulla depressione di una donna in fase pre-parto a favore di uno sviluppo sano e armonioso del suo bambino, ma ricerche precedenti hanno dimostrato che disequilibri psicologici materni, come l’ansia mal gestita, spesso compagna della depressione, possano incidere sullo sviluppo neonatale sino a definire problemi neurologici e/o psichiatrici nel nascituro. Sarebbe, quindi, auspicabile uno screening psicologico delle donne gravide al fine di affrontare la questione il più precocemente possibile, cercando di non determinare variazioni ambientali tali da disequilibrare lo sviluppo fetale, visto che sono proprie queste ultime che vanno ad incidere sfavorevolmente sul nascituro.
Note di approfondimento
Laureata in medicina e chirurgia si è da sempre occupata di disturbi del comportamento alimentare, prima quale esponente di un gruppo di ricerca universitario facente capo alla Clinica psichiatrica Universitaria P.Ottonello di Bologna e alla Div. di Endocrinologia dell'Osp. Maggiore -Pizzardi, a seguire ha fondato un'associazione medica (Assoc. Medica N.A.Di.R. www.mediconadir.it ) che ha voluto proseguire il lavoro di ricerca clinica inglobando i Dist. del comportamento alimentare nei Dist. di Relazione. Il lavoro di ricerca l'ha portata a proporre, sempre lavorando in equipe, un programma di prevenzione e cura attraverso un'azione di empowerment clinico spesso associato, in virtù dell'esperienza ventennale maturata in ambito multidisciplinare, a psicoterapia psicodinamica e ad interventi specialistici mirati.
Ha affrontato alcune missioni socio-sanitarie in Africa con MedicoN.A.Di.R., previo supporto tecnico acquisito c/o il Centro di Malattie Tropicali Don Calabria di Negrar (Vr). Tali missioni hanno contemplato anche la presenza di Pazienti in trattamento ed adeguatamente preparati dal punto di vista psico-fisico.
Il programma clinico svolto in associazione l'ha indotta ad ampliare la sfera cognitiva medica avvicinandola all'approccio informativo quale supporto indispensabile. Dirige la rivista Mediconadir dal 2004, è iscritta all'Elenco speciale dei Giornalisti dell'OdG dell'Emilia Romagna e collabora con Arcoiris Tv dal 2005 (videointerviste, testi a supporto di documenti informativi, introduzione di Pazienti in trattamento nel gruppo redazione che oggi fa capo all'Assoc. Cult. NADiRinforma, redazione di Bologna di Arcoiris Tv).