Comincia la mobilitazione permanente. Finito il carnevale dei “birbantelli”, inizia la quaresima costituzionale. Governo e maggioranza minacciano controriforme. Giovani e meno giovani non stanno a guardare: vogliono una nuova Liberazione. Sabato il Popolo Viola torna a Roma, mentre i Comitati in difesa della Costituzione si riuniscono a Firenze. Lunedì cortei gialli in tutta Italia per lo sciopero dei lavoratori non italiani. Il 6 marzo presidio della memoria a L’Aquila con le agende rosse di Borsellino
L’Associazione Nazionale dei Partigiani d’Italia ha deciso di aderire al secondo ‘No B Day’: “L’ANPI saluta la manifestazione indetta dal Popolo Viola per il 27 febbraio a Roma. Essa tende infatti a mobilitare tutti gli italiani, e in particolare le giovani generazioni, per la difesa e l’applicazione della Costituzione della Repubblica che le politiche dell’attuale maggioranza di governo stanno sistematicamente aggredendo col chiaro intento di trasformare la nostra democrazia parlamentare in un sistema autoritario e personale. Prova lampante ne sono le norme sul processo breve, sull’immunità e sul legittimo impedimento che, ponendo di fatto un cittadino al di sopra degli altri, violano il sacrosanto principio secondo cui la legge è uguale per tutti”.
Nonostante i ripetuti appelli alla riconciliazione e alla concordia nazionale del Presidente Napolitano, è iniziata quella che alcuni definiscono “Resistenza costituzionale”. Giovani ed ex partigiani uniti nella lotta. Senza armi, questa volta: checché ne dicano i militanti del “partito dell’amore” (ndr – pulpito dal quale sbraitano non pochi ex Lotta continua), questa nuova ondata di ribellione non ha nulla a che vedere con l’odio. Fuori dai partiti rinasce una speranza: in questa epoca decadente, satura di disvalori e di cattivi esempi, migliaia di giovani e giovanissimi i buoni esempi vanno a cercarseli nel passato. Festeggiando, per esempio, il 20° anniversario della scomparsa di Sandro Pertini, Presidente partigiano. Voce indimenticabile che risuona nuovamente nelle case degli italiani, grazie al tam tam sulla Rete: “Oggi la nuova resistenza in cosa consiste? Ecco l’appello ai giovani: di difendere queste posizioni che noi abbiamo conquistato; di difendere la Repubblica e la democrazia. E cioè, oggi ci vogliono due qualità a mio avviso, cara amica: l’onestà e il coraggio. La politica va fatta con le mani pulite”. Sandro Pertini, Norberto Bobbio, Enzo Biagi: nonostante l’oblio di regime, c’è ancora chi li ricorda, li legge, li ascolta:
VIDEO: Enzo Biagi intervista Sandro Pertini
Non solo bullismo e playstation, dunque: nonostante la precarietà del presente e l’incerto futuro, ci sono ancora giovani che si impegnano per il “bene comune”, senza chiedere il permesso, senza retaggi ideologici, senza retorica. Gli anziani partigiani lo hanno capito, aprendo le braccia a questi ragazzi: sono loro gli eredi dell’antifascismo. I partiti del centrosinistra, sondaggi alla mano, stanno cominciando a capirlo. In ritardo, come sempre: alla vigilia del 5 dicembre (primo No B Day) dissero: “non partecipiamo a manifestazioni indette da altri”. Il 27 febbraio a Roma ci saranno anche loro. I ragazzi in viola si sono dimostrati più maturi dei professionisti della politica: “nessuna bandiera di partito, ma siete i benvenuti”. Meglio tardi che mai.
Anche dal mondo accademico si alzano gridi d’allarme: “Come docenti dell’Università e donne e uomini di cultura di Parma, consapevoli della responsabilità che abbiamo di leggere i segni dei tempi e di segnalare i pericoli di una involuzione e di perdita dei valori della società, esprimiamo la più forte preoccupazione per lo stato di degrado sociale, economico e morale in cui sta sprofondando il nostro Paese. (…) Facciamo appello alle altre Università, alle intelligenze ed all’energia di coloro che, partendo dai giovani, rendono vivo il nostro Paese e non si rassegnano al suo declino, affinché si uniscano in un impegno comune fatto di azioni e di proposte”.
Sempre sabato, all’ARCI di Firenze si riuniranno i Comitati per la difesa della Costituzione. Dopo la vittoria del No nel referendum costituzionale del 2006, il pericolo di una controriforma non è scongiurato, anzi. Bisogna decidere come coordinare le prossime iniziative: si avvicina il 25 aprile. Per “resistere, resistere, resistere” c’è bisogno di fiato lungo. In effetti sono passati quasi dieci anni dai primi girotondi. Quasi un’altra epoca: internet era molto meno diffuso, i social network non esistevano, Beppe Grillo faceva (solo) il comico.
Intanto c’è chi prepara altri appuntamenti, tutti ravvicinati: il 1° marzo scioperano gli stranieri, per mostrare agli italiani che non possono vivere senza di loro. I sindacati storcono il naso: anche loro vittime della sindrome “non vado alle cose organizzate da altri”. Deficit di umiltà che non scoraggia gli organizzatori. Il colore prescelto è il giallo. Perché? ”Sarà il nostro segno di riconoscimento. Si tratta di un colore – spiega Stefania Ragusa, presidente del coordinamento nazionale ed animatrice della manifestazione – che non può essere associato ad alcun partito politico. Sotto il profilo della ‘psico-cromatica’, poi, il giallo è il colore della rinascita, del cambiamento. Io ho perfino fatto cambiare gli elastici del mio apparecchio dentale, saranno gialli pure quelli! Chi non può scioperare perché non ha copertura sindacale o perché non può abbandonare il posto di lavoro, pensiamo ad esempio ad una badante che assiste un anziano, avrà la possibilità di aderire idealmente indossando qualcosa di giallo. Ci sono diverse forme per partecipare”.
Infine, in questa lunga marcia verso una seconda Liberazione, il “Popolo delle agende rosse” si dà appuntamento il 6 marzo a L’Aquila: Presidio della Memoria. Inizialmente questa manifestazione doveva svolgersi a Bologna: il 2 agosto sarà il 30° anniversario della strage alla stazione (85 morti, oltre 200 feriti). Pareva il luogo migliore in cui rivendicare ad alta voce giustizia e verità. “Ma poi – dice Salvatore Borsellino – mi ha scritto Lilli Centofanti, la sorella di uno dei ragazzi morti nella Casa dello Studente dell’Aquila per una strage causata sì da un evento naturale come il terremoto del 6 aprile 2009, ma che è anche questa una strage di Stato perché se quell’edificio fosse stato costruito con più cemento e meno sabbia, se i pilastri fossero stati messi nel posto giusto e in numero sufficiente, se quell’edificio fosse stato sgomberato come l’aggravarsi del pericolo e i sintomi sempre più evidenti dello scatenarsi della furia di uno sconvolgimento della natura prevedibile e previsto avrebbe richiesto, se la gravità della situazione non fosse stata tenuta nascosta, forse oggi si piangerebbero meno morti e un numero minore di vite ancora all’inizio del loro cammino sarebbero state spezzate”.
Con la crisi che morde, per molti non sarà facile partecipare a tutte queste manifestazioni: muoversi e/o scioperare costa tempo e denaro. Ma questo fermento è comunque un sintomo di vitalità, inversamente proporzionale alla lobotomizzazione catodica imperante. Se nei prossimi mesi tutti questi torrenti colorati riusciranno a confluire in un unico fiume, il regime da operetta che opprime l’Italia dovrà vedersela con un nuovo CLN, pacifico ma inesorabile: un vero e proprio Comitato di Liberazione dal Nano. Ad maiora.
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Riccardo Lenzi (Bologna 1974) è redattore e free lance. Ha scritto due libri: "L'Altrainformazione. Quattro gatti tra la via Emilia e il web" (Pendragon, 2004) e, insieme ad Antonella Beccaria, "Schegge contro la democrazia. 2 agosto 1980: le ragioni di una strage nei più recenti atti giudiziari" (Socialmente, 2010)