Per camminare servono i piedi, ma a un immigrato bastano per costruirsi un futuro?
26-07-2010
di
Cleophas Adrien Dioma
Piano. Sto andando piano. Cammino. Sembra lontana. La strada. Vedo la luce. Qualche ombra. Stamane fa un po fresco. Io cammino. Piano. A quest’ora questa città è mia. Forse no. Ma si è anche mia. Appartiene a quelli che camminano. Verso il futuro. Verso domani. Un momento. Fermo. Nessun rumore. O quasi. Qualche motorino. Una macchina ogni tanto. I miei passi. Lui seduto li. Che mi guarda. Il primo bar aperto.
Sono le 5 di mattina. Aiuto. Non dormo più la notte. Da quando ho perso la fede. Non dormo la notte. Questi fantasmi nella mia vita. Nelle mie notti. Paura di affrontare se stessi. Una sola lotta. Un solo nemico. Io. Mi siedo. Mi guarda e sorride. Lo guardo, sorrido. Anche lui non dorme. Non ha dormito. Gli occhi. Il sonno. La stanchezza. Aveva già preso il caffè.
“Come va?”.
“Bene, tu?” .
“Anch’io bene”.
Da molto che non lo vedo.
“Ero in Tunisia. Sono andato per otto mesi”.
Ah, che bello. Otto mesi in Tunisia. A casa, vicino la mamma. La famiglia. La terra.
“Sai qui non c’è più niente. Non c’è più lavoro. Non c’è vita. Niente”. “Un caffè per favore. Macchiato”.
Caffè macchiato come la mia vita. Macchiata. Bianco. Nero. Misto di colori. Penso a tutto questo. L’incontro. Le parole. Quel tempo che passa. Lento. Ascolto.
“Sono tornato a vedere se potevo fare qualcosa lì. Nel del turismo ad esempio. Sai, in Tunisia ci sono tanti turisti. Molti italiani”.
Ah. Forse aveva voglia di convincersi. Di farmi capire che aveva ragione. Qui non c’è niente. Là forse tutto, là. Forse. Girarsi verso il passato. Cercando delle certezze in questa erranza di vita. Io cerco di vivere il presente. Questo momento è mio. Solo questo. Sono stanco di errare. Errare alla ricerca della mia terra. Una mia terra. Alla ricerca della mia vita. Una mia vita. Mia.
Mio padre mi diceva: “Per camminare bisogna avere i piedi sulla terra”. Io non sento i piedi in questo momento. E non sono capace di volare. Poi ho voglia di camminare. Piano. Verso la mia vita. Il mio tempo. Chiudo gli occhi. Sento la sua voce. Il tono di questa voce molto lontana. Sembra. E mi metto a pensare. Io non so cosa c’è in Tunisia. Forse tutto. Il lavoro. La casa. La vita. So solo che siamo tutti e due qui. Seduti in quel bar. Con tante domande. Poche risposte. Forse la vita è questa. La nostra. La vita di quelli che se ne vanno. Lontano. Di quelli che camminano. Farsi domande. Cercare risposte. Errare nel labirinto delle incertezze. Apro gli occhi. Lo guardo. Sorrido. Mi guarda, sorride. Il momento sembra fermo.
Ciao, fratello. Torno a dormire. Se riesco.
Cleophas Adrien Dioma è nato a Ouagadougou (Burkina Faso) nel 1972. Vive a Parma. Poeta, fotografo, video documentarista è direttore artistico del Festival Ottobre Africano (www.ottobreafricano.org - cleobibisab@yahoo.com - info@ottobreafricano.org). Collabora con “Internazionale” e “Solidarietà Internazionale”.