Perché “finocchio”?
09-06-2009
di
Annalisa Strada
Che attinenza c’è tra la definizione volgare di un omosessuale come “finocchio” e l’omonima verdura? Trovare una risposta a questa domanda comporta la voglia di mettersi a spulciare tra ipotesi fantasiose.
Tra queste, l’ipotesi che finocchio sia un adattamento di “fenor culi” (vendita del culo) o che si faccia riferimento a questo ortaggio perché è una pianta agametica e quindi si riproduce senza impollinazione. Alcuni hanno anche voluto sostenere che al tempo dei roghi, fosse usanza bruciare le vittime (tra cui gli omosessuali) dopo aver riempito le fascine da ardere con fusti di finocchio selvatico per combattere l’afrore della carne bruciata. La diceria di questa usanza, però, non è suffragata da nessuna attestazione.
A cosa si dovrebbe, allora, l’abbinamento della parola “finocchio” a uno specifico orientamento sessuale? L’uso dovrebbe risalire al Medioevo, quando si usava dire “finocchio” per indicare una persona dappoco e spregevole, facendo poi passare per traslato la definizione a chiunque compisse scelte e azioni che si discostavano dall’opinione della maggioranza e che per questo venivano additate o condannate.
Per una più dettagliata disanima si faccia riferimento a www.giovannidallorto.com
Annalisa Strada (1969) si occupa di servizi editoriali e di promozione della lettura. Autrice di libri per bambini e ragazzi. Pubblica con San Paolo, Piemme, Ape Junior, Paoline, Città Aperta e Gabrielli Editori.