La Lettera

Per ripulire la democrazia inquinata i ragazzi hanno bisogno di un giornale libero

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È abbastanza frequente che editori della carta stampata chiudano i loro giornali. Anche a me è capitato quando dirigevo “L’Avvenire d’Italia”, e oggi si annuncia una vera e propria epidemia a causa della decisione del governo di togliere i fondi all’editoria giornalistica. Ma che chiuda Domani di Arcoiris Tv, che è un giornale on line, è una notizia …

La Lettera

Domani chiude, addio

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L’ironia di Jacques Prévert, poeta del surrealismo, versi e canzoni nei bistrot di Parigi, accompagna la decadenza della casa reale: Luigi Primo, Luigi Secondo, Luigi Terzo… Luigi XVI al quale la rivoluzione taglia la testa: “Che dinastia è mai questa se i sovrani non sanno contare fino a 17”. Un po’ la storia di Domani: non riesce a contare fino …

Libri e arte » Teatro »

Teatro bene comune per il palcoscenico di dopodomani

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Teatro Municipal - Foto di Elton Melo

“Non si può bluffare se c’è una civiltà teatrale, ed il teatro è una grande forza civile, il teatro toglie la vigliaccheria del vivere, toglie la paura del diverso, dell’altro, dell’ignoto, della vita, della morte”. Parole di Leo …

Inchieste » Quali riforme? »

Il governo Berlusconi non è riuscito a cancellare l’articolo 18, ci riuscirà la ministra Fornero?

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Il governo Monti ha perso il primo round con Susanna Camusso che fa la guardia alla civiltà del lavoro, fondamento dell’Europa Unita. Sono 10 anni che è morto Marco Biagi, giuslavorista ucciso dalle Br. Si sentiva minacciato, chiedeva la scorta: lo Scajola allora ministro ha commentato la sua morte, “era un rompicoglioni”. Rinasce l’odio di quei giorni? Risponde Cesare Melloni, …

Società » Italia »

L'iconografia del Natale ci presenta un Santa Claus vestito di rosso con renne e slitta per portare strenne in tutto il mondo. Ma è un artificio nato nel 1931 sotto l'insegna di uno dei marchi più noti e potenti del mondo: quello della Coca Cola. Ecco qua una breve cronistoria per bilanciare ciò che è tradizione e ciò che invece è marketing

Quando Babbo Natale si è travestito da Zio Sam

24-11-2011

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Babbo Natale, la renna e la principessa - Foto di Maya“Vi dico dunque e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi come i pagani, nella vanità della loro mente, accecati nel loro pensiero, estranei alla vita di Dio, a causa dell’ignoranza che è in loro e per la durezza dei loro cuori.” San Paolo, Lettera agli Efesini, 4, 17-18

Io vorrei che, finalmente, il Natale fosse ricordato e festeggiato come Dies Natalis di Cristo, anche se poi la cosa non pare cronologicamente esatta; era infatti, “al tempo de li dèi falsi e bugiardi”, la festa del Sol Invictus, per il solstizio invernale, artatamente trasformata, poi, nel giorno in cui sarebbe venuto al mondo il Figlio dell’Uomo. Ma insomma, nell’un caso e nell’altro, si trattava pur sempre del genetliaco di un essere divino. Ma, da qualche decennio, ed esattamente dal 1931, per mano del pubblicitario della perversa multinazionale Coca-Cola, un certo Haddon Sandblom, Babbo Natale ha iniziato ad usurpare e ad estromettere la figura sacra del Bambin Gesù, a bardarsi ed abbigliarsi in rosso e bianco, una cuffietta idiota con pon-pon sulla zucca, una bottiglietta di Coca in mano; trasvolando per l’etere su una slitta pesantissima, trainata da una quadriglia di povere renne stressate, si è venduto per celebrare quella immonda bevanda ipercalorica, disgregatrice della mucosa gastrica e dell’apparato intestinale, oltre che provocatrice di flatulenze e meteorismi irrefrenabili.

Come sempre, quando qualcuno o qualche cosa finisce preda della tradizione yankee, di solito volgarotta, caciarona, infantile e facilona, ecco che cade in basso, qual masso che dal vertice, precipitando a valle, batte sul fondo e sta. Specie per noi, popoli mediterranei, questo vecchietto, che pare un elemento della band tex-mex degli ZZ Top, finto rincitrullito, che cammina come l’orso Yoghi, con un’epa straripante ed un grosso deretano, non rappresenta assolutamente nulla. E’ la risultanza di tradizioni pagane nordiche, forse addirittura pre-indoeuropee, una specie di ibrido tra un troll ed un goblin. Ha perso quasi del tutto ogni legame con le sue origini sacre, da quel San Nicola di Myra, le cui spoglie furono traslate poi a Bari, intorno al 1100. Pare che questo sant’uomo incaricasse i suoi sacerdoti di andare a diffondere la Buona Novella anche nelle casupole di quei poveri bimbi infreddoliti che, specie nei mesi invernali, non uscivano dai loro poveri tuguri per assistere alla Santa Messa, invogliandoli all’ascolto con un piccolo dono.

Poi, la figura di questo vecchio vescovo, nei paesi nordici, si è addirittura confusa, pare, con leggende riguardanti Odino-Wodan Langbard, “dalla lunga barba”, girovagante per lande deserte e gelide, in sella al suo cavallo a otto zampe, Sleipnir. Qui, i bimbi, per ingraziarselo, appendevano al camino, o fuori della porta di casa, le calzette o le scarpe, ripiene di fieno, zucchero, con qualche carota per il destriero magico; Odino, da brava persona riconoscente, li ricambiava con un dono. Ora però, questo Babbo Natale, che arriva, il 25 dicembre, già vecchio e rintronato, che cosa mai rappresenta, se non l’ennesimo promoter, bolso, stanco e ripetitivo, al servizio delle multinazionali, dopo essere stato ridisegnato e divulgato, per ogni dove, anche dalla Premiata Ditta Walt Disney?

Caracolla e scutrettola, obeso e paffuto, il naso rosso per il troppo whiskey, per i Centri Commerciali, a ripetere spots e a rimbambire di sciocchezze i bimbi, ma ancor più i loro genitori e parenti, drogati dalla TV e dalla sua pubblicità martellante. Ce lo ritroviamo tra i piedi, ogni anno, sempre più presente, sotto multiformi aspetti, per ogni dove, dai primi di novembre in avanti: come ninnolo da appendere all’albero di Natale, candelina mangiafumo, pupazzetto in panno lenci, bambolotto gonfiabile. Alcuni fantocci a pile si mettono a cantare, con una vociona catarrosa da baritono raffreddato, il solito ritornello, made in USA, di “Jingle bells”. Fanno bene i Testimoni di Geova ed i metodisti a combatterne la presenza, insieme a pochi, ma buoni e bravi prelati cattolici, come il vescovo di Verona, mons. Zenti, nel Natale del 2006, e quello di Resistencia -nomen omen-, in Argentina, Fabriciano Sigampa, ed un reverendo danese, che lo definì, giustamente, solo “un goblin pagano”. E bene fece quel tipo un po’ bizzarro, negli USA, che crocifisse un pupazzo di Santa Klaus, dinnanzi alla sua abitazione, tra lo scandalo dei perbenisti e benpensanti locali.

Come si fa ad inserire una figura laica così sciocca in un SANTO Natale? Eppure, nientepopodimeno che il NORAD, in persona, ogni anno, per Natale, apre un sito sul quale, ad iniziare dalla sua abitazione, in Canada o in Alaska, tanti creduloni possono seguire la rotta della sua slitta, fino alla loro abitazione. In Italia molti bimbi, sotto la cappa del camino, gli pongono un panettone di 10 kg., perché non si rompa l’osso sacro, proni agli esempi di un certo spot televisivo. Ed ora, insieme alla scomparsa, dalle scene natalizie, di questo bizzarro e bislacco 90enne, sempre redivivo per la mia disperazione e quella di tanti altri, vorrei anche esprimere alcuni desideri per il Santo Natale; che Gesù Bambino mi ascolti e li esaudisca, anche se San Lorenzo è passato da più di quattro mesi e stelle cadenti, da allora, non se ne sono più viste solcare l’etere.

Basta con i messaggi televisivi di capi di Stato e di governo, a reti unificate(!), i servizi idioti su quanto spenderemo o risparmieremo per le feste natalizie, quali regali faremo, riceveremo e ricicleremo, i contenuti dei cenoni con relativo intervento di biasimo del dietista, che ci ammannisce poi beveroni immondi post-cenone, per smaltire nel giro di poche ore, le migliaia di calorie in eccesso, e quanto, della misera 13^, ci rimarrà in tasca, su dove andranno in vacanza i VIP -tanto è sempre a Cortina, a Cortina oramai ci vanno solo loro-, e con i cinepanettoni beceri e volgari, a base di seni e deretani femminili al vento, al sole e sui campi di sci. Deus, exaudi orationem meam, amen!

Franco Bifani ha insegnato Lettere in istituti medi e superiori dal 1968 al 2003. Da quando è in pensione si dedica essenzialmente alle sue passioni: la scrittura, la psicologia e il cinema.

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