Rutelli progetta il futuro con gli amici del bar
14-10-2009
di
Paolo Collo
Francesco Rutelli, La svolta, Marsilio 2009
Non deve essere stato facile concentrare così tante banalità in 150 pagine. Quello che, come è scritto nella quarta di copertina, dovrebbe essere un “duro atto d’accusa contro chi rischia di tradire l’ispirazione originaria del Partito Democratico spostandolo verso una sinistra senza futuro” e un “appello per unire le migliori forze democratiche del paese e puntare, con coraggio, a far crescere l’Italia”, si rivela invece essere un inutile – per i lettori, s’intende – massaggio all’ego dell’ex sindaco di Roma. Tra innumerevoli citazioni da autori tra i più disparati, da Lewis Carroll a Dahrendorf, da Cacciari a Cerami, da Adenauer a sant’Agostino a Talleyrand, Rutelli ci racconta a suo modo la storia d’Italia, la Prima, la Seconda Repubblica, Berlinguer, Craxi, Berlusconi, l’ecologia, l’economia, la chirurgia estetica, la politica nazionale e quella internazionale, l’Ici, il cuneo fiscale, Travaglio, la Lega, la fuga dei cervelli, il turismo, il Pil, e perfino lo smaltimento dei rifiuti… un po’ come lo si potrebbe fare al bar il lunedì mattina dopo aver smadonnato per l’ennesima sconfitta della propria squadra. Ma lui lo può fare perché ha iniziato presto, molto presto: “Ho cominciato giovanissimo a seguire la politica. Avevo sette anni” (pagina 33).
Paolo Collo (Torino, 1950) ha lavorato per oltre trentacinque anni in Einaudi, di cui è tuttora consulente. Ha collaborato con “Tuttolibri” , “L’Indice” e “Repubblica”. Ogni settimana ha una rubrica di recensioni su "Il Fatto Quotidiano". Curatore scientifico di diverse manifestazioni culturali a Torino, Milano, Cuneo, Ivrea, Trieste, Catanzaro. Ha tradotto e curato testi di molti autori, tra cui Borges, Soriano, Rulfo, Amado, Saramago, Pessoa.