Al microscopio elettronico: batteriofagi (coliphagi T1) attaccano la parete di una cellula batterica
I ricercatori dell’Università di Granada hanno sviluppato una nuova terapia destinata al trattamento del tumore alla cute e di quello al polmone. La terapia prevede l’utilizzo del gene-E, gene colifagico, ossia un un tipo di batteriofago che infetta Escherichia coli. Nel caso specifico questo gene induce le cellule che infetta a perseguire la loro stessa morte.
Gli studi hanno dimostrato che questa tecnica non è efficace solo in vitro, utilizzando culture di cellule tumorali, ma anche in vivo, sperimentandole su animali sui quali precedentemente viene indotto il tumore.
Malgrado sia indispensabile condurre ulteriori ricerche, i risultati ottenuti dai ricercatori di Granada rivelano l’intensa attività antitumorale del gene E che potrebbe diventare un nuovo strumento di approccio terapeutico a questa patologia.
Lo studio è stato condotto da Raúl Ortiz Quesada, del Dipartimento di Anatomia ed Embriologia umana dell’Università di Granada, e dai professori Antonia Aránega Jiménez, José Carlos Prados Salazar y Consolación Melguizo Alonso.
La scarsa efficacia in termini di sopravvivenza a lungo termine delle terapie convenzionali di pazienti con cancro ai polmoni e alla cute ha indotto gli scienziati a rivolgersi all’uso potenziale della combinazione genica. L’approccio utilizza geni che codificano proteine che influenzano la tossicità cellulare. Il gene GEF da Escherichia coli, identificato come membro di una famiglia genica che codifica omologhi di cellule-killer specifiche per le proteine delle membrane delle cellule tumorali, va ad inibire la crescita della formazione patogena. Nelle cellule interessate si evidenziano cambiamenti ultrastrutturali che incidono sulla vitalità stessa cellulare, ad esempio mitocondri dilatati con smantellamento di creste e alterazioni della superficie delle cellule come la riduzione in lunghezza e nel numero dei microvilli, oltre che evaginazioni della membrana citoplasmatica.
Questa è la prima volta che si utilizza questo tipo di gene in cellule eucariotiche nel trattamento di tumori; durante le prove in vitro si sono studiati gli effetti di questi geni sul melanoma B16-F10, è stato poi utilizzata la sperimentazione per generare tumori in vivo e analizzare i loro effetti. É una tecnica sperimentale che apre parecchie possibilità almeno a livello di testistica clinica nel prossimo futuro; è già stata sperimentata nell’adenocarcinoma polmonare A549.
L’inibizione alla crescita tumorale delle cellule in cultura in presenza del gene E entro 72 ore è stata del 72% e 35% rispettivamente , comparando all’esperimento in vivo. L’utilizzo del gene E sul melanoma indotto nei topi ha prodotto una regressione del tumore di un 70-80% entro gli 8 giorni di trattamento.
Raúl Ortiz Quesada ha affermato che in un prossimo futuro, quando le terapie genetiche permetteranno di migliorare l’espressione controllata di questi geni nelle cellule tumorali e ridurre i rischi connessi al loro uso clinico, potrebbero essere utilizzati come strumento efficace nel trattamento di queste patologie. Il professore afferma, inoltre, che quando questo gene lo si potrà combinare con la chemioterapia si potranno ridurre gli effetti degli agenti chemioterapici permettendo, così, una riduzione nelle quantità somministrate e conseguentemente degli effetti collaterali alla chemioterapia.
I risultati della ricerca sono stati pubblicati in prestigiose riviste scientifiche specializzate in oncologia (Journal of Molecular Medicine) e in dermatologia ( Experimental Dermatology)
note bibliografiche:
Laureata in medicina e chirurgia si è da sempre occupata di disturbi del comportamento alimentare, prima quale esponente di un gruppo di ricerca universitario facente capo alla Clinica psichiatrica Universitaria P.Ottonello di Bologna e alla Div. di Endocrinologia dell'Osp. Maggiore -Pizzardi, a seguire ha fondato un'associazione medica (Assoc. Medica N.A.Di.R. www.mediconadir.it ) che ha voluto proseguire il lavoro di ricerca clinica inglobando i Dist. del comportamento alimentare nei Dist. di Relazione. Il lavoro di ricerca l'ha portata a proporre, sempre lavorando in equipe, un programma di prevenzione e cura attraverso un'azione di empowerment clinico spesso associato, in virtù dell'esperienza ventennale maturata in ambito multidisciplinare, a psicoterapia psicodinamica e ad interventi specialistici mirati.
Ha affrontato alcune missioni socio-sanitarie in Africa con MedicoN.A.Di.R., previo supporto tecnico acquisito c/o il Centro di Malattie Tropicali Don Calabria di Negrar (Vr). Tali missioni hanno contemplato anche la presenza di Pazienti in trattamento ed adeguatamente preparati dal punto di vista psico-fisico.
Il programma clinico svolto in associazione l'ha indotta ad ampliare la sfera cognitiva medica avvicinandola all'approccio informativo quale supporto indispensabile. Dirige la rivista Mediconadir dal 2004, è iscritta all'Elenco speciale dei Giornalisti dell'OdG dell'Emilia Romagna e collabora con Arcoiris Tv dal 2005 (videointerviste, testi a supporto di documenti informativi, introduzione di Pazienti in trattamento nel gruppo redazione che oggi fa capo all'Assoc. Cult. NADiRinforma, redazione di Bologna di Arcoiris Tv).