Grandi opere e lodevole comportamento possono portare rispetto e ammirazione, ma questo non aiuterà a sfuggire la colpa quando, a seguire, venisse fatto qualcosa di sbagliato: risulta molto più utile, a salvaguardia di se stessi, soprattutto nelle situazioni di difficoltà, essere vittime, piuttosto che eroi. Nello studio, i partecipanti hanno risposto ad una serie di situazioni simulate che rispecchiano trasgressioni morali di vita reale, come per esempio rubare soldi a qualcuno.
I risultati hanno rivelato che, non ha alcuna importanza quante buone azioni siano state compiute precedentemente, gli autori dei misfatti, soprattutto se in precedenza vantavano comportamenti virtuosi, vengono colpevolizzati forse più di coloro che non possono vantare un background eroico. La ricerca ha dimostrato che coloro che, invece, hanno sofferto in passato, e che quindi rientrano nel ruolo delle vittime, risultano passibili di minor colpevolizzazione, anche se le motivazioni alla base della loro sofferenza sono totalmente indipendenti dal misfatto e dal tempo trascorso.
Dice Gray, direttore di The Mind Perception and Morality Lab at the University of Maryland:
La nostra ricerca suggerisce che la moralità non è come una sorta di banca cosmica nella quale è possibile depositare opere buone che poi potranno essere usate per compensare i misfatti futuri. L’opinione pubblica tende ad ignorare il passato eroico, se non a utilizzarlo come una sorta di aggravante nel momento in cui assegna la colpa.
Sembra che i risultati siano supportati dalla consuetudine di dividere il genere umano in: “attori” che possono agire il bene o il male e “pazienti” che, invece, possono solo subire il bene o il male. Psicologicamente la percezione della distanza tra eroi e malfattori è risibile, mentre quella tra criminale e vittima è enorme. Questo significa che gli eroi possono essere facilmente confusi coi malfattori, mentre è enormemente più difficile trasformare una vittima in un criminale.
Dalle sperimentazioni a supporto di questo studio si è visto che coloro che evidenziavano sofferenze passate subivano punizioni meno importanti per le malefatte commesse e questo dato suggerisce una spiegazione piuttosto evidente del perché molte celebrità giochino la carta del vittimismo nel momento in cui vengono sorprese coinvolte in situazioni passibili di punizione. Ovviamente questo studio non si propone di convalidare o meno la colpevolezza di chicchessia, indica semplicemente una strategia semplice ed efficace per sfuggire la colpa.
La gente trova difficoltà nel ricordare le malefatte delle vittime. Si è visto, sempre in fase sperimentale, che sottoponendo una lettura nella quale si racconta di un eroe, di una persona “normale” e di una vittima impegnate in un fatto criminale, la memoria del lettore tende a “dimenticare o rimuovere” la vittima dai responsabili.
Il tutto non contrasta il fatto che le buone azioni non solo donano benefici al sistema sociale, ma migliorano in modo significativo anche l’attore, in quanto il riscontro è comunque positivo, se non immediatamente, in proiezione futura.
Ma… E rimane questo ma… Scrivono Gray e Wegner:
Se volete difendervi dalle ire del coniuge per un anniversario mancato oppure volete salvarvi dalla condanna per un macabro delitto, invocate la vostra condizione di vittima con storie di abusi infantili, cuori spezzati e braccia rotte.
Note di approfondimento
Laureata in medicina e chirurgia si è da sempre occupata di disturbi del comportamento alimentare, prima quale esponente di un gruppo di ricerca universitario facente capo alla Clinica psichiatrica Universitaria P.Ottonello di Bologna e alla Div. di Endocrinologia dell'Osp. Maggiore -Pizzardi, a seguire ha fondato un'associazione medica (Assoc. Medica N.A.Di.R. www.mediconadir.it ) che ha voluto proseguire il lavoro di ricerca clinica inglobando i Dist. del comportamento alimentare nei Dist. di Relazione. Il lavoro di ricerca l'ha portata a proporre, sempre lavorando in equipe, un programma di prevenzione e cura attraverso un'azione di empowerment clinico spesso associato, in virtù dell'esperienza ventennale maturata in ambito multidisciplinare, a psicoterapia psicodinamica e ad interventi specialistici mirati.
Ha affrontato alcune missioni socio-sanitarie in Africa con MedicoN.A.Di.R., previo supporto tecnico acquisito c/o il Centro di Malattie Tropicali Don Calabria di Negrar (Vr). Tali missioni hanno contemplato anche la presenza di Pazienti in trattamento ed adeguatamente preparati dal punto di vista psico-fisico.
Il programma clinico svolto in associazione l'ha indotta ad ampliare la sfera cognitiva medica avvicinandola all'approccio informativo quale supporto indispensabile. Dirige la rivista Mediconadir dal 2004, è iscritta all'Elenco speciale dei Giornalisti dell'OdG dell'Emilia Romagna e collabora con Arcoiris Tv dal 2005 (videointerviste, testi a supporto di documenti informativi, introduzione di Pazienti in trattamento nel gruppo redazione che oggi fa capo all'Assoc. Cult. NADiRinforma, redazione di Bologna di Arcoiris Tv).