Se l’africano non parla il dialetto, 8 punti in meno e permesso di soggiorno più lontano
18-03-2010
di
Cleophas Adrien Dioma
Possiamo pensare di potere partecipare al dibattito politico? Noi extracomunitari? Possiamo pensare che come funziona questo paese sul piano politico, culturale e sociale, ci riguardi? Possiamo pensare che anche la nostra voce sia importante perché la nostra Italia possa andare bene? Possiamo pensare di poter ogni tanto alzare la mano e dire la nostra? Abbiamo il diritto di parlare? Abbiamo il diritto di pensare? Di pensare politico? È la domanda che ci facciamo ogni volta che ci incontriamo. Se noi immigrati abbiamo il diritto di fare politica in Italia.
Se abbiamo il diritto di fare gruppo. Di organizzarci. Di riflettere. Se abbiamo il diritto di pensare. Di pensare diverso. Diverso in funzione della nostra diversità. Della nostra storia. Di quello che siamo. Di ragionare non solo sulla nostra situazione d’immigrati, ma anche sulla politica del nostro paese d’accoglienza. In questo periodo pre-elettorale, dove tutti i partiti sono in campagna elettorale ci chiediamo in che modo possiamo partecipare. Come possiamo far passare la nostra voce. In che modo possiamo giocare sui programmi politici dei diversi partiti. Perché, alla fine, ci riguarda anche come viene gestita la politica. Ci riguarda come vengono gestite le problematiche legate all’immigrazione, al lavoro, al sociale, alla cultura. Perché se l’Italia va male, andiamo male anche noi. Non solo gli italiani.
A Parma hanno mandato i militari. Per la sicurezza. Per la sicurezza della gente di Parma. Il dibattito sulla sicurezza in Italia è purtroppo molto legato all’immigrazione (clandestina). Metto la parola clandestina tra parentesi perché qualche volta mi chiedo se è veramente quella fetta d’immigrazione a non andar bene o se dietro non c’è un disegno molto più complesso di lotta all’immigrazione in generale. Ci siamo chiesti se i militari di ronda nelle città italiane dove sono stati portati, sono qui per la sicurezza solo degli italiani o anche per noi? Anche per noi, gente normale, poveri immigrati? Della nostra sicurezza chi se ne occupa? Tempo fa mi sono divertito a leggere sui giornali locali, dopo l’aggressione di un poliziotto da parte di “marocchini” ubriachi: “Che vengano subito le forze armate per la nostra salvezza. Non ce la facciamo più a sopportare questi immigrati violenti”.
Ho pensato che i militari dovevano essere chiamati prima. A salvaguardarci dai vigili picchiatori dei nostri ragazzi africani (Bonsu, sempre a Parma). Ma in quel momento non sembrava una cosa drammatica. Era forse una cosa normale. Abbiamo sentito la proposta della Lega per i permessi a punti. Se ti beccano ubriaco, 6 punti in meno. Se pisci sui muri, 15 punti in meno. Se non sai dire “come stai” in dialetto, 8 punti in meno. Aiuto. Poi il non diritto alla cassa integrazione per i lavoratori stranieri. Poi cosa ancora? Meno diritti, solo doveri. Fra quanto ci chiederanno di dimenticare tutta la nostra storia e di diventare italiani a tutti gli effetti? Ma no, non italiani a tutti gli effetti, italiani di serie B. Cosa credono, di potere essere come noi?
Cleophas Adrien Dioma è nato a Ouagadougou (Burkina Faso) nel 1972. Vive a Parma. Poeta, fotografo, video documentarista è direttore artistico del Festival Ottobre Africano (www.ottobreafricano.org - cleobibisab@yahoo.com - info@ottobreafricano.org). Collabora con “Internazionale” e “Solidarietà Internazionale”.