Dai Silvio, monta anche tu sul trenino dell’amore (e dei piaceri proibiti)
05-07-2010
di
Ivano Sartori
Gli omo e le omo che hanno sfilato al gay pride di Roma sostengono di essere stati più di centomila. Dunque una forza d’urto simile per peso numerico a quella del popolo viola che ha manifestato il 1° luglio. Lasciamo ad altri il controllo dei numeri. Siano poco meno o poco più, i gay hanno dimostrato comunque di non essere numericamente inferiori agli avversari di Berlusconi. Fatte le debite proporzioni, in realtà sono un’enormità rispetto ai viola. Il che ci inquieta. Non tanto perché le due forze in campo più o meno si equivalgono, quanto perché quelli che dovrebbero essere schiacciante maggioranza nel Paese sono assimilabili a una colorita e irriverente minoranza. Che cosa volete che siano cento o duecentomila persone su 60 milioni di italiani? Con una differenza. Per i gay ci vuole ancora coraggio a dichiarasi tali, cioè fare outing, mentre dovrebbe essere molto meno problematico manifestare ostilità contro questo governo e, nella fattispecie, contro il premier.
Strano Paese, l’Italia: quando le trasgressioni, anche le più scabrose, fanno tendenza nessuno si tira indietro. Oggi non sei nessuno se non hai passato una serata con un trans a tirare coca. Ando’ vai se il viado non ce l’hai? Ma se il capo del governo rivela palesemente di non essere all’altezza della situazione, ad avere la testa altrove, chi osa dirlo, a parte i soliti petulanti addetti all’opposizione? Chi della società civile, intendo? Pochissimi. Quelli del popolo viola, i grillini e pochi altri. Si vede che dimostrare contro la legge bavaglio non è abbastanza trasgressivo, non è trendy. È solo difesa di quello scartafaccio polveroso chiamato Costituzione. Si vede che l’occupante di palazzo Chigi piace proprio per quel certo non so che di trasgressione che manifesta in ogni sua gag, in ogni occasione, anche la più paludata, e proprio per quei suoi comportamenti eccessivi, tipici delle minoranze che vogliono mettersi in mostra. Il che farebbe di lui il leader carismatico e acclamato nei cortei del trenino-dell’amore-fa-ciuff-ciuff pride, della ciulatina pride, della sveltina pride. Perciò ci attendiamo la sua discesa in piazza, anzi in campo, o sul marciapiede, da un momento all’altro. Debitamente conciato.
Forza presidente, rinasca e si ricicli come guru di quel che vuole purché sia una minoranza, ancorché becera, di rilevanza privata. Non le mancherebbero certo i numeri. Né i seguaci.
Ivano Sartori, giornalista, ha lavorato per anni alla Rusconi, Class Editori, Mondadori. Ha collaborato all’Unità, l’Europeo, Repubblica, il Secolo XIX. Ultimo incarico: redattore capo a Panorama Travel.