Se gli adulti maschi non sanno fare la loro parte è perché nella vita non l'hanno imparata e si lagnano nelle pagine dei giornali. Care donne, rispondete: è vero che desiderate un uomo che vi faccia rigare diritto?
Forse Fini (Massimo) non lo sa, ma le donne sono ancora “femminili”
24-06-2010
di
Annalisa Strada
In quanto donna, in grado di procreare e di gestire la crescita dei figli anche quando i mariti partono per la guerra, per far palanche in ufficio o per il più vicino bordello, sono naturalmente dotata di un forte istinto di conservazione, che solitamente include l’astensione dalla lettura degli articoli di Massimo Fini. Sarà la prossimità della menopausa, ma nei giorni scorsi ho avuto un tracollo e ho letto ben due pezzi di Fini (Massimo) su “Il fatto quotidiano”: uno era datato a ridosso dell’equinozio di primavera e uno a ridosso del solstizio d’estate.
L’intensa misoginia dei testi forse andrebbe messa in correlazione con le fasi astronomiche e si potrebbe considerare a questo punto che i movimenti planetari, oltre ad agire sull’insalata, interagiscono anche con le rape, ma sarebbero facili deduzioni e, in quanto femmina e serpentina, le cose facili le lascio ai maschi. Estimatrice degli arabeschi involuti, mi addentro nella logica di “dare” e “avere” del sesso afgano, per vedere se lì il falso in bilancio del manico è funzionale quanto in Italia la falsificazione dei bilanci aziendali (Tremonti mi saprà capire, bontà sua).
Massimo Fini sostiene che io, in quanto donna, nel fondo del mio cuore, desidero qualcuno che “mi faccia rigar dritto”. Trattengo le risa amare e pure la mano che corre all’arma bianca e salgo a ritroso nel suo pensiero: se il mio supposto desiderio fosse appagato, potrei stare a casa a tirar su figli e così il mio consorte potrebbe uscire da solo a lavorare, essere pagato il doppio, garantirsi un’identità sociale e sessuale che gli impedisse di rammollirsi diventando “finocchio”. Mi piacerebbe pensare a una provocazione, ma in un altro articolo dello stesso Fini leggo che “(le donne) Han perso, per qualche carrieruccia da segretaria, ogni femminilità, ogni dolcezza, ogni istinto materno nei confronti del marito o compagno che sia” e mi viene il dubbio che questo signore sia come chi cerca di spingere la porta che si apre tirando: non ha proprio capito la direzione.
Se una donna adulta e consapevole avesse voglia di fare da madre al proprio marito o compagno sarebbe totalmente inadeguata alla funzionalità naturale e sociale: si accudiscono maternamente i cuccioli, non gli adulti. Quelli fanno la loro parte. E se non la sanno fare perché nella vita non l’hanno imparata, allora diventano disfunzionali. E si lagnano sulle pagine dei giornali. Su Fini, lei non è ancora troppo vecchio per aprire gli occhi e, anche se il suo pensiero crescendo si è attorcigliato nella direzione sbagliata, potrebbe pacificarsi con se stesso e il resto del mondo (femminile soprattutto) se capisse dove inserirsi nel gioco. E passerebbe da essere un forbito disadattato a un apprezzato pensatore.
Annalisa Strada (1969) si occupa di servizi editoriali e di promozione della lettura. Autrice di libri per bambini e ragazzi. Pubblica con San Paolo, Piemme, Ape Junior, Paoline, Città Aperta e Gabrielli Editori.