Annalisa STRADA – La sinistra è sorda e io non ne posso più
20-11-2009Mi trovo a leggere Domani e mi sorprendo a essere stanca del PD. Senza eufemismi, non ne posso più. E non solo: sono stanca anche degli attacchi alla destra. La decisione d’istinto è stata: ok, smetto di leggere. Poi mi sono ravveduta e non solo perché non so stare zitta, ma proprio perché credo che tacere sia un atto di ordinaria codardia che dovrebbe essere annoverato nell’elenco aggiornato dei peccati mortali.
Di chi il PD abbia eletto come segretario quasi non m’importa, ma solo perché ho trovato una bestemmia il tempo buttato nell’incertezza tra i tre nominativi e nella menata sull’invito al voto.
Quando sento la sinistra parlare della destra, ho come l’impressione che stia parlando di un gioco di cui non capisce le regole. E la prima regola trascurata – a mio modestissimo avviso – è che la sinistra non dovrebbe stare a guardare cosa fa o non fa la destra ma dare risposte alle domande che arrivano dalla gente che vive nel mondo reale. Anzi, andrebbe bene anche se rimanesse a monte delle risposte, basterebbe capisse le domande.
Per esempio, la destra questo lo ha capito benissimo. Fini ha dato voce alle domande della maggioranza dei laici senzienti e dell’elettorato medio. Com’è che Fini l’ha capito e l’ha detto senza tante manfrine, mentre a sinistra non sono riusciti a formulare un’asserzione tanto chiara?
I malintenzionati possono dire che Fini è semplicemente (e, forse, finalmente) un vero politico: dice solo quello che la gente vuole sentirsi dire. Fosse anche vero, non potrei comunque far altro che ringraziarlo per aver dato voce ai miei pensieri.
La destra si fonde, si concentra, si associa. A sinistra le primarie sono riuscite ad aprire fronti interni nuovi, di cui non si sentiva la mancanza. Vogliamo dire che a sinistra è possibile il dissenso interno? O vogliamo sostenere che a sinistra ognuno pensa e quindi dice? Va bene: diciamo e sosteniamo, posso persino essere d’accordo. Obietto solo che mentre mala tempora currunt in cima alla mia lista delle priorità non sta il dibattito, ma l’urgenza di un’idea, di una voce chiara, di un disegno esplicito.
Sì, perché di idee e di voci chiare da sinistra ne ho sentite poche. Mi piacerebbe essere afflitta da una sordità selettiva, ma mi pare che così non sia. La destra è in sorpasso netto e gliene va reso atto.
Vogliamo qualche esempio? E sia.
Di Fini ho detto e passo allora a Tremonti che parla della stabilità del posto di lavoro. E tutti a dire che la sinistra lo diceva già prima. Davvero? La sinistra ha detto questo? O forse ha sostenuto un’anacronistica necessità di assunzione che orami resta lo scoglio cui si aggrappano gli unici sopravvissuti del tesseramento sindacale e cioè gli statali e i pensionati? Perché io non capisco la difesa del posto di lavoro sganciata dalla difesa del lavoro, ma forse sono (come mi è stato fatto notare) una che non ha nessuna esperienza politica. Per dirla tutta, non capisco nemmeno l’affezione della sinistra per l’autunno, specie se caldo: credo (solo per citare un caso) che ai precari della scuola che hanno perso il lavoro sarebbero state più utili una primavera rovente o un’estate gelida; e penso anche che ai cassintegrati sarebbe andata meglio una protesta quattro stagioni; senza escludere i miserandi della libera professione che sono abbandonati a se stessi qualche che sia la temperatura esterna (si sa mai che possano essere evasori fiscali… nel dubbio, meglio diffidarne).
Torno a Fini per il voto agli immigrati e la modalità di attribuzione della nazionalità. Non faccio il riassunto degli eventi: non è quello che preme, importa la dimostrazione che qualche parola sensata sull’argomento si può dichiarare. Si era già sentito? Ok, facciamo che è stato l’ultimo a ribadirlo, ma lo ha fatto.
Diciamo che chi vuol dire che la destra non ha meriti, dovrebbe almeno ammettere che le omissioni della sinistra sono di quelle che fanno sospirare.
Ci sarebbe poi da far suonare il tasto della voce “cultura”… Potrebbe mancarmene il coraggio. Facciamo così: diamo alla sinistra la palma della cultura. E chiudiamo un occhio sul fatto che gli italiani non leggono libri, non leggono i giornali, vanno poco al cinema, stanno dimenticando il teatro, la musica l’hanno persa per strada. Diciamo così: ‘sti capoccioni d’italiani hanno aspettato che arrivasse la tv commerciale per perdercisi dietro! Strano… con la straordinaria preparazione culturale accumulata negli anni precedenti, si sperava resistessero meglio ‘sti somari!
Per fortuna gli italiani testoni si stanno disaffezionando alla tv: fanno da sé, che se aspettassero un aiuto, morirebbero con il telecomando puntato sulle reti unificate.
Una presunta opposizione come l’attuale PD, non mi sembra si opponga, mi pare piuttosto che spinga: spinge verso il baratro in cui già stiamo anche se non vogliamo accorgercene.
E se poi questa presunta opposizione urla al regime, allora prenda il copione già andato in scena su questo stesso stivale e provi a ripassare la propria parte. Se sono così certi che un regime ci sia, le loro battute – questa volta – la recitino meglio.
Ok, se vi va impallinatemi: come sempre, sarò felice di scoprire che il mondo va meglio di come sembra a me.
Annalisa Strada (1969) si occupa di servizi editoriali e di promozione della lettura. Autrice di libri per bambini e ragazzi. Pubblica con San Paolo, Piemme, Ape Junior, Paoline, Città Aperta e Gabrielli Editori.