Primo marzo: noi immigrati restiamo a casa (e l’Italia prova a vivere senza di noi)
22-02-2010
di
Cleophas Adrien Dioma
Gli stranieri scioperano per un giorno e poi chissà. Tam, tam su internet: ragazzi, intellettuali, il paese normale è dalla loro parte. E i sindacati?
Oggi non hanno ucciso nessuno. Non hanno rubato. Non sono andati in giro a spaccare le macchine. Non hanno spacciato droga. Non hanno bevuto fuori. Non hanno pisciato sui muri. I vu cumprà non sono usciti a vendere cd falsi, borse taroccate. Fiori appassiti alle coppie innamorate. In Via Palermo, non ci sono questi negri che bevono, pisciano, parlando con questa voce così tanto alta. I negozi sono chiusi. I kebab. L’african market, i call center. Chiusi. La questura non ha visto nessuno venire per il rinnovo o il ritiro del permesso di soggiorno. In città non si vedono i negri. Non si vedono i marocchini. Non si vedono i rumeni. Marionila, la badante moldava, non è andata stamani ad occuparsi della vecchia Giorgia e sua figlia Carmela è disperata perché non sa cosa fare. Deve andare al lavoro. Che stupida, la Marionila, ha il telefono staccato. Paolo e Isabella sono arrivati in ritardo a scuola perché Aleen, la baby sitter filippina non è venuta. La cacca dei piccioni sulle scale. Non è passata la donna delle pulizie eritrea? Nessuno negli autobus verso Langhirano a lavorare nei prosciuttifici. Nessuna faccia di colore sugli autobus che corrono alle fabbriche di Milano, Torino, Genova, Nord Est: metalmeccanici spariti. I cantieri sono vuoti, i muratori albanesi non sono usciti di casa. Nessun straniero nei supermercati. Le piazze sono vuote. Non ci sono più i gruppi di moldavi nei parchi. Nessuna donna velata in giro. Nessun musulmano con la barba e il bubu nelle strade. Nessun odore di cibo etnico. La polizia oggi non ha trovato nessun clandestino. I giornali non sanno cosa scrivere. Nessuna notizia negativa sugli immigrati. Niente, non ci sono immigrati in giro. Anche Lampedusa si è fermata. Gli immigrati sui gommoni hanno deciso di aspettare in mare. A costo di morire. Silenzio. Nessuna voce straniera. Nessuna lingua straniera. Nelle scuole zero per cento di alunni stranieri. Il piccolo Abdou è rimasto a casa. Fatima sta aiutando la mamma nella cucina. La televisione fa vedere immagini del Burkina Faso. Basta con questi canali italiani. Un giorno senza gli immigrati. Un giorno normale. Senza gli immigrati. Senza tutta quella gente extracomunitaria che disturba. Che ruba. Che rompe. Che esiste. Lontano dai soliti discorsi d’integrazione, d’intercultura. Lontano dai soliti discorsi sulla sicurezza. Lontano da soliti convegni ed eventi attorno alla tematica immigrazione. Cosa fare? Come fare per arrivare ad una certa integrazione. Dobbiamo difendere la nostra cultura? Le nostre tradizioni? L’Italia è gia multietnica o no? È un paese razzista? Ma chi se ne frega.
(Ndr – le immondizie restano per strada, dai cantieri nessun rumore; case, ferrovie, strade, serre per le primizie: vuote. Se dopo il primo giorno ci sarà un secondo giorno, un terzo giorno e i giorni si allungano, i bianchi padroni, come tirano avanti?)
Cleophas Adrien Dioma è nato a Ouagadougou (Burkina Faso) nel 1972. Vive a Parma. Poeta, fotografo, video documentarista è direttore artistico del Festival Ottobre Africano (www.ottobreafricano.org - cleobibisab@yahoo.com - info@ottobreafricano.org). Collabora con “Internazionale” e “Solidarietà Internazionale”.