L’angoscia di chi è scappato per cercare una vita civile. Dopo anni riabbraccia la famiglia e gli amici dell’infanzia perduta: scopre che il filo della nostalgia ha deformato i ricordi. Non appartiene ormai alla terra dalla quale è partito. E nella casa italiana capisce di mentire a se stesso e raccontare bugie alle persone della vecchia e nuova terra
Tornare nella mia Africa e tornare in Italia: due volte sconfitto
28-02-2011
di
Cleophas Adrien Dioma
I ritorni sono sempre difficili, sempre. Torni con tante domande, molti dubbi. Lasci a casa tutti gli affetti. La mamma, il papà, i fratelli, i nipotini che crescono, gli amici che vivono la loro vita. Guardi la tua terra quasi come uno straniero. Vedi le cose come dall’alto e cerchi di capire. Il tuo legame con questa realtà è molto forte. E’ dove sei nato, dove hai passato una grande parte della vita, dove pensavi un giorni di vivere, fare famiglia, crescere i figli. Poi sei partito. E’ sempre una sconfitta. Partire è una sconfitta, perché non sei riuscito ad essere quello che volevi essere. Non hai trovato la sistemazione lavorativa giusta. La guerra, la situazione economica, la sfortuna non ti hanno aiutato a trovare la possibilità di realizzare i tuoi sogni. E’ difficile per me pensare ad una persona che nasce pensando di partire. La partenza è quasi sempre una necessità o forse un obbligo. Coloro che emigrano hanno qualche volta poche scelte, o credono di avere poche scelte. Si parte anche con il sogno di ritornare. E’ con loro, quelli della tua terra, gli amici, la famiglia che ti paragoni. Ogni volta che torni, ti chiedi cosa è diventato il tuo amico Thierry, la vicina Anna. Si sono sposati? Hanno figli? Cosa fanno? Hanno comprato casa? La macchina? E’ qualche volta più importante questo, che la tua realtà d’immigrato, che la macchina che hai comprato li in Italia, il lavoro che fai. Ho degli amici che girano qui nella mia città con la bicicletta e a casa hanno la Mercedes e si sono fatti delle mega ville. Vivi momenti di sacrifici qualche volta solo per fare vedere a loro che qui stai bene. Una sorta di riscatto personale alla vita. L’idea di tornare mai sconfitto. La voglia di nascondere i drammi della tua vita d’immigrato. Le realtà difficili che vivi o che hai vissuto, e quando racconti è qualche volta per fare vedere che sei stato forte. Che hai lottato. Ti metti sempre dalla parte dell’eroe. Poi finisce. Il tempo passa e devi tornare. In Italia.Nella tua casa piccola con i tuoi fantasmi. Allora iniziano le domande, ti ritrovi con te stesso, rivedi la tua vita e ti rendi conto che molte cose sono virtuali. Che il tuo rapporto con la gente là è molto basato su fatti che hai voluto raccontare tu. Qualche volta un po’ falsate. Che la tua realtà italiana e i tuoi rapporti con la gente sono allo stesso tempo un po’ falsati. Non si riesce mai a raccontare tutto, e qualche volta quando non si hanno risposte o non si possono dare risposte, si mente. L’immigrato è molte volte bugiardo, con le persone della sua terra, con le persone della sua nuova terra e con se stesso.
Cleophas Adrien Dioma è nato a Ouagadougou (Burkina Faso) nel 1972. Vive a Parma. Poeta, fotografo, video documentarista è direttore artistico del Festival Ottobre Africano (www.ottobreafricano.org - cleobibisab@yahoo.com - info@ottobreafricano.org). Collabora con “Internazionale” e “Solidarietà Internazionale”.